Ultimo aggiornamento 17.04.2025 - 9:35

Giovedi 6 ottobre, dalle ore 11:00 alle 12:30, si terrà il webinar di incontro e confronto ad oggetto Banche dati a supporto del contrasto all’evasione, locale ed erariale, e della riscossione coattiva III edizione.

Il Seminario illustrerà i flussi informativi ad oggi disponibili e di prossima attivazione da parte delle Agenzie fiscali, nonché le modalità attraverso le quali è possibile effettuare verifiche sui contribuenti sia per l'evasione, locale ed erariale, che per il controllo e la verifica dei processi di riscossione coattiva. Verrà, inoltre, fornito un quadro dei software pubblici utilizzabili per effettuare verifiche massive attraverso l’incrocio delle banche dati.

Nel corso del webinar sarà possibile interagire con il docente per porre quesiti e richieste di chiarimento in merito alle tematiche trattate.

La partecipazione è gratuita e riservata ad Amministratori, Direttori Generali, Segretari Generali, Dirigenti e Funzionari degli Enti locali.

 

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Per maggiori informazioni www.semplifisco.anci.it

Pubblicato in: Entrate e Riscossione

Le zone franche urbane (Zfu) sono aree infra-comunali di dimensione minima prestabilita dove si concentrano programmi di defiscalizzazione per la creazione di piccole e micro imprese. Obiettivo prioritario delle Zfu è favorire lo sviluppo economico e sociale di quartieri ed aree urbane caratterizzate da disagio sociale, economico e occupazionale, e con potenzialità di sviluppo inespresse. Prevedono agevolazioni fiscali e contributive a favore di micro e piccole imprese insediate o da insediare in aree urbane caratterizzate da particolare disagio economico e sociale.
Guardando all'esperienza francese delle Zones Franches Urbaines, lanciata nel 1996, il regime di agevolazioni è stato introdotto nel nostro ordinamento dall'articolo 1, comma 341, della legge finanziaria del 2007 (Legge 296/2006). Con Delibere Cipe 5/2008 (Criteri e indicatori per l'individuazione e la delimitazione delle zone franche urbane) e 14\2009 (Selezione e perimetrazione delle Zfu e ripartizione delle risorse) e sulla base di una procedura pubblicacondotta dal Dps, erano state individuate 22 Zfu da finanziare in Italia, collocate nei Comuni di Andria, Cagliari, Campobasso, Catania, Crotone, Erice, Gela, Iglesias, L'Aquila, Lamezia Terme, Lecce, Massa, Carrara, Matera, Mondragone, Napoli, Pescara, Rossano Calabro, Sora, Torre Annunziata, Taranto, Velletri, Ventimiglia.
I beneficiari delle agevolazioni erano piccole o micro imprese già costituite e attive all'interno della ZFU (gli incentivi erano concessi secondo il regime de minimis approvato dall'Ue secondo cui per aiuti "de minimis" s'intendono tutti gli aiuti di piccola entità economica concessi dallo Stato e dalle Amministrazioni pubbliche alle imprese di qualsiasi dimensione. In quanto non incidenti in modo significativo sulla libera concorrenza, gli aiuti in regime "de minimis" possono essere concessi da parte delle Autorità pubbliche senza obbligo di notifica alla Commissione europea). Le agevolazioni previste riguardavano: a) esenzione dalle imposte sui redditi (Irpef e Ires); b) esenzione dall'Irap; c) esenzione dall'Imu); d) esonero dal versamento dei contributi sulle retribuzioni da lavoro dipendente.
