Ultimo aggiornamento 28.04.2025 - 14:51
G, 22 Febbraio 2018 06:01

Istat, prezzi al consumo

L’Istat ha presentato i dati dei prezzi al consumo relativi al mese di gennaio 2018. L’indice dei prezzi al consumo per la collettività (NIC), su base annua, è aumentato dello 0,9%, mentre su base mensile l’aumento è stato meno contenuto attorno allo 0,3%. Aumentano lievemente, su base annua, anche il prezzo dei beni (+1,3%). A gennaio è in leggera ascesa l’inflazione. L’IPCA, l’indice armonizzato dei prezzi al consumo, diminuisce dell’1,5% a gennaio e del 1,2% su base annua. In allegato il documento completo Istat

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L’Ufficio Studi di Confcommercio ha presentato uno studio che vede l’analisi delle strutture commerciali e turistiche nelle città italiane. L’arco temporale analizzato è quello che va dal 2008 ad oggi prendendo a campione 120 città medio grandi.
I numeri evidenziati da Confcommercio sono decisamente negativi con una perdita di esercizi commerciali che è del 10,9% rispetto al 2008. Un possibile rischio di desertificazione commerciale, quindi, se non si troveranno le condizioni per invertire la rotta.
I negozi sono calati di quasi 63mila unità (-10,9%) a fronte di un aumento di quasi 40mila unità (+13,1%) di alberghi, bar e ristoranti e di una crescita del 77,6% del commercio on-line e del porta a porta. I negozi vecchio stampo, le classiche botteghe a conduzione famigliare, sono praticamente in via d’estinzione; stiamo parlando di esercizi alimentari e di abbigliamento, mentre sono in crescita le farmacie e le attività legate alle tecnologie. Da notare la decisa crescita dell’attività commerciale ambulante, in particolare questo fenomeno è decisamente più evidente al sud. A Palermo, per esempio, è aumentato del 259%. La drastica diminuzione dei negozi nei centri storici non è solamente legata alla crisi economica, ma sopratutto alle alte tariffe dei canoni di locazione che inducono i commercianti ad avviarsi verso le periferie. Dallo studio di Confcommercio si evidenzia, inoltre, che, negli ultimi cinque anni, sono aumentate le imprese di matrice straniera (+26,2%). 
In allegato il documento Confcommercio

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Povertà in Europa, è ciò che rischiano quasi la metà dei disoccupati europei secondo le stime di Eurostat. Esattamente ci si riferisce al 48,7% dei disoccupati, in età compresa tra i 16 e i 64 anni, registrati nel 2016.
Un incremento continuo che ha visto salire questa quota di circa 7 punti di percentuale negli ultimi dieci anni. Infatti, si è passati dal 41,5% del 2016 al 48,7% del 2016, appena menzionato. Le persone a rischio povertà sono coloro che vivono in un contesto familiare con una capacità reddituale sotto la soglia di povertà. Andando a rilevare il dato per singola nazione, si evidenzia che il paese con la più alta percentuale di persone a rischio povertà è la “ricca” Germania con il 70,8%. A seguire, a distanza, vi è la Lituania con il 60,5%. E, ancora, Lettonia (55,8%), Bulgaria (54,9%), Estonia (54,8%), Repubblica Ceca (52,3%), Romania (51,4%) e Svezia (50,3%). Tra i paesi con la più bassa percentuale, invece, vi sono Cipro e ia Finlandia, entrambi al 38,4%, ed in terza piazza la Danimarca (38,6%).

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