Il 27 giugno prossimo si riunisce a Roma il Comitato di sorveglianza per perfezionare le procedure di avvio del programma operativo dedicato (Pond) «Iniziativa PMI 2014-2020», ultimo nato fra i Programmi operativi (Po) nazionali, già avviati nel corso delle ultime settimane.
Ne parliamo qui per completezza di informazione sugli strumenti della politica di coesione nonché per dare contezza agli amministratori locali, specie del Mezzogiorno, circa uno degli interventi che - già dai prossimi mesi - potrà offrire alle piccole e medie imprese del territorio una qualche opportunità per fronteggiare le persistenti difficoltà indotte dalla crisi.
Carattere del programma
«Iniziativa Pmi» è in realtà il primo strumento di ingegneria finanziaria (Sif) attivato nel quadro programmatico italiano del ciclo 2014-2020.
Con un Programma operativo dedicato, l'Italia ha aderito allo specifico intervento gestito dal Fondo europeo per gli investimenti (Fei), il fondo che concede prestiti alle piccole e medie imprese (Pmi) attraverso capitale di rischio e strumenti per la condivisione dei rischi.
La Bei è principale azionista del Fondo europeo per gli investimenti (Fei). Altri azionisti sono la Commissione europea e istituti finanziari di tutta Europa. Istituito nel 1994, il Fondo è attivo in tutti i paesi dell'Ue, nel Liechtenstein e in Norvegia.
Il Pon Pmi è finalizzato a contrastare la situazione di restrizione delle condizioni di accesso al mercato del credito nelle 8 regioni del Mezzogiorno (Basilicata, Calabria, Campania, Puglia, Sicilia Abruzzo, Molise e Sardegna), per promuovere il consolidamento e lo sviluppo delle Pmi, attraverso la concessione di nuovi finanziamenti di banche e intermediari finanziari appositamente selezionati per l'attuazione degli interventi.
La definizione di uno specifico Programma nazionale operativo dedicato per l'attivazione del Sif è previsto dall'articolo 39 del Regolamento (Ue) n. 1303/2013 (Regolamento generale sui Fondi strutturali).
Risorse a disposizione
«Iniziativa Pmi 2014-2020» è cofinanziato da Fesr. La dotazione complessiva, pari a 102,5 milioni di euro e deriva interamente dal conferimento di risorse effettuato dal Pon Imprese e Competività 2014-2020, di cui si è resa necessaria la riprogrammazione a favore del nuovo Pon approvato dalla CE il 30 novembre 2015.
Autorità di gestione dei due Pon è il ministero dello Sviluppo economico (Mise) - Direzione generale per gli incentivi alle imprese in qualità.
Alle risorse stanziate direttamente nell'ambito del programma si aggiungono ulteriori risorse, da disciplinare sempre all'interno dell'accordo di finanziamento tra l'Autorità di gestione del Pon e Bei/Fei, derivanti in parte da fonti nazionali (per un importo analogo a quello previsto come contribuzione Fesr), in parte dal programma Cosme (il programma «Cosme» (Competitiveness of Enterprises and SMEs) è un pacchetto da 2,5 miliardi di euro per incentivare la competitività delle imprese e le Pmi nel periodo 2014-2020).
Obiettivi del programma
L'unico obiettivo tematico del Programma è l'OT «Miglioramento dell'accesso al credito delle Pmi», che corrisponde al titolo dell'unico Asse in cui è configurato il programma (articolo 50, paragrafo 2, del regolamento (UE) n. 1303/2013).
La scelta effettuata dalle autorità italiane è ricaduta sulla opzione operativa avente a oggetto la realizzazione di operazioni di cartolarizzazione di prestiti bancari esistenti concessi a Pmi e a mid-cap (secondo la definizione della Bei, Pmi sono le imprese fino a 250 dipendenti, a prescindere dal fatturato e dall'attivo di bilancio; le cosiddette «mid cap», sono aziende con un numero di dipendenti compresi fra 250 e 3mila unità) finalizzate alla liberazione di capitale di vigilanza delle banche selezionate, a fronte della quale le stesse banche si impegnano a concedere nuovi prestiti a tasso agevolato alle Pmi ubicate nelle Regioni del Mezzogiorno per un ammontare pari almeno a sei volte il valore della garanzia rilasciata dal Pon Iniziativa Pmi sui portafogli cartolarizzati.