La legge finanziaria 2007 (articolo 1, comma 340 e seguenti), per le necessità attuative, aveva istituito un Fondo di 50 mln di euro per ciascuno degli anni 2008 e 2009 successivamente confermato dalla legge finanziaria 2008 (Legge 244/2008, commi 561, 562 e 563). I decreti attuativi non sono stati mai emanati e la misura è rimasta inattuata.
Il Decreto Sviluppo bis (Pac, III riprogrammazione)
Con risorse della riprogrammazione avviata sui Programmi Operativi 2007-2013 delle Regioni Convergenza (Sicilia, Campania, Puglia, Calabria) e l'adozione del Piano Azione e Coesione (Pac, III riprogrammazione), l'istituto le Zfu è stato riportato in vita e rilanciato. Il decreto "Sviluppo bis" (articolo 37 del Dl 179/2012 convertito dalla legge 221/2012), a seguito della rimodulazione dei Por, ha potuto mettere a disposizione 377 milioni di euro, in favore di micro e piccole imprese localizzate in Zfu ricadenti nelle Regioni dell'Obiettivo Convergenza e precisamente:
• 9 Zfu tra quelle già selezionate dalla prima delibera Cipe n. 14/2009;
• 19 Zfu delle Regioni dell'Ob. Conv non selezionate dal Cipe con la delibera n. 14/2009, ma valutate "ammissibili" nella relazione istruttoria all'epoca trasmessa dal Dps al Cipe;
• 5 fuU individuate dalla Regione Siciliana, ai sensi della legge regionale n. 11 del 12 maggio 2010, utilizzando gli stessi criteri nazionali.
Per la Regione Puglia, che ha aderito successivamente al programma, i relativi provvedimenti attuativi sono stati emanati, non nel 2013 come negli altri casi, ma a partire dall'aprile 2014.
Le Zfu attuate con le suddette risorse Pac sono state pertanto le seguenti:
• Zfu Calabria (7): Crotone, Lamezia Terme, Rossano, Corigliano, Cosenza, Reggio Calabria, Vibo Valentia;
• Zfu Campania (9): Napoli, Mondragone, Torre Annunziata, Aversa, Benevento, Casoria, S. Giuseppe Vesuviano, Portici (centro storico), Portici (zona costiera);
• Zfu Sicilia (18): Catania, Erice, Gela, Aci Catena, Acireale, Barcellona Pozzo di Gotto, Castelvetrano, Giarre, Messina, Sciacca, Termini Imerese, Trapani, Palermo (porto), Palermo (Brancaccio), Bagheria, Enna, Vittoria, Lampedusa e Linosa.
• Zfu Puglia (11): Andria; Barletta; Foggia; Lecce; Lucera; Manduria; Manfredonia; Molfetta; San Severo; Santeramo in Colle; Taranto.
Con la pubblicazione di un Decreto interministeriale (Mise/Mef) 10 aprile 2013 e i relativi bandi del dicembre 2013 veniva data prima attuazione alle Zfu in Sicilia, Campania, Calabria. Successivamente, il 18 aprile 2014 è stato emanato il bando attuativo per le Zfu della Regione Puglia.
Con successivo decreto interministeriale 2 settembre 2013 sono stati stanziati ulteriori 124 milioni di euro anche per il finanziamento di Zfu localizzate nel territorio di tutti i Comuni della Provincia di Carbonia-Iglesias.
Mentre per la Zfu del Comune dell'Aquila, istituita dopo il sisma con Decreto interministeriale (Mise-Mef) del 26 giugno 2012, era stata messa a disposizione per l'intero territorio comunale la somma di circa 86.7 milioni di euro.
Il rifinanziamento (Dl 66/2014)
L'articolo 22-bis del Dl 66/2014 convertito con legge 89/2014, ha autorizzato una spesa di 75 milioni di euro per il 2015 (ridotti a 40 milioni dalla legge di stabilità 2015 (Tabella E pag. 3333, legge N. 190 del 23 dicembre 2014 - Legge di stabilità 2015) e di 100 milioni di euro per il 2016 (ridotti a 50 milioni dalla medesima legge) per le seguenti Zfu:
