Ultimo aggiornamento 13.01.2025 - 14:08
Amministratore IFEL2

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L’Atlante dei Piccoli Comuni 2013, realizzato dal Centro Documentazione e Studi Anci-Ifel in collaborazione con l’Area Piccoli Comuni e Gestioni Associate dell’Anci, è un’istantanea dei Comuni italiani con popolazione fino a 5.000 abitanti.  Presenta, infatti, in modo diretto, un insieme robusto di variabili, indicatori, mappe e misure ad essi riconducibili. L’Appendice, dedicata al Primo Monitoraggio Nazionale delle Buone Pratiche dei Piccoli Comuni, è il punto di partenza per raccogliere e, nel tempo, aggiornare le iniziative più innovative realizzate dalle amministrazioni sia per dare visibilità alla capacità dimostrata a livello locale, che per indicare idee e soluzioni da replicare altrove.

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La crisi economico-finanziaria, iniziata nel 2009, continua a serrare l’economia mondiale, per arginarne gli effetti e favorire la ripresa della crescita, l’Italia è costretta a mettere in atto pesanti misure strutturali. In tale contesto, assume peculiare interesse il patrimonio immobiliare pubblico quale fonte di reperimento di risorse finanziarie, da investire sul territorio. Negli anni ’90 il Legislatore intervenne con la cartolarizzazione e il fondo comune d’investimento immobiliare.
In epoca più recente, il dilatare di novità normative ha creato un complesso schema di riferimento. Il volume illustra le nuove norme, in un quadro dettagliato e di agevole consultazione. 

Oltre alla pubblicazione è disponibile anche l'integrazione di ottobre 2013.

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Gli Enti locali possono costituire fondi immobiliari ad apporto. Il DL 25 giugno 2008, all'art. 58, sancisce che i Comuni possono porre in essere i fondi Comuni, secondo quanto disposto all'art. 4 del DL 351, convertito in L. 410, 25 settembre 2001, usufruendo del regime agevolato previsto dalla legge. Il volume esamina, nel dettaglio, le procedure di valorizzazione e monetizzazione del patrimonio immobiliare degli Enti locali, dalla costituzione di fondi immobiliari alla cartolarizzazione, alla finanza di progetto, trust, contratti di valorizzazione, con i relativi riferimenti legislativi.

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Le Comunità montane vennero create dalla legge n. 1102 del 1971 con la finalità di rappresentare e tutelare la “specificità” della montagna, in attuazione dell’ultimo comma dell’ art. 44 Cost. Specificità che la legge n. 1102 ha ulteriormente precisato, sino a definire, giuridicamente, la Comunità montana quale ente locale con organi eletti in secondo grado e dotato di autonomia statutaria, nell’ambito della legge statale e regionale. Successivi interventi legislativi ne hanno definito natura, ruoli e funzioni. La pubblicazione, realizzata in collaborazione con ANCI, riporta dati rilevanti di natura demografica, economica e istituzionale, che descrivono l’universo dei 3.538 Comuni montani, il 43,7 % dei Comuni italiani, dove risiede il 17,6% della popolazione. Sono principalmente realtà di piccole dimensioni demografiche: il 64,5% ha meno di 2.000 abitanti. Prevalentemente i Comuni montani sono a vocazione agricola, molto diffusi sono gli agriturismi. Il volume offre uno spaccato di queste realtà.

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Il volume, pubblicato nella collana dei working paper della Società italiana di economia pubblica (Siep) e presentato al seminario “Pigou o Hobbes? Le scelte di bilancio nei governi locali”, organizzato dalla Banca d’Italia, 14 e 15 novembre 2011, esamina le reali potenzialità del Patto regionale orizzontale, partendo da uno studio di tipo econometrico sulla natura degli scarti positivi realizzati dai Comuni rispetto agli obiettivi fissati dal Patto di stabilità interno.

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