Ultimo aggiornamento 24.04.2025 - 9:33
Mariangela Parenti

Mariangela Parenti

Presentare e condividere le esperienze maturate nel corso del progetto Territori Generativi: è con questo obiettivo che IFEL organizza l’evento “I territori generativi. Esperienze di ricomposizione” previsto per il prossimo 3 aprile a Milano presso la sede di ANCI Lombardia.

Realizzato da IFEL con il supporto scientifico del Centro di Ricerca ARC dell’Università Cattolica, il supporto operativo di ON! e con il co-finanziamento della Fondazione Cariplo, il progetto Territori Generativi ha puntato a rafforzare gli attori coinvolti, nel loro ruolo di coordinamento per la definizione di una strategia di ‘area vasta’ attraverso i Piani di Zona; per la progettazione e la creazione di Case di Comunità e Punti Unici di Accesso; per la creazione del budget di salute; per dare concretezza ad azioni di amministrazione condivisa. Operativamente, si è sperimentato un metodo orientato a superare la frammentazione e la debolezza della capacità di coordinamento e integrazione tra gli attori ai quali è affidata l’efficacia del welfare locale, affrontando anche la questione della frammentazione delle risorse che arrivano sui territori.

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Il contesto

Secondo la visione che emerge dagli studi e dalle esperienze sul campo realizzate da IFEL, in collaborazione con il Centro di Ricerca dell’Università Cattolica ARC, per il benessere delle popolazioni e dei territori serve un nuovo welfare che sia generativo ovvero che:

      • riesca a superare i vincoli dati dai silos organizzativi e da quelli prodotti dalla frammentazione e dalla verticalità delle risorse economiche trasferite ai territori;
      • autorizzi ed abiliti gli attori del territorio (ETS, altre istituzioni, imprese, cittadini, sistemi della ricerca, ecc.) a pensare, progettare ed agire secondo logiche nuove di alleanze per il valore condiviso;
      • si concretizzi grazie ad una regia pubblica forte, che traduca gli effetti di queste nuove alleanze in politiche pubbliche inclusive, capacitanti, orientate alla sostenibilità.

Per consentire al welfare di essere generativo servono due precondizioni rilevanti: creare, nei Comuni e nel loro ecosistema relazionale, alcune condizioni giuridiche, amministrative, organizzative e progettuali e abilitare le comunità ad agire le interazioni necessarie per il cambio di paradigma immaginato.

Il Progetto Territori Generativi

Il progetto negli anni ha lavorato proprio per realizzare nei Comuni coinvolti tali precondizioni. Operativamente, si è sperimentato un metodo orientato a superare la frammentazione e la debolezza della capacità di coordinamento e integrazione tra gli attori ai quali è affidata l’efficacia del welfare locale, affrontando anche la questione della frammentazione delle risorse che arrivano sui territori.

L’evento “I territori generativi. Esperienze di ricomposizione” si propone di presentare e condividere le esperienze realizzate sul campo: presentare il metodo di lavoro che ha reso possibile la ricomposizione, il coordinamento e l’integrazione dei diversi attori (con le loro responsabilità e i loro interessi), parte del welfare locale e riflettere, insieme, sulle modalità di ricomposizione della spesa (pubblica e privata) per un welfare locale più efficace.

Come partecipare

L’evento Territori Generativi si terrà il 3 aprile dalle ore 9:30 alle ore 13:00 presso la sede di ANCI Lombardia in Via Rovello 2 a Milano. Per partecipare in presenza è necessario iscriversi compilando questo form. L’evento sarà trasmesso anche in diretta streaming sul canale YouTube della Fondazione.


GUARDA IL VIDEO

Di seguito riportiamo un estratto del Corriere della Sera di oggi con l’indagine condotta da Milena Gabanelli e Andrea Priante in Dataroom sulle imposte comunali e quanto incidono nelle spese delle famiglie. “Dataroom i conti li ha fatti con l’Istituto per la Finanza e l’Economia Locale (IFEL) che ha analizzato i dati 2015-2024 del 93% dei Comuni italiani: escluse solo le tre regioni autonome del Nord – Trentino Alto Adige, Friuli e Valle d’Aosta - perché hanno un sistema di finanziamento difficilmente paragonabile con il resto d’Italia. Salta fuori che tra imposte locali, tariffe e servizi comunali, rispetto a dieci anni fa le famiglie italiane pagano 4 miliardi di euro in più”…

