Gli Strumenti finanziari sono fondi revolving cofinanziati da Fondi strutturali UE che le Regioni possono decidere di attivare nell’ambito dei Programmi Operativi. Dal punto di vista delle regole di accesso e del circuito finanziario, gli Strumenti finanziari attivano risorse per investimenti territoriali, con la complessa formula del partenariato pubblico-privato.
Nello scorso ciclo di programmazione 2007-2013, il Fondo di sviluppo urbano (FSU) “JESSICA” ha finanziato ai Comuni interventi di rigenerazione urbana e di efficientamento energetico nelle aree urbane. In quell’esperienza, dal lato Comuni, sono emerse alcune difficoltà nell’adottare una programmazione e una conseguente progettazione delle opere pubbliche che fosse coerente con la programmazione degli Strumenti finanziari, sia dal punto di vista dei contenuti che dei cronoprogrammi di attuazione degli interventi. Inoltre sono emerse criticità sui tempi di attivazione del fondo e sulla governance della valutazione ex ante - ossia la valutazione dei fabbisogni dei territori e delle condizioni di contesto - che l’Autorità di Gestione deve effettuare per decidere se istituire un Fondo di Sviluppo Urbano nel proprio PO. In particolare, i tempi di attuazione dei progetti urbani nel nostro Paese si sono rilevati ancora troppo lunghi, rispetto ai cronoprogrammi di attuazione degli interventi cofinanziati dai Fondi strutturali e, a maggior ragione, degli interventi finanziati dai c.d. Fondi di sviluppo urbano.
Nel ciclo 2007-2013 le criticità riscontrate hanno riguardato non solo i tempi lunghi, appunto, per l’inserimento dei Fondi JESSICA nei Programmi Operativi (si è dovuto attendere la metà del ciclo di programmazione) ma in fase attuativa anche l’assenza di una programmazione di medio/lungo periodo, da parte delle Regioni, in grado di dare certezze ai Comuni (potenziali beneficiari) sui criteri di selezione dei progetti da finanziare, con numerosi cambi di procedure, o addirittura modifica delle priorità di investimento del Fondo stesso.
Di questo abbiamo parlato con alcuni esperti nelle interviste realizzate in occasione della presentazione del volume “Strumenti finanziari per gli investimenti pubblici nella Politica di coesione 2014-2020 - Orientamenti all’uso dei fondi per progetti locali generatori di entrate”.
LE INTERVISTE
In particolare abbiamo chiesto a Piero Atella che effetto hanno i tempo dei progetti urbani sui processi di finanziamento con Strumenti finanziari e a Marco Ceritelli quali sono le criticità che i Comuni incontrano nella realizzazione di progetti che sviluppo che richiedono rigenerazione del patrimonio pubblico.
Le interviste fanno emergere come il sistema dei Comuni dovrebbe rafforzare competenze e know-how per fare programmazione e progettazione di qualità in grado di intercettare le risorse di strumenti complessi come, tra gli altri, i Fondi di sviluppo urbano. Al contempo, sarebbe auspicabile che le Autorità di gestione dei POR FESR 2014-2020, accelerassero i tempi per l’eventuale inserimento nei loro PO di FSU e provvedessero a coinvolgere i Comuni già a monte della programmazione degli interventi da finanziare col Fondo. Sotto il profilo dei tempi di attivazione, poiché ad oggi non sono ancora stati istituiti dei FSU nei PO 2014-2020, si rischia di nuovo, come nella programmazione 2007-2013, di avere un periodo ridotto di tempo per poter investire in progetti di qualità le risorse che saranno allocate nei Fondi.
A Gianni Carbonaro è stato chiesto, invece, che ruolo hanno i territori nella valutazione ex ante e dall’intervista emerge che, quanto al coinvolgimento dei Comuni già in fase di programmazione degli interventi (c.d. valutazione ex ante), sarebbe opportuno che gli Strumenti finanziari fossero fortemente mirati alle esigenze del territorio, ponendosi la finalità di colmare gli effettivi gap di mercato esistenti nelle opere e nei servizi pubblici. Ogni area territoriale ha le sue peculiarità e necessità, non solo da un punto di vista quantitativo (dimensione degli investimenti), ma anche e soprattutto da un punto di vista qualitativo (ad es., l’apertura del capitale di rischio non è facilmente accettata in alcune aree).
Le valutazioni ex-ante richieste per l’avvio di Strumenti finanziari nella nuova programmazione dovrebbero andare in questa direzione. Tutto ciò consentirebbe una programmazione degli SF e degli investimenti da finanziare più adeguata al contesto programmatico del territorio e rappresenterebbe un primo passo per il superamento di alcune criticità che, tra le altre, hanno condizionato la velocità e la qualità della spesa che nel ciclo 2007-2013 è stata co-finanziata con i Fondi di Sviluppo Urbano.
