Ultimo aggiornamento 28.04.2025 - 14:51

Eurostat, in occasione del World Cities Day, la giornata mondiale delle città istituita dall’Onu, che si celebra ogni 31 di ottobre, e giunta alla settima edizione, pubblica un focus sui dati relativi agli abitanti della UE nel 2016. La popolazione europea nel suddetto anno vive per il 41% nelle grandi metropoli, il 31% nelle piccole e medie città ed, infine, il 28% nelle aree rurali. Le analisi fatte da Eurostat ci raccontano che il record spetta a Malta dove il 90% della popolazione vive nella metropoli, a seguire vi è il Regno Unito con il 59%, l’Olanda con il 55%, la Spagna con il 51% ed, infine, Cipro con il 50%. La stessa classifica letta al contrario vede il Lussemburgo occupare la prima piazza con il 13% di abitanti nella metropoli, a Slovenia e Slovacchia, rispettivamente con il 20% e il 23%, spettano le piazze d’onore.
Le Metropoli tendono ad avere persone con un elevato grado di istruzione; più di un terzo della popolazione della Ue, esattamente il 35%, ha una istruzione di livello superiore, coloro che vivono nelle piccole città non raggiungono, invece, il 25% (esattamente il 24%), mentre coloro che risiedono nelle campagne si attestano attorno al 20%. Il dato italiano ci dice che l’istruzione di grado superiore supera appena il 10% nelle campagne, superando faticosamente il 20% per coloro che abitano nelle Metropoli.
Sebbene le metropoli garantiscano un alto grado d’istruzione ed in generale una qualità della vita decisamente più alta, con alti picchi d’innovazione, vi sono dei paramenti che, altresì, sono decisamente negativi. Questi riguardano, principalmente, gli alti costi delle case che attanagliano le grandi città. I cittadini delle metropoli spendono il 40% delle loro disponibilità nel ottemperare al mantenimento della propria casa. Ovviamente questi costi sono decisamente più bassi per coloro che vivono nelle aree rurali e nelle città di provincia.
In questa particolare classifica, in vetta a tutti, abbiamo la Grecia che supera di gran lunga tutti gli altri paesi Ue con dei costi decisamente alti rispetto alle capacità reddituali dei propri abitanti.
Riassumendo possiamo affermare che i cittadini delle città sono altamente istruiti ma con la zavorra dei costi degli alloggi.

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Slide relative al webinar del 31 ottobre 2017 - Le modalità di acquisto mediante il MEPA - Relatore: Claudio Lucidi/Tiziana Cillepi
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Ispra, l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, pubblica il nuovo “Rapporto Rifiuti Urbani - Edizione 2017” relativo all’anno 2016, sulla produzione, la raccolta differenziata, la gestione dei rifiuti urbani e dei rifiuti di imballaggio, compreso l’import/export, a livello nazionale, regionale e provinciale. Il Rapporto fornisce anche un monitoraggio sui costi dei servizi di igiene urbana e sul tipo d’applicazione del sistema tariffario presente su territorio. In particolare, dal rapporto, si evince che la raccolta differenziata risultì essere raddoppiata in 10 anni, passando dal 25,8% al 52,5% del 2016, anno dell’ultimo rilevamento. Una crescita esponenziale che però non permette al belpaese di raggiungere gli obiettivi del 2012 di posizionarsi al 65%. Altra cosa che emerge è la crescita della produzione di rifiuti dopo un quinquennio dove, invece, è sempre calata. Sul lato dei Comuni è interessante notare che lo studio condotto da Ispra,, su un campione di città che applicano il sistema di tariffazione puntuale, emerge che i costi pro capite sono più bassi rispetto a quei comuni che applicano una Tari normalizzata.

I comuni analizzati nella ricerca Ispra sono 2.988, corrispondenti al 37,4% del numero complessivo dei comuni italiani. La popolazione del campione è di 35.122.966 abitanti che, equivale al 58% della popolazione italiana, come da Censimento ISTAT del 2016. Nel dettaglio i comuni campionati sono così distribuiti: al nord,  2.181 comuni (73% del campione di indagine), con una popolazione pari a 19.942.827 abitanti (56,8% del totale della popolazione del campione); al centro 54 (8,5% del campione), con una popolazione di 7.201.092 abitanti (20,5% del totale della popolazione del campione). Qui si evidenzia la presenza di Roma (2,8 milioni di abitanti) che incide pesantemente nell’analisi dei comuni del centro Italia. Al sud, invece, abbiamo 553 (18,5% del campione), i quali presentano una popolazione di 7.979.047 abitanti (22,7% del totale della popolazione del campione di indagine). E’ evidente che la campionatura metta in mostra una rappresentatività del nord a scapito del centro e del sud. Dei 2.988 comuni censiti emerge che il 92,5% (2.765), corrispondenti ad una popolazione di 33.262.479 abitanti (94,7% del campione) applicano la TARI normalizzata calcolata in base a quanto previsto dal DPR 158/99, mentre, il 7,5% (223 comuni), corrispondenti a 1.860.487 abitanti (5,3% del campione), applicano il regime di Tariffazione puntuale.

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