Complessivamente i valori medi rilevati per le diverse classi di ampiezza dei comuni differiscono poco da quelli medi nazionali. In particolare per quanto riguarda celibi/nubili e divorziati, la percentuale sul totale della popolazione, per tutte le taglie demografiche, è in linea alla media nazionale. L'indice più elevato è comunque registrato, per entrambe la variabili, nelle città con oltre 250mila abitanti. Anche per quel che riguarda i coniugati le percentuali, che oscillano tra un minimo del 46,5% dei comuni di dimensione maggiore ad un massimo del 50,3% dei comuni con popolazione compresa tra i 10mila e i 20mila abitanti, sono prossime al valore medio nazionale pari al 49,3%. Nelle realtà locali più piccole, con meno di 2mila abitanti si concentra la più alta percentuale di vedovi, pari al 9,1%.
Complessivamente i valori medi rilevati per le diverse classi di ampiezza dei comuni differiscono poco da quelli medi nazionali. In particolare per quanto riguarda celibi/nubili e divorziati, la percentuale sul totale della popolazione, per tutte le taglie demografiche, è in linea alla media nazionale. L'indice più elevato è comunque registrato, per entrambe la variabili, nelle città con oltre 250mila abitanti. Anche per quel che riguarda i coniugati le percentuali, che oscillano tra un minimo del 46,5% dei comuni di dimensione maggiore ad un massimo del 50,3% dei comuni con popolazione compresa tra i 10mila e i 20mila abitanti, sono prossime al valore medio nazionale pari al 49,3%. Nelle realtà locali più piccole, con meno di 2mila abitanti si concentra la più alta percentuale di vedovi, pari al 9,1%. Nelle successive classi di ampiezza, anche in questo caso, il dato non si discosta da quello rilevato a livello nazionale. Mediamente più del 41% della popolazione residente è celibe o nubile. Le percentuali più elevate si riscontrano nei comuni del Trentino - Alto Adige (46,3%) e della Sardegna (44,6%), seguiti da quelli della Campania (43,4%), del Lazio, della Valle d'Aosta, della Calabria e della Sicilia (tutti superiori al 42%). Valori pari o superiori alla media nazionale si registrano anche nei comuni lombardi, veneti e pugliesi. I coniugati nel nostro paese non rappresentano neppure il 50% della popolazione. Sono prevalentemente i comuni localizzati nelle regioni del centro-sud a registrare i valori più elevati. Le realtà locali abruzzesi sono quelle con la maggior percentuale di popolazione
coniugata (51,1%), seguite da quelle umbre (51%), pugliesi (51%) e molisane (50,9%). Anche nei comuni marchigiani, lucani, toscani e piemontesi circa il 50% dei residenti risulta sposato. Nei territori locali del Trentino – Alto Adige, invece, si rileva il valore medio meno elevato (44,8%). Il 2% della popolazione in Italia è divorziata.
Nelle realtà locali delle regioni centro-settentrionali si registrano le percentuali più elevate, generalmente superiori alla media del paese. Nei comuni di Liguria e Valle d'Aosta si rileva la maggiore incidenza dipopolazione divorziata, con un indice rispettivamente pari al 3,5% e al 3,4%, quasi doppie rispetto al dato medio nazionale. Seguono i comuni del
Friuli-Venezia Giulia, del Piemonte e dell'Emilia-Romagna. All'opposto, icomuni con il minor numero di divorziati sono localizzati nelle regioni meridionali. In particolare nelle realtà locali lucane, calabresi e campane risiede in media meno di un divorziato ogni 100 abitanti. Per quel che riguarda l'indice di vedovanza,
l'innalzamento dell'età media dei residenti e la crescente percentuale di ultrasessantacinquenni, determinano l'elevato valore registrato mediamente nel paese (7,5%). Particolarmente significativo è il dato rilevato nei comuni della Liguria e del Friuli – Venezia Giulia, dove, ogni 100 abitanti oltre 9 hanno perso il coniuge. Le realtà comunali di Campania, Puglia, Sardegna e Trentino Alto-Adige registrano, all'opposto, l'indice di vedovanza più contenuto (mediamente pari a6,6%).
Contrariamente a quanto accadeva nel 2010, complessivamente, a livello nazionale, il saldo tra le imprese iscritte e cessate, rapportato al numero di imprese attive, nel 2011, risulta essere negativo con un indice pari a -0,04%. Osservando i dati del tasso di incremento in relazione ai settori economici, emerge come solo nel settore terziario le imprese nate nei comuni italiani sopravanzano quelle cessate, registrando un tasso di incremento medio pari a +1,77%. Analogamente nei comuni di tutte le regioni italiane, il settore terziario è l'unico che evidenzia un valore medio positivo. Le imprese del settore primario presentano il tasso di incremento negativo più elevato pari a -3,09%, mentre quelle appartenenti al settore economico secondario registrano un indice pari a -2,21%.
È di fondamentale importanza che un comune individui ciò che lo rappresenta, che lo caratterizza e lo identifica verso l'esterno. La tipicità, infatti, non è solo lo strumento attraverso il quale un territorio salvaguarda e promuove il proprio patrimonio ambientale, culturale, turistico ed enogastronomico, ma consente alle realtà locali di definire ed affermare una propria identità e di differenziarsi le une dalle altre, creando uno stretto legame tra popolazione, luogo e peculiarità.
Le associazioni di identità che fanno parte di Res Tipica si inseriscono, così, in una politica nazionale di sviluppo locale attraverso la quale i comuni italiani hanno la possibilità di promuovere le proprie specificità territoriali .
Il tasso migratorio nei comuni italiani registrato nel 2012 è mediamente pari a +3,96 per mille abitanti, molto più elevato di quello rilevato nel 2002 (+0,71 per mille abitanti). Ciò sta a significare che il numero degli iscritti all'anagrafe supera, in media, il numero delle cancellazioni.
Nelle regioni dell'Italia centro settentrionale sono localizzati i comuni che risentono maggiormente del fenomeno migratorio, registrando valori generalmente superiori (o comunque di poco inferiori) al dato medio nazionale.