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Nessuno paga le imprese: i Comuni cercano sei miliardi - Il Giornale del 9 maggio

  • 09 Mag, 2013
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I Comuni con le casse vuote hanno fatto il «pieno» di domande di fondi liquidi alla Cassa depositi e prestiti per poter pagare gli arretrati alle imprese: oltre 1.500 richieste per un importo totale di circa 6 miliardi. Troppi, visto che il limite fissato dalla legge è di 4 miliardi, due per quest'anno e altri due per il 2014. Dunque, si andrà a riparto. I Comuni avranno meno di quanto richiesto, e molte imprese creditrici della Pubblica amministrazione non saranno rimborsate.

Andranno a riparto anche le 15 domande presentate dalle Province, per 110 milioni di euro, e le 25 presentate da altri enti locali per circa 53 milioni. Le anticipazioni saranno concesse entro il 15 maggio e le erogazioni saranno effettuate una volta perfezionati i contratti con le amministrazioni. Il gran numero di richieste di anticipazioni di denaro dalla Cdp conferma la criticità della situazione. Da una parte, migliaia di imprese alla ricerca del denaro dovuto dalle amministrazioni; dall'altra Enti locali in crisi, che hanno difficoltà a pagare. Complessivamente, il decreto varato in aprile dal governo Monti, che ieri ha ricevuto il parere favorevole di alcune commissioni della Camera, stanzia sulla carta 40 miliardi in due anni per restituire parte dei circa 100 miliardi che le imprese creditrici reclamano. Il provvedimento continua a suscitare perplessità per quanto riguarda i tempi e le difficoltà burocratiche. E, del resto, le critiche non riguardano solo il decreto rimborsi. Nella relazione sulla copertura delle leggi di spesa nell'ultimo quadrimestre del 2012, la Corte dei Conti boccia sia la legge di stabilità che il decreto sviluppo, varati dal governo Monti. La legge di stabilità «non realizza la manovra» e «non ha respiro pluriennale». Più gravi ancora i rilievi sul decreto sviluppo, che risulta «un provvedimento disorganico», mentre le norme di carattere fiscale sono «prive di clauseole di salvaguardia per fronteggiare il minor gettito rispetto alle attese».

Il governo conta molto (forse troppo) sulla «spinta» che il rimborso dei debiti alle imprese potrebbe portare alla crescita dell'economia. Ma nell'attesa deve concentrarsi su altre urgenze altre: l'Imu, il finanziamento della cassa integrazione in deroga, ed a seguire la questione esodati, il finanziamento delle missioni di pace all'estero, l'eliminazione dell'aumento Iva fissato per il 1 luglio. Il decreto che cancella la rata di giugno dell'Imu prima casa dovrebbe vedere la luce la prossima settimana, dopo il rientro di Fabrizio Saccomanni dalle riunioni Eurogruppo ed Ecofin. Il ministro dell'Economia ne ha parlato ieri con il presidente Napolitano, al Quirinale. L'Europa vuole sapere quali sono i programmi di risanamento e di crescita dell'Italia, e Saccomanni li illustrerà lunedì ai ministri delle Finanze dell'Eurozona riuniti a Bruxelles. In particolare, l'Eurogruppo vuole sapere come il governo italiano intende finanziare il taglio dell'Imu e il mancato aumento dell'Iva. Per l'Imu si ricorrerà ad anticipazioni di cassa ai Comuni, che in giugno avranno meno entrate per 2 miliardi di euro. L'Anci ha già chiesto un incontro urgente col governo. Per l'Iva, come conferma il sottosegretario all'Economia Alberto Giorgetti (Pdl), la questione è più complessa. Così come è complessa, aggiunge, la restituzione dell'Imu 2012: «Ne discuteremo in estate», dice. Invece dell'Imu di giugno si parlerà al conclave di governo convocato per il weekend dal premier Enrico Letta. Il Comune di Roma ha intanto deciso di togliere l'Imu alle famiglie con reddito complessivo sotto i 15 mila euro: l'esenzione riguarda 376 mila nuclei familiari a basso reddito. «Ora - dice il sindaco Gianni Alemanno - vogliamo che tutte le famiglie italiane siano liberate da questa tassa».

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