Il comitato direttivo dell'Anci, nella seduta allargata ai sindaci delle città capoluogo che si è tenuta a Roma il 21 settembre scorso, ha esaminato la risoluzione adottata in materia di politica di coesione (il testo sarà a breve disponibile online) dalla Commissione Mezzogiorno dell'Associazione, presieduta da Mario Occhiuto, Sindaco di Cosenza.
La Commissione, ai sensi di statuto e regolamento, si occupa di approfondire le tematiche di sua competenza (politiche di coesione economica, sociale e territoriale, di cui all'articolo 119, comma 5, della Costituzione) e di elaborare contributi di natura propositiva o consultiva da sottoporre al consiglio nazionale o ad altri organi associativi.
Le cause del divario
La risoluzione dei Sindaci, riuniti nella Commissione Mezzogiorno, parte dall'analisi delle cause attuali del principale e persistente divario che caratterizza il nostro Paese (pur non ignorando altri divari che riguardano l'Italia: fra città e "aree interne", zone montane e pianure, costa e campagna, piccoli e grandi comuni eccetera): il divario territoriale. Queste cause si ritiene possano essere ricondotte alla presenza di un duplice ordine di fattori che caratterizzano il Mezzogiorno:
a) un deficit dell'offerta pubblica di diritti di cittadinanza (sul versante della sicurezza personale, della legalità, dell'andamento della giustizia, della qualità dell'istruzione, della salvaguardia della salute, della cura dell'infanzia e degli anziani, del trasporto pubblico, della rete di servizi di base, acqua rifiuti e digitale, ecc.);
b) un deficit di attività produttiva e di lavoro (carente attività manifatturiera, tasso occupazione più bassi, alta disoccupazione, ecc.).
Naturalmente il Mezzogiorno non è un tutt'uno; esso si presenta viceversa molto variegato al suo interno e, nello stesso documento dei Sindaci, si richiamano i distretti e\o i sistemi locali che si distinguono per qualità dell'offerta di servizi pubblici o anche capacità di competere nel mercato internazionale.
Tuttavia i due fattori citati rappresentano un comune minimo denominatore e, al contempo, i principali nodi su cui intervenire.
La crisi e il contesto
Dall'analisi dei dati proposti da numerosi centri studi e da Fondazione Ifel - organismo di ricerca dell'Anci - e compulsati dalla Commissione Mezzogiorno si osserva che - seppur dal 2008 in sofferenza è entrato tutto il Paese - gli effetti della crisi si sono scaricati più severamente sul Mezzogiorno.
Inoltre, se certamente le misure di contenimento della finanza pubblica hanno riguardato tutto il comparto dei comuni, è proprio nei comuni meridionali che la stretta si è fatta sentire maggiormentein termini di tagli e minori investimenti.
Anche l'impatto dei recenti flussi migratori ha peraltro gravato maggiormente, almeno per la prima accoglienza, su alcuni comuni meridionali di frontiera.
Il tutto in un contesto in cui la ricchezza nazionale nel 2014 è retrocessa al livello del 2000 e, tra il 2008 ed il 2014, il Sud ha registrato una caduta dell'occupazione del 9%, di oltre sei volte superiore a quella del Centro-Nord (-1,4%), capitalizzando così oltre il 70% delle perdite occupazionali complessive.
Mentre i conti pubblici territorialicertificano un calo degli investimenti di -38% (2008-2014) e, sul versante delle condizioni economiche e sociali delle popolazione, secondo Istat, ancora nel 2015 si contavano 1 milione 582 mila famiglie (il 6,1% delle famiglie residenti) in condizione di povertà assoluta in Italia, per un totale di 4 milioni e 598 mila individui (7,6% dell'intera popolazione), di cui 744 mila famiglie e 2 milioni di persone (pari rispettivamente al 9,1% di famiglie residenti e al 10,0% di persone) residenti nel Mezzogiorno.
La luce in fondo al tunnel
La Commissione, naturalmente, prende atto della svolta positiva che il 2015 ha rappresentato in generale per l'economia italiana ed enfatizza con favore il ruolo che vi ha avuto l'economia meridionale.
Le anticipazioni del Rapporto Svimez 2016 –cita il documento- ci dicono infatti che il 2015 è il primo anno dall'inizio della crisi in cui al Sud si è arrestata la recessione, facendo registrare un'inversione di tendenza più marcata che nel resto del Paese.
