Un elemento fondamentale per la completa descrizione delle dinamiche occupazionali attiene l’istituto della mobilità, vale a dire l’iter per il trasferimento dei dipendenti pubblici all’interno dell’universo delle amministrazioni pubbliche.
Prima di addentrarsi nelle evidenze empiriche, ne va chiarito innanzitutto il significato. Sintetizzando i concetti chiave che ruotano attorno a tale strumento si ricorda che per mobilità volontaria si intende quella in cui è il dipendente a richiedere il trasferimento, mentre la mobilità obbligatoria interessa sia la cessione di personale in conseguenza del trasferimento di funzioni da una amministrazione ad un’altra, sia la riallocazione di dipendenti in eccedenza o in soprannumero (cosiddetta mobilità collettiva o d’ufficio). In ogni caso, si tratta di un trasferimento a carattere permanente, ovvero che prevede la cessione del rapporto di lavoro. Esiste poi anche la cosiddetta mobilità temporanea, che seppur non regolamentata nello stesso D. Lgs. 165/2001, si configura nell’assegnazione, per un periodo di tempo limitato, di un lavoratore a un’amministrazione diversa da quella di appartenenza, per determinate esigenze dell’una o dell’altra (comandi e distacchi). La mobilità sia permanente che temporanea può poi avvenire da/verso amministrazioni dello stesso comparto (mobilità intercompartimentale) o da/verso amministrazioni di altri comparti (mobilità extracompartimentale).
Nel passare alle evidenze empiriche sull’utilizzo di tale istituto è necessario precisare che, sebbene le statistiche disponibili distinguano tra mobilità temporanea e permanente, purtroppo per quest’ultima non è possibile conoscere il dettaglio tra volontaria e d’ufficio.
Le Tabelle 1 e 2 descrivono i fenomeni di mobilità nel mondo comunale, separando quelli permanenti da quelli temporanei e dividendo altresì la mobilità che avviene all’interno del comparto delle regioni ed autonomie locali da quella che interessa l’intera pubblica amministrazione. Anche in questo caso, i dati vengono presentati per due annualità, il 2008 e il 2014.
Tabella 1 - Mobilità permanente del personale comunale dirigente e non dirigente, 2008/2014
Tabella 2 - Mobilità temporanea del personale dirigente e non dirigente, 2008/2014
Risulta interessante notare come nel 2014, rispetto al 2008, sia cresciuto l’utilizzo della mobilità all’interno del comparto, con entrati e usciti che passano da poco più dello 0,5% delle consistenze nel 2008 all’1% nel 2014. Rimane invece stabile il dato sulla mobilità extracomparto, con il mondo comunale che risulta un cedente netto rispetto al resto della PA (con un numero di usciti rispetto agli entranti quasi doppio). Analogo comportamento interessa infine la mobilità temporanea, dove non si evidenziano particolari differenziazioni nel tempo, con una quota di usciti di tre volte superiore agli entrati in entrambe le annualità.
Va, infine, precisato che è del tutto probabile che l’intero processo di riorganizzazione che sta interessando gli enti di area vasta, porterà ad osservare nei prossimi anni un’ulteriore accentuazione del fenomeno osservato.