…”Andrea Ferri, responsabile finanza locale dell’IFEL fa il punto: "Negli ultimi 15 anni i trasferimenti da parte dello Stato sono stati progressivamente trasformati in nuove imposte o in addizionali, e poi abbattuti con le manovre intervenute tra il 2010 e il 2015. Da allora in poi si tratta di trasferimenti quasi sempre vincolati a specifici servizi e voci di spesa, e quindi i sindaci non sono liberi di utilizzarli per fronteggiare l’aumento dei costi ordinari necessari a far funzionare le città. E questo costringe i Comuni a ulteriori aumenti di tasse e tariffe locali". È vero che ai Comuni sono arrivati sostegni importanti, come i 300 milioni destinati a finanziare l’affido (ai sindaci) dei minori da parte dei Tribunali (un dramma sociale peraltro sempre più in crescita), ma le ultime due manovre prevedono da qui al 2029 tagli per 740 milioni e accantonamenti per 1,3 miliardi. Alla fine dunque sono i sindaci a dover tappare i buchi. Le parole del presidente dell’Associazione dei Comuni Gaetano Manfredi sono molto chiare: "Non possiamo più intervenire sulle addizionali perché sono già spinte al massimo, pertanto il rischio è quello di peggiorare la qualità dei servizi, o di essere costretti a tagliarli”.

Guarda il video di Milena Gabanelli con il Dataroom qui.
Ascolta l’intervista di Radio Rai al Presidente di Alessandro Canelli. 
Guarda il servizio del TGLa7 (minuto -8:40)

Leggi l’articolo del Corriere in allegato. 

Il Presidente interviene a margine dei lavori a Firenze sul futuro delle politiche di coesione dell’UE. “Nel suo lavoro di studio dei fenomeni finanziari comunali, formazione e assistenza alle istituzioni territoriali, l’Unione europea ha dedicato un peso crescente alla dimensione europea per il rilievo crescente che le politiche comuni hanno via via mostrato di avere verso le autonomie locali. Gli investimenti comunali sono oggi ad un livello record: rispetto alla spesa del 2017 quella del 2024 è più che raddoppiata. E quasi l’ 80% della spesa in conto capitale è ormai legata a politiche comunitaria: tra politiche di coesione, PNRR e finanziamenti diretti”. Così Alessandro Canelli, Presidente di IFEL e sindaco di Novara a margine dei lavori della giornata di studio “Politica di coesione e riforma del bilancio UE post 2027” odierna a Firenze, giornata organizzata dalla Fondazione in collaborazione con Anci Toscana.

“I Comuni sono, dopo le imprese i primi destinatari delle risorse FESR (nel ciclo 2024-20 hanno utilizzato il 16,8%) - spiega il delegato Anci alla finanza locale - stanno avendo un ruolo importante nell’attuazione del PNRR non solo per il peso quantitativo (i Comuni con il 15% sono il terzi destinatari i privati  e i ministeri) ma anche per la capacità di realizzazione: a dicembre scorso avevano aggiudicato il 74% delle risorse. Dentro questi numeri ci sono aree urbane rigenerate; infrastrutture le mobilità rinnovate, consumo energetico ridotto, sistemi di riciclo dei rifiuti ed altri interventi che stanno trasformando non solo le città ma anche i centri minori e le aree interne. L’Unione era già in movimento per la riforma delle sue politiche e degli strumenti di Bilancio come il Quadro Finanziario Pluriennale, il finanziamento della sicurezza e della sua competitività attraverso la ricerca scientifica o penso all’allargamento e alla maggiore flessibilità per le spese impreviste. Il tutto per raggiungere gli obiettivi strategici come competitività, autonomia energetica, ulteriore integrazione dei mercati, sicurezza, allargamento, ulteriore competitività, sovranità energetica”.

“Dal punto di vista delle istituzioni territoriali – prosegue Canelli - una svolta di questo tipo rischia certamente di ridurre lo spazio per politiche rivolte allo sviluppo urbano sostenibile, alla coesione territoriale e all’inclusione sociale. Abbiamo dunque del lavoro da fare, di analisi e di proposta consapevoli che non basta mettere in campo una linea di difesa delle politiche attuali. L’Unione ha nel tempo allargato i propri confini senza invadere nessuno. Attendono l’ingresso nell’Unione altri Paesi: Albania, Bosnia-Erzegovina, Georgia, Macedonia del Nord, Moldova, Montenegro, Serbia, Turchia e Ucraina. L’allargamento dell’Unione è un fenomeno che ha creato tanti problemi interni ma anche un successo politico pacifico senza precedenti storici perché è un modello di vita, economico e sociale, basato sulla prosperità ma non solo. L’UE rappresenta il 6% della popolazione meno del 20% del pil mondiale ma spende più del 40% della spesa per welfare del mondo. E’ un modello di benessere basato sul valore che viene dato alle persone, a tutte le persone indipendentemente dalla loro condizione economica, dal luogo dove vivono, dallo stato di salute. Il modello economico e sociale europeo è certo reso possibile dal livello elevato del reddito ma non solo anche dalla sua distribuzione e da istituzioni che proteggono dai rischi della vita, la disoccupazione, la malattia, la vecchiaia”.

“Nella nuova competizione globale - chiude il sindaco -  sarà importante puntare ad obiettivi strategici anche l’autonomia energetica (per un paese senza risorse fossili), la sostenibilità ambientale e l’economia circolare per Paesi trasformatori ma privi di materi prime. Ed è strategico anche l’obiettivo della coesione e l’inclusione attraverso lo sviluppo urbano e territoriale”.