In particolare, si stima che tale intervento possa generare un volume di nuovi finanziamenti alle Pmi del Mezzogiorno per un ammontare pari ad almeno 1,2 miliardi di euro nel triennio 2017-2019, contribuendo, in misura importante, a ridurre il gap di finanziamento presente nelle regioni del Mezzogiorno.
Tipo di intervento
L'intervento consiste nell'adesione a uno strumento finanziario gestito dal Fei, per la realizzazione di una o più operazioni di cartolarizzazione di finanziamenti erogati a Pmi e mid cap (imprese con meno di 500 dipendenti) del Mezzogiorno, che consenta alle banche e agli intermediari finanziari che aderiranno all'iniziativa di "liberare" capitale di vigilanza.
Il capitale liberato sarà utilizzato dalle banche per concedere nuovi finanziamenti alle Pmi per un ammontare complessivo stimato di almeno 1,2 miliardi di euro.
In particolare, l'azione svolta da Iniziativa Pmi agisce attraverso la condivisione del rischio di credito assunto dalle banche per finanziamenti che sono stati già concessi.
Gli istituti finanziari che aderiscono all'intervento, dopo apposita selezione da parte del Fei, costruiscono un portafoglio costituito da finanziamenti già concessi a Pmi e a mid cap. Attraverso la cartolarizzazione del portafoglio, Iniziativa Pmi assume una quota del rischio di credito che avrà l'effetto di svincolare capitale di vigilanza in capo agli istituti finanziari. A loro volta gli istituti finanziari dovranno impegnarsi a tradurre il capitale liberato per effetto della condivisione del rischio di credito ottenuta dall'intervento, in nuovi finanziamenti a tasso agevolato diretti alle Pmi del Mezzogiorno.
Peraltro, al fine di aumentare l'efficacia della misura, il Pon Iniziativa Pmi prevede che i finanziamenti inclusi nei portafogli da cartolarizzare debbano essere assistiti, in misura significativa, da garanzie rilasciate da confidi. In questo modo, l'operazione di cartolarizzazione assicura un duplice effetto di liberazione di patrimonio di vigilanza in capo sia alle banche che ai confidi vigilati, consentendo a questi ultimi di fornire nuove garanzie alle Pmi a valere sulle risorse patrimoniali svincolate.
Le Pmi potenziali beneficiarie del nuovo finanziamento potranno, dunque, avere a disposizione un importante flusso di nuove risorse per sostenere l'attività aziendale e realizzare programmi di sviluppo.
di Francesco Monaco - Area politica di coesione territoriale - Anci e di Simona Elmo - Dipartimento Fondi Ue e investimenti territoriali - Ifel
Con nota del 21 settembre u.s., il Mef informa dell’avvio del Processo Tributario Telematico, a partire dal 15 ottobre 2016, nelle Commissioni tributarie di Abruzzo e Molise. Occorrerà pertanto accedere al Portale della giustizia tributaria per il deposito telematico degli atti processuali.
Nell’allegata nota sono rese disponibili tutte le specifiche tecniche per le modalità di accesso e il rilascio delle credenziali.
Per dubbi e/o richieste di chiarimento, si può fare riferimento al seguente indirizzo e- mail: .
La Presidenza del semestre olandese del Consiglio dell'Unione europea ha convocato per il 30 maggio 2016 la riunione ministeriale informale per sottoscrivere il cosiddetto Patto di Amsterdam per l'adozione di un'Agenda Urbana Europea (AEU).
L'Establishing the Urban Agenda in realtà, è l'esito di un percorso che ha radici profonde (urban acquis communitaire), rinnovate dal trio delle più recenti presidenze (Italia-Lettonia-Lussemburgo) e che oggi acquista una particolare rilevanza, anche ai fini attuativi, nell'ambito delle politiche di coesione, grazie ai dispositivi messi in campo dei regolamenti che disciplinano il ciclo di programmazione dei fondi strutturali 2014-2020
La road map
La road map proposta dalla Presidenza olandese prevede una tappa di avvicinamento il 7 aprile prossimo, con un incontro fra esperti della materia e una riunione dei Direttori Generali, competenti per le politiche di coesione e urbane, fissata per 12 maggio prossimo. Nel frattempo, molte iniziative istituzionali e partenariali sono in programma per raccogliere il massimo di contributi sui temi oggetto dell'agenda e variamente riconducibili al ruolo degli interventi di sviluppo urbano sostenibile nella programmazione e al contributo che le città europee possono dare all'attuazione della strategia nazionale Europa 2020.