Infine l’intervista a Francesco Monaco focalizza l’attenzione sulle attività che IFEL sta svolgendo, insieme ad un gruppo di partner importanti come BEI, Cassa Depositi e Prestiti e altri esperti, a supporto del sistema dei Comuni.
A seguito delle numerose richieste pervenute al servizio di assistenza relativamente al tema delle variazioni degli stanziamenti di cassa in occasione del riaccertamento ordinario, si ritiene utile pubblicare la domanda 21 pubblicata sul sito Arconet che affronta tale questione. Il quesito dirime la questione della variazione di cassa
Domanda n. 21
L’articolo 3, comma 4, del d.lgs 118 del 2011 prevede che nell’ambito dell’annuale attività di riaccertamento ordinario dei residui, “le variazioni agli stanziamenti del fondo pluriennale vincolato e agli stanziamenti correlati, dell’esercizio in corso e dell’esercizio precedente, necessarie alla reimputazione delle entrate e delle spese riaccertate sono effettuate con provvedimento amministrativo”.
In occasione del riaccertamento ordinario dei residui, l’attività di reimputazione degli accertamenti e degli impegni non esigibili, richiede anche le variazioni degli stanziamenti di cassa dell’esercizio precedente?
Risposta
Con riferimento al quesito posto si rappresenta che nell’ambito del riaccertamento ordinario dei residui, le variazioni degli stanziamenti di cassa dell’esercizio precedente, comprese quelle dirette ad evitare che gli stanziamenti definitivi di cassa siano superiori alla sommatoria degli stanziamenti di competenza e dei residui, non rientrano nella definizione di variazioni “necessarie alla reimputazione delle entrate e delle spese riaccertate”.
Anche le procedure di acquisizione dei rendiconti alla BDAP non prevedono il controllo della coerenza delle previsioni definitive di cassa, che invece è effettuato in automatico con riferimento al bilancio di previsione. E’ invece necessario verificare la coerenza degli stanziamenti di cassa dell’esercizio successivo che, a seguito della reimputazione degli impegni, potrebbero non essere adeguati e non consentire il pagamento delle obbligazioni esigibili dell’ente.
In ogni caso, l’eventuale incapienza degli stanziamenti di cassa del nuovo esercizio derivante dal riaccertamento ordinario non costituisce una incongruenza contabile degli stanziamenti.
La gravosità degli adempimenti connessi all'introduzione della contabilità economico-patrimoniale rende particolarmente difficili gli adempimenti per il rendiconto 2016, in scadenza al 30 aprile prossimo.
L'Anci chiede la proroga al prossimo anno dell'entrata in vigore dei nuovi obblighi contabili, con il comunicato del 7 aprile 2017, che riportiamo di seguito.
"La semplificazione degli adempimenti contabili degli enti locali resta un miraggio e i Comuni subiscono in questo periodo una fortissima pressione.
Alle difficoltà che investono gli enti che sono ancora alle prese con l'iter di approvazione del bilancio di previsione, si aggiungono quelle derivanti dalle novità relative alla presentazione dei rendiconti: quest'anno gli obblighi di presentazione dei rendiconti si aggravano, poiché la presentazione dell'intero bilancio in formato elettronico introdotta per la prima volta con il dl 113/2016, non ha ancora comportato l'abolizione della trasmissione al ministero dell'Interno dei "certificati" dei consuntivi, che resta obbligatoria, con evidente duplicazione.
Ma l'elemento più critico nell'attuale situazione di carenza di personale e di ristrettezza di risorse disponibili è certamente rappresentato dall'avvio della contabilità economico-patrimoniale, che comporta impegni straordinari spesso non assistiti dalla disponibilità di programmi informatici, per i diffusi ritardi nell'adeguamento dei software da parte dei principali fornitori.
Per assicurare le condizioni minime per il rispetto del termine dei rendiconti - attualmente fissato al 30 aprile - è necessario un intervento responsabile e tempestivo, prorogando di un anno gli obblighi di tenuta della contabilità economico-patrimoniale e dando così modo al sistema locale di provvedervi in modo ordinato e consapevole.
L'Anci auspica che il decreto legge "Enti locali" di prossima emanazione proroghi la contabilità economico-patrimoniale, estendendo a tutti gli enti locali la facoltà di attivarla dal prossimo anno, come già previsto per i comuni di minori dimensioni (art. 232 Tuel)."