Il Pil dell'area, secondo tali stime, è cresciuto infatti dell'1% contro lo 0,7% del resto del Paese.
La ripartenza del Mezzogiorno, dopo anni di fortissima caduta, è dovuta ai settori dell'agricoltura (+7,3%), del turismo e (seppur in misura più contenuta) al settore cruciale delle costruzioni (+1,1%).
A trainare la dinamica economica è stata inoltre la significativa ripresa del mercato del lavoro (una crescita di 94 mila occupati, pari al +1,6%); anche se, nonostante i segnali positivi, l'occupazione resta assai lontana dai livelli pre-crisi.
Da queste luci prende le mosse la riflessione della Commissione per ribadire la necessità di una rinascita nazionale, ripartendo dal rilancio del Mezzogiorno.
Il ruolo dei sindaci
Innanzitutto si riparte -afferma la risoluzione- valorizzando il ruolo dei Comuni e dei Sindaci che li guidano.
I Comuni meridionali – precisa il documento- sono costretti a misurarsi con le condizioni di mancato sviluppo del Mezzogiorno, offrendosi come prima linea della Repubblica nell'erogazione di servizi adeguati ai bisogni crescenti della popolazione e con la missione di costruire comunque migliori condizioni di contesto per favorire investimenti e occupazione.
Occorre riconoscere che pur nelle difficoltà - affermano i sindaci della Commissione - «non sono pochi i Comuni che anche a Sud si caratterizzano per l'impegno nella difesa del territorio e dell'ambiente: essi rappresentano eccellenze nazionali sul terreno della raccolta differenziata o dell'offerta dei servizi ai cittadini come annualmente testimoniano i rapporti di Legambiente».
Come molti «sono i Sindaci che si distinguono per il coraggio nel contrasto alla criminalità: questi Sindaci qualche volte pagano il prezzo più alto, come racconta la storia di Angelo Vassallo».
In generale, i poteri locali, i Sindaci - si scrive nel documento - «vanno considerati come avamposto della democrazia e devono essere sostenuti nella loro fatica quotidiana di amministratori della cosa pubblica».
La Commissione si propone di diventare il luogo dove «lavorare per valorizzare e diffondere il buon esempio di quei Comuni meridionali che, anche attraverso pratiche di qualità amministrativa, trasparenza e apertura alla partecipazione dei cittadini, riescono ad offrire servizi essenziali di maggiore qualità ai propri cittadini e condizioni più favorevoli per gli investimenti produttivi».
Le priorità di intervento
A parere della Commissione, per assicurare nel Mezzogiorno il consolidamento del percorso di uscita della crisi -oltre che rafforzare i servizi di cittadinanza (istruzione salute mobilità) - si deve puntare su quattro assi che sono ritenuti per esso strategici: agricoltura, turismo, logistica, patrimonio naturale e culturale.
Sul versante dello sviluppo, il Sud riparte se «diventa da un lato, mercato interno capace di soddisfare le esigenze dei cittadini e delle imprese, dall'altro, mercato esterno capace di esportare i ‘prodotti' di eccellenza: quelli dell'agricoltura e del turismo».
Ma per fare questo ci vogliono misure a sostegno dei trasporti, della logistica e della trasformazione dei prodotti dell'agricoltura. E ci vogliono misure forti per superare le criticità infrastrutturali che hanno bloccato processi di sviluppo del Mezzogiorno in settori strategici come il turismo.
Non sfugga a nessuno - ammonisce il documento - che, mentre si accorcia il divario digitale, grazie agli investimenti sulla banda larga, aumenta drammaticamente il ritardo sulle infrastrutture materiali e di sicurezza.
«Contrasto al dissesto idrogeologico, mitigazione del rischio sismico (con un'ampia opera di adeguamento del patrimonio immobiliare pubblico), mobilità e trasporti, valorizzazione culturale del patrimonio artistico, storico e paesaggistico possono diventare la leva per un nuovo rinascimento non solo del Sud, ma dell'intero Paese», è la conclusione della Commissione.