Il Comitato delle Regioni discuterà un suo progetto di parere dal titolo significativo "Misure concrete per attuare l'agenda urbana europea", redatto da Hella Dunger-Löper (DE/PSE) sottosegretario di Stato del Land Berlino, in occasione della sua 117 sessione plenaria che si terrà il 7 e 8 aprile 2016.
In Italia, l'Agenzia per la coesione territoriale ha promosso una discussione sulla bozza di patto nell'ambito dei lavori del Segretariato tecnico del Programma operativo nazionale "Città metropolitane" chiedendo a città, Anci e amministrazioni centrali contributi scritti a stretto giro.
I contenuti
La bozza di patto è costituita da un testo agile e da un allegato. L'Aue dovrà interessare tutte le aree urbane europee e di tutte le dimensioni; come detto, dovrà contribuire agli obiettivi di Europa 2020 ed alle priorità della Commissione Junker, inclusa la crisi dei rifugiati e gli obiettivi 2013 sull'energia e i cambiamenti climatici, nel pieno rispetto dei principi di sussidiarietà e proporzionalità. Essa dovrà mirare a una migliore focalizzazione sulla dimensione urbana della legislazione vigente, affinché questa rispecchi meglio i fabbisogni urbani e le responsabilità delle città ed eviti i colli di bottiglia e gli oneri non necessari. Contribuirà inoltre a identificare, migliorare e integrare l'utilizzo delle risorse finanziarie per le aree urbane, a livello europeo, nazionale e locale (regionale), al fine ultimo di migliorare gli interventi sul campo.
Non sono previste nuove risorse, ma utilizzerà le piattaforme e i programmi già esistenti: in particolare, farà pieno uso della Iniziativa "Smart cities and regions" che permette di combinare infrastrutture, strumenti finanziari, tecnologie per offrire alle aree urbane opportunità e risorse per azioni di innovazione e trasformazione.
Le priorità
La bozza di documento Aue individua dodici temi prioritari: inclusione dei migranti e dei rifugiati; lavoro e competenze professionali nell'economia locale; povertà urbana; housing; economia circolare; qualità dell'aria; adattamento climatico (incluse soluzioni sostenibili nel settore dell'acqua); transizione energetica; uso sostenibile dei territori e soluzioni nature-based; mobilità urbana; transizione digitale; public procurement innovativo e responsabile.
È importante sottolineare che la lista delle priorità potrà essere revisionata dai Ministri responsabili per le questioni urbane, previa consultazione con la Commissione, il Parlamento Ue, gli organi consultivi dell'Unione e i rappresentanti delle aree urbane europee.
La governance
Dal punto di visto del quadro operativo la struttura di governance dell'agenda urbana europea si presenta complessa e articolata.
Al centro del sistema si collocano le cosiddette partnerships per l'attuazione delle azioni chiave: il loro schema di funzionamento è dettagliato nell'allegato alla bozza di documento in discussione. In sostanza si tratta di meccanismi preposti ad assicurare un coordinamento multilivello e intersettoriale delle azioni di rispettiva competenza dei soggetti associati.
Ogni partnership, che dura tre anni ma può essere rinnovata, deve adottare un suo «piano d'azione» e preliminarmente individuare uno o più temi prioritari su cui lavorare.
Le azioni del Piano di azione potranno riguardare il miglior uso o la riforma - a legislazione esistente - di strumenti e\o fondi già disponibili a livello europeo, nazionale, regionale e la promozione di progetti di ricerca per colmare gap o trovare soluzioni a problematiche comune ovvero diffondere conoscenze e buone pratiche.
Le prime partnership, già decise a livello comunitario, saranno focalizzate sui temi di inclusione dei migranti e dei rifugiati, povertà urbana, housing e qualità dell'aria.
Le attività saranno coordinante dal Consiglio dell'agenda urbana europea che fra l'altro assicurerà che le azioni promosse vengano organizzate in modo trasparente e abbiano il massimo impatto sulle politiche europee.
Il Consiglio è composto da Stati membri, Commissione europea, Parlamento europeo, Comitato delle regioni e Comitato economico e sociale, Cemr e Eurocities (come rappresentanti delle aree urbane), altri stakeholder come Bei, Urbact, Espon (Osservatorio europeo sullo sviluppo territoriale e la coesione).
di Francesco Monaco - Responsabile Area Politiche di coesione territoriale Anci