La Conferenza Stato-Città ed autonomie locali, ha dato il via libera ad alcuni provvedimenti molto attesi, soprattutto in termini di sostegno finanziario alla crisi determinata dall’emergenza epidemiologica da COVID-19.
Sono stati approvati riparti a favore dei Comuni per oltre 500 milioni di euro correnti. Si tratta, in primo luogo, dell’anticipo dei 220 milioni (200 per i Comuni e 20 per Province e Città metropolitane) sulle ulteriori risorse stanziate a valere sul Fondo di cui all’articolo 106 del dl 34/2020 (c.d. “Fondone”), che per il 2021, dopo gli incrementi da dl “Sostegni”, stanzia 1,35 miliardi per i Comuni e 150 milioni per le Province.
Il riparto ha tenuto conto delle perdite di gettito 2020 aggiornate la 31 dicembre 2020 e della stima dei minori gettiti da addizionale Irpef il cui impatto è atteso nel 2021. L’acconto per le Province e le Città metropolitane (20 mln. di euro) è stato assegnato in proporzione alle perdite sui principali tributi (Imposta provinciale di trascrizione e imposta sull’assicurazione RC auto).
La Conferenza ha inoltre approvato le modifiche alla certificazione delle perdite e delle maggiori spese da emergenza sostenute dagli enti locali, prevista per maggio 2021. Le modifiche, concordate in sede tecnica e già anticipate dalle FAQ pubblicate qualche settimana fa dal Mef, ampliano le possibilità di certificazione delle maggiori spese e danno riscontro ad alcune difficoltà segnalate dagli enti a seguito del decreto del 3 novembre 2020.
La Conferenza ha dato altresì parere favorevole al riparto dei ristori dei minori gettiti derivanti da:
Assegnati inoltre 150 milioni di euro a favore degli enti in riequilibrio finanziario (pre-dissesto), per il biennio 2021-22. L’intervento rafforza quello avviato con l’articolo 53, dl 104/2020, ed è finalizzato a sostenere gli enti in difficoltà finanziarie dovute alla debolezza delle entrate complessive (scarsa capacità fiscale e contesto socio-economico critico), come anche indicato dalla sentenza della Corte costituzionale n. 115 del 2020.
Sono stati infine ripartiti 1.150 milioni di euro per investimenti delle Province e delle Città metropolitane da destinare nel triennio 2021-2023 alla messa in sicurezza o alla ricostruzione di ponti e viadotti (art.49, dl 104/2020).
Con la presente nota, anche a seguito dei contatti intercorsi con il Dipartimento per le Politiche di coesione, si forniscono chiarimenti su alcuni aspetti applicativi del DPCM 17 luglio 2020 (c.d. “Decreto Sud”, co. 311-312, L. 160/2019) con cui, si ricorda, sono stati ripartiti, per il quadriennio 2020-2023, complessivi 300 milioni di euro destinati ai Comuni delle Regioni Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia:
“Periodicamente riemergono analisi inesatte sull’andamento del prelievo sui rifiuti in Italia. Oggi l’Osservatorio di Confcommercio riporta un gettito Tari 2020 intorno ai 9,7 mld di euro (dato sostanzialmente giusto) e un aumento della Tari – si dice testualmente – dell’80% negli ultimi 10 anni, dato a nostro avviso errato, in quanto dimensionerebbe il prelievo sui rifiuti nel 2010 intorno a 5,4 mld”. Ad affermarlo è Veronica Nicotra, segretario generale dell’Anci.
“Voglio ricordare invece che nel 2010 una parte considerevole del gettito era ancora richiesto nella forma tariffaria (le cosiddette TIA 1 e TIA 2) e veniva devoluto alle aziende di gestione senza passare per i bilanci comunali. La ricostruzione del gettito totale Tarsu/TIA del 2010 porta ad una stima di circa 7,9 mld. di euro, quindi con un aumento di circa il 25 % stimato nel 2019, quando il gettito, calcolato considerando anche le nuove forme tariffarie (ex comma 688 della legge 147/2013), ammontava a circa 9,9 mld di euro.
“La nota di Confcommercio – sottolinea il segretario generale dell’Anci – prosegue imputando ai Comuni di non aver attivato il nuovo metodo di calcolo dei costi del servizio rifiuti, non tenendo conto in modo adeguato delle proroghe nell’applicazione delle nuove e complesse regole dettate da ARERA, dovute agli effetti della pandemia da Covid-19. Non si tratta pertanto di inadempienza: i Comuni e le Autorità d’ambito hanno potuto operare entro la fine del 2020, come previsto dalla legge. Va poi detto che lo stesso metodo ARERA in più di una situazione locale produce aumenti nei costi riconosciuti, che si basano ora principalmente sui consuntivi degli anni precedenti. I pagamenti per i contratti di servizio nel 2020 tendono a superare i costi sopportati nel 2019 di circa il 5%, riflettendo anche il fatto che si tratta di costi molto “rigidi” rispetto alle diminuzioni delle quantità dei rifiuti prodotti, che pure si sono verificate.
“Nel corso del 2020, l’Anci ha più volte richiamato l’attenzione del Governo e del Parlamento – ribadisce ancora Nicotra – sull’esigenza di stabilire un quadro uniforme di criteri per l’applicazione di robuste agevolazioni a favore delle attività economiche direttamente e indirettamente colpite dall’emergenza e delle famiglie più fragili. Non vi è stata una norma statale ma i Comuni hanno operato in tal senso utilizzando una quota dei fondi straordinari assegnati con riferimento alle agevolazioni da Covid-19. Va certamente detto che l’assenza di una norma statale ha determinato nelle deliberazioni delle agevolazioni, che nella gran maggioranza dei casi ci sono state, una non uniformità di effetti economici. E’ auspicabile che con il prossimo decreto emergenziale siano stanziate risorse per le riduzioni Tari e sia determinato uno schema di riferimento univoco.
“Infine la stessa Confcommercio, oltre a dare punteggi sulla qualità del servizio offerto dal sistema pubblico di gestione dei rifiuti, di cui i Comuni sono parte essenziale (chi fa può e deve essere giudicato, e ci sarà modo di capire meglio i criteri di valutazione), mette l’accento su un tema ineludibile per dare efficienza al sistema in tutte le aree del Paese, quello della diffusione degli impianti di trattamento e riciclo. Anci – conclude il segretario generale – ritiene che questo tema debba essere al centro anche dell’azione regolatrice di ARERA, oltre che essere oggetto di cospicui investimenti nell’abito del PNRR”.