• le 45 Zfu delle Regioni Sicilia, Puglia, Calabria, Campania, attuate con Dm 10 aprile 2013 e successivi bandi e già operative (l'articolo 22-bis cita le Zfu di cui all'articolo 37, comma 1 e 1 bis, del Dl 179/2012; è invece da ritenersi esclusa la Zfu dei Comuni della Provincia di Carbonia Iglesias, che ha fonte normativa nel distinto comma 4 bis dell'articolo 37), compresa la Zfu del Comune di Lampedusa e Linosa (articolo 1, comma 319, della legge 147/2013, che estende le agevolazioni di cui all'articolo 37 del Dl 179/2012 anche alle Zfu di Lampedusa-Linosa);
• le "ulteriori" ZfuFU individuate all'epoca dalla delibera Cipe n. 14/2009 (Attuativa dell'articolo 1, commi 340 e ss., della legge 296/2006 - norme istitutive originarie), ricadenti nelle Regioni non comprese nell'obiettivo "Convergenza". Si tratta delle 10 Zfu di: Cagliari, Iglesias, Quartu Sant'Elena, Campobasso, Velletri, Sora, Pescara, Ventimiglia, Massa, Carrara, Matera.
Come anche nella prima fase attuativa, anche in questa nuova fase, le risorse disponibili possono essere integrate dalle Regioni con risorse proprie. Ad oggi siamo in attesa della pubblicazione dei bandi da parte del Mise.
L'istituzione delle nuove Zfu (legge 125/2015)
Di recente sono state istituite due nuove Zfu con legge 6 agosto 2015 n. 125 (di conversione del Dl 19 giugno 2015 n.78, in vigore dal 15 agosto 2015). L'articolo 12 intitolato "Zone franche urbane – Emilia", istituisce la zona franca urbana nell'intero territorio colpito dall'alluvione del 17 gennaio 2014 di cui al Dl 28 gennaio 2014 n. 4, convertito, con modificazioni, dalla legge 28 marzo 2014 n. 50, e nei Comuni colpiti dal sisma del 20 e 29 maggio 2012 di cui al Dl 6 giugno 2012 n. 74 convertito dalla legge 1 agosto 2012 n. 122, con zone rosse nei centri storici.
La perimetrazione di questa nuova zona franca comprende i centri storici o centri abitati dei seguenti 20 Comuni: Bastiglia, Bomporto, Camposanto, Medolla, San Prospero, San Felice sul Panaro, Finale Emilia, Cavezzo, Concordia sulla Secchia, Mirandola, Novi di Modena, S. Possidonio, Crevalcore, Poggio Renatico, Sant'Agostino, Carpi, Cento, Mirabello, Reggiolo ed alcune frazioni del Comune di Modena. Per la copertura finanziaria dell'intervento la norma destina 20 milioni di euro per ciascuno degli anni 2015 e 2016, nell'ambito delle risorse già stanziate ai sensi dell'articolo 22 bis del decretolegge n. 66 del 2014.
L'articolo 13-bis della medesima legge, inoltre, istituisce una nuova Zona Franca nella Regione Sardegna, e precisamente nel territorio dei comuni della regione Sardegna colpiti dall'alluvione del 18-19 novembre 2013 per il quale è stato dichiarato lo stato di emergenza con deliberazione del Consiglio dei ministri del 19 novembre 2013. Per quest'ultima è autorizzata la spesa di 5 milioni di euro nell'anno 2016 (in relazione alla quale l'autorizzazione di spesa di cui all'articolo 22 -bis decreto legge 24 aprile 2014 n. 66, è incrementata di 5 milioni di euro nell'anno 2016).
Le agevolazioni concesse riguardano: a) esenzione dalle imposte sui redditi del reddito; b) esenzione dall'imposta regionale sulle attività produttive; c) esenzione dalle imposte municipali proprie per gli immobili siti nella zona franca.