L'importanza della politica di coesione
Nel documento si fa notare che per superare il divario territoriale è strategico il buon uso dei fondi strutturali. Purtroppo, benché nel passato ciclo di programmazione (2007-2013) le risorse dei fondi strutturali siano state assorbite completamente (e si è potuto così evitare il cosiddetto disimpegno automatico), ciò certamente non ha assicurato un miglioramento delle condizione generali di contesto.
Il ricorso massivo a cosiddetti «progetti coerenti», ovvero progetti già realizzati con altre risorse e portati a rendicontazione dei fondi strutturali per "tirare" la spesa in mancanza di progetti "nuovi" e in presenza di forti ritardi rispetto ai target di spesa fissati dai regolamenti comunitari, ha nei fatti rappresentato il segno di un'altra occasione mancata. Per la Commissione, nel periodo 2014-2020 occorre migliorare la qualità della spesa e rendere effettivamente aggiuntive le risorse europee. Serve una vera e propria inversione di tendenza: dimostrare capacità e velocità di programmazione, fissare risultati misurabili, dare attuazione nei tempi a quanto deciso, valorizzare la dimensione territoriale della coesione, attraverso un'efficace gestione dell'agenda urbana nazionale e della strategia nazionale per le "aree interne".
Nel documento, sul tema della politica di coesione, si segna una posizione consapevole e forte.
La Commissione, pur riconoscendo il valore strategico della politica di coesione, afferma che non è sicuramente l'efficacia di questa politica (comunque obiettivo necessario da perseguire) a poter sostituire il buon funzionamento dell'amministrazione pubblica né questa politica può da sola assicurare efficacia alle politiche ordinarie.
Dove buon funzionamento della Pa ed efficaci politiche ordinarie rappresentano le pre-condizioni necessarie per uno sviluppo autopropulsivo dei territori.
Come ha ricordato più volte Banca d'Italia-si osserva nel documento- non è la politica di coesione la via maestra per chiudere il divario tra Mezzogiorno e Centro-Nord.
È certo importante, ma non basta!
Occorre soprattutto - conclude la Commissione - «dirigere l'impegno sulle politiche generali, che hanno obiettivi riferiti a tutto il Paese e che dovranno concentrarsi sulle condizioni ambientali che rendono la loro applicazione nel Mezzogiorno più difficile o meno efficace».
di Francesco Monaco - Capoarea politiche di coesione Anci
Oltre a ridisegnare l’assetto della governance dei servizi di gestione dei rifiuti, la Legge regionale n. 14 del 26 maggio 2016 della Regione Campania – significativamente denominata “Norme di attuazione della disciplina europea e nazionale in materia di rifiuti” - presenta un carattere fortemente programmatico, in forte sinergia con il Piano Regionale di Gestione dei Rifiuti Urbani (PRGRU) in corso di definizione e, tra l’altro, con un'attenzione particolare al tema dell'economia circolare e dei suoi corollari.
La norma pone una serie di ambiziosi obiettivi, sia per i Comuni che per i nascenti “Enti di Ambito” da essi partecipati: essi sono chiamati ad operare scelte complesse, peraltro in tempi brevi, pena l’intervento regionale mediante i meccanismi sostitutivi previsti dalla norma stessa, che scatteranno nel caso di inerzia amministrativa.
In questo contesto, il progetto “Campania Differenzia”, promosso da ANCI e Ministero dell’Ambiente, sta realizzando un articolato programma di attività di informazione, “accompagnamento” e assistenza tecnica a beneficio dei Comuni sulle diverse tematiche giuridico-amministrative e tecnico-operative connesse alla norma e al tema rifiuti, fra cui un ciclo di tre webinar realizzati da IFEL, che consentiranno ad amministratori locali e tecnici di approfondire i principali contenuti della Legge Regionale 14/2016 e di confrontarsi sulle problematiche operative di proprio interesse.
I seminari si svolgeranno dalle 11.30 alle 13.00 secondo il seguente calendario e saranno condotti da esperti IFEL e operatori del settore. Si ricorda che per partecipare ai webinar è necessario registrarsi, cliccando nei titoli degli eventi sottelencati.
7 ottobre 2016, ore 11.30-13.00: La gestione dei rifiuti urbani in Campania dopo la Legge Regionale 14/2016.
21 ottobre 2016, ore 11.30-13.00: La Legge Regionale 14/2016 della Campania per la riforma della gestione dei rifiuti urbani: ruolo dei comuni e principali adempimenti.
