Oltre ad attivare un tavolo di verifica con il governo per monitorare l'intera procedura le Regioni devono infatti adottare tutte le misure per assicurare la copertura del prestito ricevuto. È di ieri la notizia che il Molise ha deciso di aumentare bollo auto, Irpef e Irap per fornire le garanzie richieste dal Dl.
Una testimonianza ulteriore del ritardo regionale giunge dalle tabelle fornite dal Mef. Innanzitutto per i debiti non sanitari. A fronte di richieste verificate al tavolo con l'esecutivo per 8,4 miliardi sono già state ripartite tra i diversi enti 5,6 miliardi. Una parte dei quali (2,5 miliardi) è attesa per quest'anno. Ma al momento ne sono stati erogati solo 1,3: 924 milioni al Lazio (che dovrà usarli entro il 27 luglio), 447 milioni al Piemonte (che avrà tempo fino al 7 agosto) e 17 milioni alla Liguria 8che materialmente però non li ha ancora ricevuti. Dopodomani è attesa la firma del contratto con Molise e Toscana mentre appaiono più indietro Sicilia, Calabria e Campania che sono ancora alle prese con i piani per le coperture.
Lo scenario non muta se si passano a esaminare la sanità. Dei 5 miliardi di prestiti in calendario per il 2013 ne risultano attivati 2,3. All'appello si contano solo quattro Regioni che hanno già ricevuto l'accredito e che, nel rispetto dei termini fissati con l'esecutivo, dovranno saldare le loro obbligazioni entro il 21 agosto. Più nel dettaglio si tratta della Campania (531,9 milioni di euro), del Lazio (832 milioni), del Piemonte (803 milioni) e della Puglia (185,9 milioni). A cui a breve si sommeranno gli 81 milioni riconosciuti alla Liguria.
Ora toccherà ai governatori provvedere ai pagamenti e se possibile accelerare. Nella consapevolezza che, se non rispetteranno i termini, l'esecutivo potrà esercitare il potere sostitutivo riconosciutogli dall'articolo 6, comma 11-bis, del Dl 35. Da un lato, adottando i provvedimenti e gli «atti necessari, anche normativi, in attuazione dell'articolo 120 della Costituzione» e, dall'altro, provvedendo alla nomina di una commissario ad acta. Fermo restando che la stessa facoltà potrà essere esercitata nei confronti di Comuni e Province se non useranno gli spazi finanziari o i prestiti ottenuti per effetto del decreto.