di Simona Elmo - Dipartimento Fondi europei e investimenti territoriali Ifel e Francesco Monaco - Responsabile Area Politiche di coesione territoriale Anci

Pubblicato in: Fondi Europei e coesione

Come noto, il periodo a cavallo fra due cicli di programmazione, nella politica di coesione (ed, in generale, in tutte le politiche pubbliche che presuppongono un'attività programmatoria strutturata per cicli di bilancio), è sempre fra i più problematici da affrontare, per le autorità di programmazione, per quelle di gestione e di controllo, per i beneficiari degli interventi (in primis per i Comuni).
In un lasso di tempo - anche relativamente lungo, in verità - che finisce per abbracciare i due ultimi anni del vecchio ciclo (2012-2013) con i primi due del nuovo (2014-2015), devono compiersi una serie di fatti rilevanti e adempimenti che finiscono per determinare, in sostanza, la fisionomia a regime della politica.
Ovviamente la Commissione Ue non fa mancare i suoi orientamenti sulla chiusura del vecchio ciclo, mentre - in rinnovati regolamenti- fissa le regole per il futuro.
Se tutto viene compiuto correttamente la politica può svilupparsi ordinatamente; se c'è qualche intoppo lo sviluppo ne sarà segnato.
Ora, senza entrare nel merito delle valutazioni, che con Ifel faremo - come di consueto - nel rapporto annuale sulla coesione di prossima uscita, vorrei soffermarmi sul tema dell'andamento della spesa; su come sia andato procedendo cioè - fra vecchio e nuovo - il monitoraggio (e la certificazione) dei fondi già spesi (ciclo 2007-2013), mentre si preparano le procedure per l'avvio delle spese, ancora solo programmate (ciclo 2014-2020) e che dal 2016 dovrebbero entrare in fase di piena realizzazione. Questo il nostro convinto auspicio!
Gli ultimi dati di monitoraggio
La Ragioneria generale dello Stato (RgS) ha pubblicato di recente (febbraio 2016) l'ultima batteria di dati di monitoraggio dei fondi strutturali al 31 dicembre 2015: in conformità all'articolo 56, paragrafo 1, del regolamento generale, il termine ultimo di ammissibilità delle spese sostenute dai beneficiari è infatti il 31 dicembre 2015.
Lo sbilanciamento dei tempi (ultimo anno programmatico: 2013; ultimo anno per la spesa: 2015) è effetto della norma che consente di spendere le risorse entro i due anni successivi dall'ultimo anno di programmazione.
Per il ciclo corrente (2014-2020), i due anni sono diventati tre.
Occorre innanzitutto distinguere e procedere con l'analisi per categoria di regione (obiettivo), per fondo e per programma; solo così sarà possibile avere un quadro completo e chiaro, oltre le sintesi giornalistiche, i comunicati stampa e le "medie generali".
I dati, peraltro, sono stati già inseriti nel portale www.opencoesione.it; pertanto è anche possibile "leggere" la spesa per tipologia di progetti, dimensione finanziaria, natura dei beneficiari, tempi di realizzazione, eccetera.
Questi ultimi dati erano attesi, perché – come ricordato - gli ultimi della serie del passato ciclo; da una loro attenta analisi e valutazione potrà generarsi un dibattito franco e informato su quello che ha funzionato nel periodo 2007-2013 e su quello che invece andrà corretto per non ripetere errori del passato e assicurare un successo certificato (miglioramento servizi pubblici, aumento occupazione, riduzione divari competitivi, eccetera) a questa politica.
Auspicabilmente, infine, arriveranno a breve anche i rapporti dei valutatori indipendenti per stabilire efficacia degli interventi, grado di raggiungimento dei target, realizzazione dei risultati attesi.
La spesa nelle Regioni dell'obiettivo convergenza
L'obiettivo convergenza, va a sostituire il precedente Obiettivo 1; esso è quindi destinato alle Regioni meno avanzate. Per l'Italia le Regioni ammissibili sono Campania, Puglia, Calabria e Sicilia, a cui si aggiunge la Basilicata, ammessa a beneficiare di questo obiettivo a titolo transitorio (phasing out).
L'ammontare complessivo (2007-2013) destinato all'Obiettivo Convergenza è di circa 30,94 mld di euro.
Di tale ammontare complessivo, 9,34 mld di euro sono cofinanziati dallo Stato attraverso il "Fondo di Rotazione" di cui alla leggr 187/1883, mentre 17,85 mld sono cofinanziati dal fondo Fesr e 3,75 mld dal fondo Fse.
