Giovedì, tensioni di maggioranza permettendo, si terrà la riunione della Cabina di regia, ma al di là di Imu e Iva, sul tavolo c'è ben altro. Gli ultimi due documenti di Finanza pubblica sono quelli presentati dal governo Monti. C'è innanzitutto la Relazione al Parlamento presentata il 21 marzo scorso sugli effetti derivanti dalla accelerazione dei pagamenti alle imprese dei crediti verso le Pubbliche amministrazioni. Per l'anno in corso, il pil veniva dato in contrazione all'1,3%, (in peggioramento dello 0,6% rispetto alle precedenti previsioni), mentre per il 2014 era stimato un sostanzioso +1,3%.
«Pensare di uscire dalla crisi cullandosi nello status quo non è una buona posizione. Servono cambiamenti forti perché con lo status quo non andremo da nessuna parte». Giorgio Squinzi torna a premere sul Governo: «Ha cominciato a fare qualche passo nella direzione giusta, dobbiamo sostenerlo e incalzarlo. Il problema è accelerare la velocità e la lunghezza dei passi». Pagamenti della Pa, costo del lavoro, fisco, semplificazioni, riforma del Titolo V: sono i temi su cui il presidente di Confindustria insiste. Ma c'è anche la partita dell'Expo 2015, per cui occorre una maggiore flessibilità del lavoro. Oggi il ministro del Welfare, Enrico Giovannini, ha convocato le parti sociali: «Vediamo quali saranno le posizioni, aspettiamo la mediazione del ministro. Noi abbiamo posizioni chiare, riteniamo che questa sia una delle tante opportunità da non perdere. La vicenda non è di per sé l'Expo, è che bisogna veramente dare segnali di svolta al Paese. Quelle dei sindacati mi sembrano posizioni preconcette, dobbiamo sciogliere alcuni nodi, se non recuperiamo competitività saremo condannati al declino».
Pagare le imprese è urgente: prima lo Stato onora i suoi debiti tanto più rallenterà la crisi di migliaia di attività produttive. Finora i ritardati versamenti hanno portato a esiti drammatici: tra il 2008 ed il 2012 «sono più che raddoppiati (+114%) i fallimenti delle imprese vittime dei ritardi o dei mancati pagamenti da parte dei committenti pubblici e privati». In pratica 15 mila imprenditori hanno dovuto portare i libri in Tribunale per colpa dello Stato su 52 mila fallimenti complessivi. Le cifre sono della Cgia di Mestre, che grazie al lavoro sul campo dei suoi associati fa una prima stima degli effetti provocati dallo Stato debitore.
Il ministro Saccomanni qualche timido segnale di ripresa lo vede, e si preoccupa. Non del fatto che arrivi ma per il rischio soffocamento. Questa settimana vedrà un ristretto gruppo di banchieri e uomini di finanza per ragionare sul tema del credito alle imprese, che oggi non c'è e che non ci sarà neanche nei mesi a venire. In realtà quei timidi segnali sono già un miracolo, in un paese nel quale il credito nei tre mesi sino a fine maggio è diminuito su base annua del 5%. I segnali sono l'interruzione della discesa della produzione industriale, gli ordini soprattutto dall'estero, un recupero lieve di fiducia. segue alle pagine 8 e 9 con un servizio di Adriano Bonafede segue dalla prima Un ulteriore segnale è costituito da un rallentamento nella crescita dei crediti in sofferenza.
Il premier, Enrico Letta, ha ribadito ieri in Parlamento l'impegno ad accelerare il pagamento dei debiti della pubblica amministrazione, ma il quadro che emerge dall'attuazione del decreto legge varato dal Governo non ispira troppa fiducia. Primi passi di buona volontà, ma la soluzione definitiva del problema è lontanissima. L'Ance, l'associazione dei costruttori, presenterà oggi all'assemblea nazionale, un rapporto aggiornato dove sarà contenuta una prima stima dei pagamenti già effettuati in attuazione del decreto: 1,2 miliardi rispetto ai 7 miliardi riservati alle imprese edili, tutti in Piemonte e Lazio, uniche due regioni ad aver completato la procedura necessaria per pagare.