Ultimo aggiornamento 28.04.2025 - 14:51

Prima l'ammontare certo di tutto lo stock accumulato, poi l'avvio della «fase 2». Il ministro dell'Economia Fabrizio Saccomanni scandisce il piano per anticipare al 2013 una parte (o tutto) il plafond stanziato per il 2014 oppure, addirittura, per smaltire l'intero arretrato.
Il ministro usa grande cautela, ma nelle parole e nelle valutazioni dei tecnici, anche a margine dell'incontro, emerge un quadro in grande movimento. Secondo la Ragioneria dello Stato la stima effettuata a marzo da Banca d'Italia, circa 91 miliardi di euro di debiti accumulati dalla Pa, potrebbe risultare sovrastimata ai fini dell'applicazione del decreto sblocca pagamenti.

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È soprattutto dalla parte dei governatori che bisogna voltarsi per capire perché solo una parte delle risorse smobilizzate dallo Stato per i debiti arretrati delle Pa è finita nelle casse delle imprese. A confermarlo sono stati ieri i tecnici della Ragioneria generale dello Stato durante la presentazione del monitoraggio sull'attuazione del decreto 35. Evidenziando che mentre le Province hanno pagato e i Comuni si stanno muovendo lo stesso non può dirsi per le Regioni. Ma le ragioni del loro ritardo non vanno ravvisate nel ritardo o nelle omissioni con cui gli amministratori si stanno muovendo quanto negli "appesantimenti" che lo stesso decreto impone per la concessone delle anticipazioni di liquidità con cui estinguere i debiti insoluti. Sia sanitari che non. 

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Ossigeno per le imprese, benzina per l'economia, ma soprattutto oro colato per le entrate fiscali. E per il fragilissimo equilibrio dei conti pubblici. Un'operazione che, se riuscisse, sarebbe capace di ripagare per intero il costo dell'ulteriore rinvio dell'aumento Iva dal primo ottobre a fine anno. La spinta sul pagamento dei debiti arretrati dello Stato non servirebbe solo a riattivare il circuito economico, in cui potrebbero essere immessi quest'anno altri 20 miliardi di euro con il saldo delle fatture alle imprese. Da quell'operazione, secondo i calcoli della Ragioneria generale dello Stato, potrebbe scaturire quasi un miliardo di maggior gettito Iva. Giusto quello che servirebbe per lasciare l'aliquota invariata fino alla fine dell'anno.

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Sono 15,7 i miliardi che lo Stato ha messo nella disponibilità di Regioni ed Enti locali per pagare i debiti alle imprese, sui 20 previsti nel 2013 dal decreto approvato a maggio. Adesso tocca a loro pagare gli arretrati entro 30 giorni dall'erogazione ricevuta dallo Stato e darne conto entro 45 giorni. «A settembre, quando sarà completata la mappatura dei debiti, potrebbe essere decisa un'ulteriore tranche di pagamenti. Non vedo ostacoli di carattere politico, ma solo tecnico-operativo» ha spiegato ieri il ministro dell'Economia, Fabrizio Saccomanni, in una conferenza stampa, in cui è stato affiancato dal ragioniere generale dello Stato Daniele Franco e dal suo staff, con l'obiettivo di spiegare lo sforzo prodotto finora.

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Un'accelerazione del pagamento dei debiti della pubblica amministrazione. Da realizzare anticipando in autunno, in toto o più probabilmente in parte (almeno 8-10 miliardi), la restituzione alle imprese della seconda tranche da 20 miliardi fin qui prevista per il 2014. Con il risultato di far lievitare anche il gettito Iva e agevolare così l'individuazione della copertura necessaria (oltre 1 miliardo) per prorogare a fine anno lo stop all'aumento "dell'imposta sui consumi" al momento limitato al 1° ottobre. È questo uno degli «impegni» che governo e maggioranza annunciano di voler onorare entro il 31 agosto, insieme a quelli sulla riforma della tassazione dell'Imu con rimodulazione o superamento dell'Imposta, sugli ammortizzatori sociali e sugli esodati, oltre che sull'Iva. Il tutto facendo sostanzialmente leva sulla prossima legge di stabilità.

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