Ultimo aggiornamento 28.04.2025 - 14:51

La Ragioneria Generale dello Stato ha pubblicato i dati relativi alla spesa delle Amministrazioni centrali dello Stato. I dati divulgati dalla RGS sono aggiornati alla Legge di Bilancio 2018-2020, che non ha subito cambiamenti rilevanti rispetto all’esercizio 2017. Altresì risultano esserci cambiamenti rispetto all'esercizio 2016 in virtù della revisione delle missioni e dei programmi con il completamento della riforma del bilancio dello Stato.Tra i tanti dati provenienti dalla RGS emerge, in sintesi, che vi sono sempre meno lavoratori stabili nella Pa, che è crescente l’età media (tra il 2006 e il 2016 l'età media è cresciuta di quasi quattro anni arrivando a superare per la prima volta i 50 anni) e che vi è un aumento della spesa complessiva. Nel 2016 il comparto dei dipendenti pubblici è costato circa 160 mld di euro. Infine, nel raffronto con le altre amministrazioni pubbliche europee emerge che il rapporto tra la spesa per redditi da lavoro dipendente delle amministrazioni pubbliche e la popolazione residente, quella italiana risulta essere più bassa rispetto a quella tedesca, francese ed inglese.

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M, 06 Febbraio 2018 14:09

In calo il commercio al dettaglio Ue

Eurostat ha registrato una diminuzione dei volumi del commercio al dettaglio in area Ue. Infatti, a dicembre 2017, rispetto a novembre 2017, vi è stato un calo dell’1,1% per i paesi dell’area euro e dell’1,0% per quelli dell’area euro allargata a 28.
Altresì se il dato di dicembre 2017 lo si compara con quello di dicembre 2016 vi è un aumento dell’1,9% nei paesi dell’area euro e del 2,4% per la Ue a 28 paesi. La comparazione tra il 2017 e il 2016 vede confermare questi dati positivi con un aumento, significativo, del 2,6% in tutta l’area Ue.

Nel dettaglio dei paesi membri la maggiore decrescita, nella comparazione tra dicembre 2017 e dicembre 2016, la si raggiunga in Lussemburgo (-6,2%), in Irlanda (-2,7%) ed in Slovenia (-2,3%). Le migliori performance si evidenziano a Malta (+3,1%), in Estonia (+1,8%) ed in Romania (+1,3%).
Infine, nella comparazione tra l’annualità 2017 e quella 2016 il maggior incremento lo si ha a Malta (+12,4%), in Romania (+10,1%) ed in Polonia (+9,2%), mentre tra i paesi in segno negativo vi sono il Lussemburgo (-20,7%) e il Belgio (2,5%). In allegato il documento completo elaborato da Eurostat.

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M, 07 Febbraio 2018 13:21

Gli occupati in Europa

Nell’ultimo semestre 2017, secondo Eurostat, sono 3,3 milioni le persone che hanno trovato lavoro nella Comunità Europea. Questa quota corrisponde a circa un quinto di tutti i disoccupati europei.
In questo arco temporale rimangono, in ogni caso, circa 10 milioni di disoccupati e più di tre milioni sono le persone economicamente inattive. Agli inizi di questo semestre del 2017 sono più di due milioni le persone che avevano un lavoro  e che si sono ritrovati alla fine dello stesso periodo disoccupati, mentre quattro milioni sono diventati inattivi economicamente. Tra coloro che inizialmente erano inattivi sono diventati occupati, alla fine del 2017, quattro milioni e quasi altrettanti sono divenuti disoccupati.

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Nel 2016, secondi i rilevamenti di Eurostat, il 41,2% delle persone vive nelle città, il 30.6% nei piccoli centri, e il restante 28,2% nelle aree rurali.
Quasi un cittadino su quattro (esattamente il 23,6%) è a rischio povertà o ad esclusione sociale. Questo percentuale è comunque più bassa rispetto alla popolazione che vive nelle aree rurali dove questo dinamiche sono decisamente maggiori; infatti la percentuale di povertà e di esclusione sociale è pari al 25,6%.
Nella fascia mediana, quella che comprende i piccoli centri a ridosso delle grandi metropoli, la quota è attorno al 22% (21,6).

In ogni caso il dato significativo è che la quota delle persone a rischio povertà nelle città è decisamente aumentata nel corso degli anni, passando dal 22,7% del 2016 al 23,6% del 2017. Nei piccoli centri si è passati dal 20,3% del 2016 al 21,6% del 2017. Al contrario nelle aree rurali la quota si è abbassata dal 29% del 2010 al 25,5% del 2017. I paesi a forte rischio povertà si trovano in Grecia (33,6%), Bulgaria (31,1%) e, purtroppo, in Italia (30,3%). I paesi che registrano le migliori performance, invece, sono la Slovacchia (13%), la Repubblica Ceca (13,8%) e la Polonia (16,2%).

Le statistiche evidenziano una spaccatura geografica marcata; da un lato, un maggior rischio di povertà o esclusione sociale per le persone che vivono nelle città nella maggior parte degli Stati membri occidentali e settentrionali, dall'altra gli Stati membri orientali, meridionali e baltici dove tale rischio risulta essere presente nelle popolazioni rurali. Infine c'è da segnalare che la disomogeneità dei dati non è cosi marcata in  Repubblica Ceca, Finlandia, Italia, Irlanda e Slovenia che presentano un quadro decisamente più uniforme.

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