Nel 2014, le unità di personale in servizio che nei comuni italiani hanno un rapporto di lavoro flessibile ammontano a 37.873 . Si tratta di personale comunale che ha un contratto a tempo determinato, interinale, di formazione lavoro o è un lavoratore socialmente utile.
Dalla tabella 1 emerge come la maggior parte del personale con rapporto di lavoro flessibile abbia un contratto a tempo determinato (il 56,8%) e che la flessibilità interessi soprattutto le donne. Infatti, queste ultime, costituiscono il 57,8% delle unità annue di personale con rapporto di lavoro flessibile. Nello specifico, tra i soli tempi determinati, più dei 2/3 è di genere femminile (68,3%).
La seconda tipologia di rapporto flessibile più frequente nelle amministrazioni comunali del Paese è quella dei lavoratori socialmente utili (LSU), il 39,3% delle unità annue. Da rilevare che questa tipologia contrattuale è la sola che presenta un’incidenza percentuale delle donne (42,7%) inferiore a quella degli uomini.
Tabella 1 - Il personale con rapporto di lavoro flessibile, per tipologia contrattuale e genere, 2014
Poco diffusi sono i contratti interinali, appena il 3,5%, e i contratti di formazione lavoro, lo 0,5% dei rapporti flessibili.
Occorre rilevare che il maggior numero di unità annue di personale comunale con contratto flessibile si trova nei comuni della Sicilia (Tabella 2): 12.728 unità, il 33,6% del totale.
Seguono i comuni di altre due regioni del sud, ovvero, quelli calabresi, con 3.820 unità annue di personale flessibile e quelli campani, con 3.689 unità, che rappresentano, rispettivamente, il 10,1% e il 9,7% del totale.
Tra i comuni del centro e del nord, i primi per unità di personale con rapporto di lavoro flessibile sono quelli laziali, 3.096 in valore assoluto, l’8,2% del totale, seguiti da quelli lombardi, 2.970, il 7,8% del totale.
All’opposto, da rilevare la bassa incidenza sul totale del personale con rapporto di lavoro flessibile nei comuni di Valle d’Aosta, Molise, Umbria e Liguria: ciascuno con meno dell’1%.
Nei comuni di tutte le regioni del nord, tranne che in quelli del Veneto e del Friuli-Venezia Giulia, del centro, ad eccezione di quelli delle Marche ed in quelli di Molise, Basilicata e Sicilia, le donne, sul totale delle unità annue flessibili, sono sempre la maggioranza.
Tabella 2 - Il personale con rapporto di lavoro flessibile, per genere e regione, 2014
Analizzando la distribuzione del personale con rapporto di lavoro flessibile per classi di ampiezza demografica comunale (Tabella 3), si rileva che il numero maggiore di unità annue si trova nei comuni con popolazione compresa tra i 2.000 ed i 4.999 abitanti (il 16,9% del totale), nonché in quelli con un numero di residenti compreso tra i 5 mila ed 9.999 individui (16,7%).
Al contrario, nei comuni con meno di 2.000 abitanti e in quelli nella fascia demografica “60.000-249.999” la flessibilità è meno diffusa: l’11,9% delle unità annue complessive nel primo caso e solo il 9,5% nel secondo.
Infine nei comuni più popolosi si rilevano le quote percentuali più elevate di unità di personale di genere femminile con rapporto di lavoro flessibile: il 63,8% per i comuni nella fascia “60.000-249.999” e il 79,3% per le amministrazioni con oltre 250.000 residenti. Le donne, per qualsiasi taglia demografica, ad eccezione dei comuni con meno di 2 mila residenti, rappresentano sempre la maggioranza del personale con contratti di tipo flessibile.
Tabella 3 - Il personale con rapporto di lavoro flessibile, per genere e classe demografica, 2014