Fra le regioni, risultano ancora inadempienti Abruzzo, Basilicata, Campania, Lazio, Lombardia e Marche, cui si aggiunge anche la Provincia autonoma di Bolzano. In pratica, quindi, un governatore su tre deve ancora accreditarsi alla procedura. Non va molto meglio fra i capoluoghi di provincia, dove i renitenti sono 30, ovvero circa uno su quattro. Fra questi, anche alcuni grossi calibri, come i comuni di Torino, Bologna, Bari e Trieste. La stessa Cgia ricorda che il processo di accreditamento si completa solo dopo qualche giorno dall'immissione dei dati. Quindi, non è da escludere che le caselle mancanti si riempiano nelle prossime ore. Del resto, lo stesso Mef ha ammesso, almeno in parte, il proprio concorso di colpa, evidenziando come l'elevato numero delle richieste abbia un po' rallentato i tempi di risposta. Tuttavia, se così non fosse, si porrebbe un serio problema, dato che l'iscrizione rappresenta un'operazione necessaria per avviare l'iter procedurale per il pagamento dei fornitori. Il dl 35/2013, infatti, prevede che tutti i debiti che non saranno estinti grazie alle prime misure da esso previste debbano essere comunicati al Mef mediante la piattaforma a partire dal 1° giugno ed entro il 15 settembre e che tale comunicazione, per il creditore, valga a tutti gli effetti come certificazione del rispettivo credito. Certo, in teoria potrebbe darsi il caso di enti che non si registrano per mancanza di passività. Ma scorrendo l'elenco dei non iscritti è facile accertarsi che non è così. Oltre ad una regione cronicamente indebitata come la Campania, infatti, troviamo, Alessandria, finito in dissesto proprio a causa del peso della sua massa debitoria.