28 ottobre 2016, ore 11.30-13.00: La Legge Regionale 14/2016 della Campania per la riforma della gestione dei rifiuti urbani. ATO e sub ambiti distrettuali: Prospettive e limiti.
Nella Gazzetta Ufficiale n.299 del 30 settembre 2016 è stato pubblicato il Decreto approvato dal Ministero dell’Interno il 22 settembre 2016, relativo alla certificazione di bilancio di previsione per l’anno 2016 degli enti locali.
I predetti enti sono infatti tenuti a predisporre e trasmettere i modelli di certificato del bilancio di previsione, riferito al nuovo schema “armonizzato” previsto dall’articolo 11 del Decreto legislativo n. 118 del 2011 e successive modificazioni, entro il 15 novembre 2016.
La trasmissione dei certificati dovrà avvenire esclusivamente tramite posta elettronica certificata, completa di firma digitale del responsabile del servizio finanziario, del segretario e dell’organo di revisione economico-finanziaria, alla Direzione centrale della Finanza Locale all'indirizzo di posta elettronica .
I dati delle certificazioni del bilancio di previsione per l'anno 2016, una volta consolidati, verranno divulgati sulle pagine del sito internet della Direzione centrale della Finanza Locale www.finanzalocale.interno.it.
Gli enti locali delle Regioni speciali e delle province autonome di Trento e Bolzano che da quest’anno adottano i principi contabili, oltre alla certificazione relativa al nuovo schema del bilancio di previsione “armonizzato”, dovranno trasmette anche la certificazione relativa allo schema del bilancio di previsione “tradizionale” di cui al DPR n. 194 del 31 gennaio 1996.
Si ricorda che tale adempimento è previsto dall’articolo 161, comma 1, del Tuel di cui al Decreto legislativo n. 267 del 2000, in base al quale gli enti locali redigono una certificazione relativa ai principali dati del bilancio di previsione e del rendiconto della gestione. La mancata trasmissione della predetta certificazione comporta la sospensione del pagamento delle risorse finanziarie a qualsiasi titolo dovute dal Ministero dell’Interno, comprese quelle a titolo di fonda di solidarietà comunale.
Allegato Decreto del Ministero dell’Interno relativo alla certificazione di bilancio di previsione del 22 settembre 2016
Avviare una riflessione interdisciplinare intorno al tema delle politiche e degli interventi per l’ambiente messi in campo in questi anni. È questo il principale obiettivo del convegno in programma a Napoli il 7 ottobre “Le politiche per l’ambiente in Italia”.
L’iniziativa, promossa dalla Scuola di Governo del Territorio e dall’Istituto di Studi delle Società del Mediterraneo del CNR, chiama a raccolta studiosi e protagonisti delle scelte politiche per riflettere sulle insufficienze delle politiche ambientali degli ultimi anni, senza tralasciare i tanti interventi lungimiranti, nel tentativo di migliorare l’ambiente che consegneremo alle generazioni future. Un tema di estrema importanza per il nostro Paese che è spesso chiamato a far fronte a gravi squilibri territoriali e processi di dissipazione delle risorse naturali.
Dopo i saluti dei Rettori Lucio d’Alessandro e Filippo de Rossi, del Commissario della Camera di Commercio Girolamo Pettrone e del Direttore dell’ISSM-CNR Salvatore Capasso, le relazioni di apertura del Convegno saranno affidate al direttore scientifico della Scuola di Governo del Territorio Riccardo Realfonzo, alla dottoressa Gabriella Corona del CNR e a Maurizio Franzini della Università di Roma La Sapienza, i quali porranno i quesiti di fondo intorno ai quali si svilupperanno le diverse sessioni del convegno. Intorno alle 11,30 è prevista una tavola rotonda molto attesa sul tema “Ambiente e pubblica amministrazione: controlli, sanzioni, difficoltà di governance”, alla quale parteciperanno il ministro dell’ambiente Gianluca Galletti, il vicepresidente della Regione Campania Fulvio Bonavitacola, il Presidente dell’Autorità Nazionale Anticorruzione Raffaele Cantone e il Sottosegretario alla Pubblica Amministrazione Angelo Rughetti.
