I Comuni con le casse vuote hanno fatto il «pieno» di domande di fondi liquidi alla Cassa depositi e prestiti per poter pagare gli arretrati alle imprese: oltre 1.500 richieste per un importo totale di circa 6 miliardi. Troppi, visto che il limite fissato dalla legge è di 4 miliardi, due per quest'anno e altri due per il 2014. Dunque, si andrà a riparto. I Comuni avranno meno di quanto richiesto, e molte imprese creditrici della Pubblica amministrazione non saranno rimborsate.
Le richieste degli enti locali di deroga al Patto per sbloccare i pagamenti dei debiti pregressi ammontano a circa 5,2 miliardi di euro. Di questi, 4 miliardi riguardano i comuni e i restanti 1,2 miliardi le province. Il dato è stato comunicato ieri, all'indomani della scadenza del termine ultimo per l'invio dei dati alla Ragioneria generale dello stato, dopo la proroga concessa nei giorni scorsi rispetto alla dead line del 30 aprile fissata dal dl 35. Ora scatta il conto alla rovescia per la Conferenza stato-città e autonomie locali, che entro il 10 maggio potrà definire propri criteri di riparto. In mancanza, provvederà direttamente il Mef, adottando un criterio di tipo proporzionale secondo le priorità già individuate (prima i debiti non estinti all'8 aprile e, fra questi, priorità a quelli relativi a lavori pubblici). Intanto, continuano le polemiche sulle mancate iscrizioni alla piattaforma telematica del Mef per la certificazione. Dopo Rete Imprese Italia (si veda ItaliaOggi del 1° maggio), ieri è stata la Cgia di Mestre a sollevare il problema. In base agli ultimi dati disponibili (ma molti enti hanno affermato ieri di essersi messi in regola) all'appello mancano ancora, oltre a molti piccoli comuni, anche sei regioni e diversi capoluoghi di provincia.
Comuni e Province mordono il freno sulla conversione del dl taglia debiti, ora all'attenzione delle otto commissioni parlamentari interessate, dove si starebbe anche valutando l'ipotesi di riaprire i termini per la presentazione degli emendamenti. Intanto gli enti locali ormai da giorni hanno acceso i fari su due aspetti decisivi per l'efficacia del provvedimento: l'esiguità della dotazione di 5 miliardi per il 2013 - tenendo conto che soltanto le Province hanno chiesto copertura per 1,2 miliardi - e all'allungamento dei tempi per la conversione del decreto, il cui arrivo in aula è stato posticipato a martedì 14 maggio.
In allegato l'articolo della Rivista Guida al Diritto - Dl 35/13
«Non possiamo che esprimere soddisfazione per la rielezione del presidente Napolitano e per la formazione del governo Letta che mettono fine a un lungo periodo di incertezza. Ma non c'è più tempo da perdere e già nei primi cento giorni vanno approvate misure per far ripartire la crescita e rimettere in moto l'edilizia, che da noi è stato il settore più penalizzato mentre altrove ha avuto una funzione anticiclica». Paolo Buzzetti, presidente dell'Ance, l'associazione dei costruttori, chiede per l'edilizia «un posto centrale» nella prima manovra per la crescita del governo, convinto che dal settore possa venire il detonatore per far ripartire subito la macchina.