Tale trend si registra mediamente in quasi tutte le realtà locali delle regioni italiane. In Italia settentrionale fanno eccezione i comuni della Lombardia e del Trentino Alto Adige in cui il saldo negativo tra le imprese iscritte e cessate, rispetto al numero di imprese attive più significativo si registra nel settore industriale (rispettivamente -2,23% e -1,82%). All'opposto le amministrazioni liguri rappresentano l'unico caso in cui, in tale settore, il tasso di incremento è positivo (+0,3%).
In Italia centro-meridionale l'eccezione è costituita, invece, dai comuni toscani, umbri e siciliani, dove, anche in questi casi, il tasso di incremento negativo maggiore si registra nel settore secondario (rispettivamente -2,21%, -2,59% e -4,25%). Nei comuni siciliani le imprese industriali sembrano, inoltre, risentire maggiormente della crisi rispetto al resto del paese, presentando il tasso di incremento negativo più elevato, pari ad oltre il doppio del valore medio nazionale.
Il tasso di incremento complessivo maggiore, a livello nazionale, è registrato dai comuni laziali (+1,56%), che devono tale primato alle imprese appartenenti al settore terziario (+3,62%). Sempre in tale settore il tasso di incremento più contenuto è registrato, invece, dai comuni della Valle d'Aosta (0,7%), le cui imprese presentano, inoltre, nel settore agricolo, insieme ai comuni della Basilicata, il valore negativo più significativo (rispettivamente -4,60% e -4,63%).
Dall'osservazione dei dati relativi alla taglia demografica dei comuni emerge che, indipendentemente dalla classe di ampiezza di appartenenza, il terziario è l'unico settore economico che registra un tasso di incremento positivo. In tale settore, l'indice cresce all'aumentare della taglia demografica fino alle realtà territoriali medio-piccole (fino a 20mila abitanti). Dalla classe di ampiezza successiva il tasso di incremento inizia a diminuire fino alle 12 città più grandi, con oltre 250mila abitanti, in cui, seppur si registri un segnale di ripresa rispetto alla classe demografica precedente, il tasso di incremento è comunque inferiore a quello medio. Tali realtà territoriali, inoltre, registrano il valore negativo più elevato sia nel settore primario che nel secondario (-4,07% e -3,43%).
Nel complesso si conferma quanto già rilevato in precedenza: nei comuni appartenenti a tutte le classi di ampiezza demografica, il settore economico maggiormente in crisi risulta essere quello agricolo. Inoltre, tanto nel primario che nel secondario, il tasso di incremento peggiora (assume cioè valori sempre più negativi) al crescere della taglia demografica, almeno fino ai comuni con almeno 60mila abitanti.