La tavola rotonda sarà moderata dal Direttore della Scuola Realfonzo. I lavori proseguiranno nel pomeriggio con una serie di interventi su aspetti specifici. Il tema delle bonifiche in Campania verrà affrontato da Antonio di Gennaro (Risorsa) e da Benedetto De Vivo (Università di Napoli Federico II), mentre la questione dei rifiuti verrà esaminata, da punti di vista diversi, da Daniele Fortini (Presidente Foneservizi) e Raphael Rossi (amministratore aziende settore rifiuti). Sul tema degli impatti occupazionali delle politiche ambientali interverrà Francesco Vona (OFCE SciencesPo, Nizza), mentre Salvo Adorno (Università di Catania) fornirà una lettura meridionalistica della problematica ambientale. Carlo Iannello (Seconda Università di Napoli) affronterà la problematica dello sviluppo sostenibile mentre il preoccupante tema del rischio idrogeologico sarà affrontato da Walter Palmieri (ISSM-CNR) e da Leonardo Cascini (Università di Salerno). L’ultima sessione sarà moderata da Giuseppe Marotta (direttore del DEMM, Università del Sannio).
È in corso di pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale il decreto del Ministero dell’interno di concerto con il Ministero dell’economia e delle finanze relativo alle modalità di richiesta di concessione, per l’anno 2016, del contributo erariale (art 9-ter, comma 2, dl 113/2016) a sostegno dei costi sostenuti o da sostenere dai Comuni per l’estinzione anticipata, totale o parziale, di mutui e prestiti obbligazionari.
La richiesta dovrà essere inviata, esclusivamente con modalità telematica, tramite il Sistema Certificazioni Enti Locali (AREA CERTIFICATI TBEL, altri certificati) accessibile dal sito internet della Direzione Centrale della Finanza Locale del Ministero dell’interno, tramite le credenziali già in uso a ciascun ente locale, alla pagina http://finanzalocale.interno.it/apps/tbel.php/login/verify a decorrere da oggi e fino alle ore 24.00 del 31 ottobre 2016, per il modello A - modello di certificazione per la comunicazione provvisoria degli indennizzi relativi all’anno 2016 (allegato al decreto), a pena di decadenza. La trasmissione della certificazione non è obbligatoria per i comuni non interessati e, pertanto, non deve essere trasmessa se negativa.
Allo stesso indirizzo e con le medesime modalità, il modello B - modello di certificazione per la comunicazione definitiva degli indennizzi relativi all’anno 2016 (allegato al decreto), dovrà essere trasmesso tra il 1° febbraio e fino al 28 febbraio 2017. La richiesta di cui al modello B potrà essere inviata solo dai Comuni che hanno presentato la stessa richiesta iniziale attraverso il modello A, per i soli mutui già riportati nello stesso modello e nel limite massimo riconosciuto per ciascun mutuo. Il mancato invio della comunicazione definitiva entro il 28 febbraio 2017, tramite il modello B, determina la revoca dell’assegnazione con la perdita del contributo.
Le somme saranno ripartite fino a concorrenza degli importi indicati. Nel caso di incapienza, i fondi saranno ripartiti in modo proporzionale tra tutti gli enti richiedenti.
L’accertamento del contributo erariale per l’esercizio corrente è garantito dalla comunicazione degli importi che avverrà entro il 10 novembre 2016 mediante provvedimento del Direttore centrale della Finanza locale del Ministero dell’interno.
Il 31 marzo di ciascun anno è invece il termine di scadenza per le richieste relative a gli anni 2017 e 2018. Le modalità e i termini del riparto per gli anni 2017 e 2018 saranno comunque oggetto di specifici decreti del Ministero dell’Interno.
Per tutti i chiarimenti utili alla corretta trasmissione della certificazione in oggetto i comuni possono consultare la circolare F.L. n. 11 del 14/10 /2016 visualizzabile sul sito ufficiale della Direzione Centrale della Finanza Locale, nonché nelle FAQ e nel manuale disponibili sul sito della Direzione stessa.
Eventuali ulteriori richieste di chiarimento, diverse da quelle già trattate nei documenti di cui sopra, potranno essere inoltrate all’indirizzo mail a Fabiola Alese tel. 06/46548095 o a Cristina Furbesco 06/46548872 .