Leggi qui il paper dei lavori.


In occasione della giornata di studio IFEL a Firenze, la Fondazione ha realizzato un Working Paper che fornisce una sintesi del dibattito in corso sulle prospettive finanziarie dell’Unione europea nel periodo post 2027, concentrandosi partitamente sul tema della riforma della politica di coesione territoriale, co-finanziata dal bilancio dell’UE.

Il documento è il frutto di un lavoro di analisi e ricerca che la IFEL mette a disposizione di policy makers, sindaci, amministratori locali, esperti al fine di fornire una base empirica di informazioni e conoscenze capace di motivare decisioni che, ai diversi livelli di competenza, dovranno essere adottate sui temi trattati.

In particolare, nel testo si fa riferimento a valutazioni, indicazioni e proposte contenute in alcuni rapporti e relazioni predisposte da esperti incaricati dalle istituzioni europee (Alta Commissione Rodriguez-Pose, Rapporto Draghi, Rapporto Letta, Relazione Niinistö) nonché alle posizioni fino ad oggi espresse in documenti formali dal Comitato delle Regioni, dalla Commissione e dal Parlamento UE.

Il lavoro è altresì finalizzato a stimolare un’ampia discussione fra gli operatori della coesione (autorità di programmazione e gestione, organismi intermedi, soggetti attuatori e\o beneficiari), anche allo scopo di contribuire allo sviluppo di conoscenze utili ai fini della preparazione di programmi e piani del prossimo ciclo di politica di coesione.

Il Working Paper si limita a passare in rassegna le questioni affrontate e, allo stato, non costituisce nessuna posizione ufficiale, neanche dell’istituzione che lo genera. La Fondazione IFEL, infatti, se e come riterrà, provvederà ad esprimersi as usual attraverso la manifestazione di pensiero dei suoi organi istituzionali.


Aggiornamento aprile 2025Il Working paper è stato aggiornato con la proposta di modifica ai regolamenti (UE) 2021/1056 (Just Transition fund ) e (UE) 2021/1058 (FESR) finalizzata a ridisegnare i contorni della prevista revisione intermedia della politica di coesione (MTR). L'obiettivo della proposta è quello di introdurre margini ulteriori di flessibilità nell’attuazione, nonché di offrire agli Stati Membri e alle regioni la possibilità di riorientare le risorse del periodo 2021-2027 e rafforzare gli investimenti nella capacità di coniugare competitività e difesa, di accrescere l’autonomia e la resilienza strategica dell’UE e di promuovere nuove priorità, alcune di grande interesse per i Comuni.

 

9.300 progetti in essere, oltre 10 miliardi di euro di finanziamento, e nell’insieme quasi il 37% degli interventi di quelli in realizzazione è stato già chiuso. Nel settimo numero del PNRR delle cose, rubrica in collaborazione con il Sole24ore, vengono analizzati i progetti finanziati su case di case di comunità, poli ospedalieri e progetti di ricerca e formazione.

Gli interventi strutturali su case di comunità riguardano 903 progetti finanziati (quasi il 10% dell’insieme per oltre 1,5 miliardi di euro), 6.431 poli ospedalieri (70% dei progetti per un importo pari a oltre 8 miliardi di euro) e 1.966 progetti di ricerca e formazione (pari al 21% dei progetti per oltre 500 mila euro di finanziato).

Per quanto concerne lo stato di avanzamento dei progetti in essere di cui si hanno informazioni complete, risultano chiusi 3.410, pari a quasi il 37% degli interventi complessivi e oltre il 17% dell’intero finanziamento.

la maggior parte dei progetti è situata in Lombardia (14,4%), Campania (13,3%), Lazio (10,6%) e Sicilia (8,9%) che complessivamente rappresentano il 47,2% del totale dei progetti. Si precisa che dei 9.300 CUP considerati, 123 progetti erano taggati come “Ambito Nazionale” e quindi non considerati nell’indagine. In termini di distribuzione dei finanziamenti totali si ripropone uno squilibrio tra le Regioni. Le Regioni con i finanziamenti maggiori sono: Lombardia (13,6%), Campania (12,4%) e Lazio (12,0%) che rappresentano il 38,1% del totale dei finanziamenti.

È interessante notare come il 47,65% dei progetti provenga dalle Aree Interne, ossia dal gruppo D – Intermedio, E – Periferico ed F – Ultraperiferico. In termini di finanziamento totale, questo gruppo di progetto cuba il 50,12% dei finanziamenti totali.

Infine, tra le città con il maggior importo finanziato troviamo Roma con 762 progetti (pari al 10% dei finanziamenti totali), Napoli con 709 progetti (pari a quasi il 7% dell’importo) e Milano con 555 progetti (quasi il 6% dei finanziamenti).

Tutti i numeri del "PNRR delle cose" li trovi qui.

Leggi il nuovo episodio di marzo 2025 in allegato.

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