Il livello di attuazione complessivo dell'obiettivo convergenza è pari rispettivamente, al 90,37% per i pagamenti e al 136,86% per gli impegni.
Per il Fondo Sociale Europeo (Fse) il livello di attuazione complessivo al 31/12/2015 è pari al 93,57% degli stanziamenti totali, essendo stati spesi in valori assoluti 5.863,73 ml di euro, a fronte di 6.864,94 ml di euro di impegni, pari al 109,55% del contributo totale.
Per Fondo Sviluppo Regionale (Fesr), il livello di attuazione complessivo è pari all'89,55% degli stanziamenti complessivi, essendo stati spesi in valori assoluti 22.101,52 ml di euro, a fronte di 35.488,74 ml di euro di impegni giuridicamente vincolanti.
L'esame delle tabelle allegate al documento di monitoraggio RGS consente di verificare il livello di spesa di ciascuna regione.
La spesa delle Regioni dell'obiettivo competitività
L'obiettivo competitività regionale e occupazione va a sostituire i precedenti Obiettivi 2 e 3 della Programmazione 2000/2006. In Italia riguarda tutte le Regioni, tranne quelle della Convergenza, di cui al precedente paragrafo.
L'ammontare complessivo destinato all'Obiettivo Competitività è di circa 15,05 mld di euro.
Di tale ammontare più di 8,70 mld di euro sono cofinanziati dallo Stato attraverso il "Fondo di Rotazione" di cui alla legge 187/1984, mentre 3,15 mld sono cofinanziati dal fondo Fesr e 3,20 mld dal fondo Fse.
Il livello di attuazione complessivo dell'Obiettivo Competitività al 31/12/2015 è, rispettivamente, del 98,46% per i pagamenti, e del 113,79% per gli impegni.
Il livello di attuazione complessivo degli interventi comunitari cofinanziati dal Fse è pari al 95,56% degli stanziamenti complessivi, essendo stati spesi in valori assoluti 7.210,76 ml di euro, a fronte di 8.048,06 ml di euro di impegni giuridicamente vincolanti pari al106,66% del contributo totale.
Il livello di attuazione complessivo degli interventi comunitari cofinanziati dal fondo Fesr è pari al 101,38% degli stanziamenti totali, essendo stati spesi in valori assoluti 7.607,08 ml di euro, a fronte di 9.076,37 ml di euro di impegni giuridicamente vincolanti.
L'esame delle tabelle allegate al documento di monitoraggio RGS consente di verificare il livello di spesa di ciascuna regione.
La spesa per l'obiettivo cooperazione territoriale europea (Cte)
L'obiettivo «Cooperazione territoriale europea» trae spunto dall'esperienza dell'iniziativa comunitaria Interreg. Esso punta a intensificare la cooperazione su tre livelli: cooperazione transfrontaliera mediante programmi congiunti; cooperazione a livello delle zone transnazionali; reti di cooperazione e di scambio di esperienze sull'intero territorio dell'Unione.
Per l'Italia, l'ammontare complessivo destinato all'Obiettivo Cooperazione Territoriale europea supera i 693 ml di euro. Di tale ammontare più di 157 ml di euro sono cofinanziati dallo Stato attraverso il "Fondo di Rotazione" ex legge 187/1983, mentre 536 ml sono cofinanziati dal fondo Fesr.
Il livello di attuazione complessivo dell'Obiettivo Cooperazione territoriale Europea al 31/12/2015 è pari all'81,41% degli stanziamenti complessivi, essendo stati spesi in valori assoluti oltre 564 ml di euro, a fronte di oltre 773 ml di euro di impegni giuridicamente vincolanti.
Una nota finale
È utile ricordare, a conclusione, che i documenti di chiusura della programmazione 2017-2013 dovranno essere presentati alla Ue entro il 31 marzo 2017 come stabilito all'articolo 89, paragrafo 1, del regolamento generale, compresi quelli relativi alle operazioni sospese a causa di procedimenti giudiziari o ricorsi amministrativi.

di Francesco Monaco - Responsabile Area Politiche di coesione territoriale Anci

Pubblicato in: Fondi Europei e coesione
Slide e realzione relative al corso organizzato in partnership con ANUTEL a Rovereto il 26 settembre 2016. "L'accertamento e la…
Pubblicato in: Entrate e riscossione
Slide relative al wbinar del giorno 28 settembre 2016 - Il piano urbanistico. Nascita, evoluzione e attualità - Relatore: Paolo Urbani

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