Infatti, queste ultime, costituiscono il 56,8% delle unità annue di personale con rapporto di lavoro flessibile. Nello specifico, tra i soli tempi determinati, quasi 2/3 sono di genere femminile (64,9%). La seconda tipologia di rapporto flessibile più utilizzata nelle amministrazioni comunali del paese è quella dei lavoratori socialmente utili (LSU). Essi costituiscono, infatti, il 34,2% delle unità annue di personale flessibile. Da rilevare che solamente per questa tipologia contrattuale, l’incidenza percentuale delle donne (43,0%) è inferiore a quella degli uomini.
Poco diffusi sono i contratti interinali, , appena il 4,6%, e i contratti di formazione lavoro, soltanto lo 0,2% dei rapporti flessibili[1]. A differenza del personale a tempo indeterminato, l’ammontare di questa tipologia di personale viene quantificata in termini di “unità annue”. Tale valore si ottiene sommando i mesi lavorati, distintamente per ciascuna delle tipologie, per categoria di personale e per genere, e dividendo tale valore per i 12 mesi dell’anno.
Tabella 1 Il personale con rapporto di lavoro flessibile, per tipologia contrattuale e genere, 2012 | |||||
Tipologia contrattuale | Valore assoluto | Valore percentuale | Incidenza % donne | ||
Uomini | Donne | Totale | |||
Tempo determinato | 8.667 | 16.054 | 24.721 | 61,0% | 64,9% |
Formazione lavoro | 44 | 57 | 100 | 0,2% | 56,5% |
Contratti interinale | 890 | 971 | 1.861 | 4,6% | 52,2% |
LSU | 7.890 | 5.947 | 13.838 | 34,2% | 43,0% |
Totale | 17.490 | 23.029 | 40.519 | 100,0% | 56,8% |
Fonte: IFEL – elaborazione Dipartimento Economia Locale su dati Ministero dell'Economia e delle Finanze (2013)
Occorre rilevare che il maggior numero di unità annue di personale comunale con contratto flessibile si trova nei comuni della Sicilia (Tabella 2). In queste realtà infatti si concentra il 32,7% del personale comunale flessibile del paese; in valore assoluto si tratta di 13.257 unità.
Seguono i comuni di altre due regioni del sud, ovvero, quelli calabresi, con 4.013 unità annue di personale flessibile e quelli campani, con 3.947, che rappresentano, ciascuno, poco meno del 10,0% del totale. Nei comuni delle regioni del sud il dato sulla numerosità del personale con rapporto di lavoro flessibile è influenzato dalla presenza cospicua dei LSU.
Tra i comuni del centro e del nord, i primi per numero di dipendenti flessibili sono quelli laziali, 3.537 in valore assoluto, l’8,7% del totale, seguiti da quelli della Lombardia, 2.677, il 6,6% del totale.
All’opposto, da rilevare la bassa incidenza sul totale del personale con rapporto di lavoro flessibile dei comuni di Valle d’Aosta, Molise, Umbria e Liguria: ciascuno con meno dell’1%.
Nei comuni di tutte le regioni del nord, tranne che in quelli liguri, del centro, ad eccezione di quelli marchigiani ed in quelli di Basilicata e Sicilia, le donne, sul totale delle unità annue flessibili, sono sempre la maggioranza. Addirittura nei comuni dell’Emilia-Romagna su 1.761 unità annue totali, le donne con contratto flessibile sono quasi tre volte di più rispetto ai colleghi uomini.
Tabella 2 Il personale con rapporto di lavoro flessibile, per genere e regione, 2012 | |||||
Regione | Valore assoluto | Valore percentuale | Incidenza % donne | ||
Uomini | Donne | Totale | |||
Piemonte | 262 | 419 | 681 | 1,7% | 61,6% |
Valle d'Aosta | 11 | 19 | 30 | 0,1% | 64,4% |
Lombardia | 1.233 | 1.444 | 2.677 | 6,6% | 54,0% |
Trentino-Alto Adige | 360 | 706 | 1.065 | 2,6% | 66,2% |
Veneto | 871 | 1.036 | 1.907 | 4,7% | 54,3% |
Friuli-Venezia Giulia | 402 | 566 | 968 | 2,4% | 58,5% |
Liguria | 210 | 158 | 367 | 0,9% | 42,9% |
Emilia-Romagna | 460 | 1.301 | 1.761 | 4,3% | 73,9% |
Toscana | 381 | 712 | 1.094 | 2,7% | 65,1% |
Umbria | 99 | 151 | 250 | 0,6% | 60,5% |
Marche | 353 | 272 | 625 | 1,5% | 43,6% |
Lazio | 863 | 2.675 | 3.537 | 8,7% | 75,6% |
Abruzzo | 559 | 493 | 1.052 | 2,6% | 46,8% |
Molise | 88 | 48 | 136 | 0,3% | 35,5% |
Campania | 2.440 | 1.507 | 3.947 | 9,7% | 38,2% |
Puglia | 787 | 457 | 1.245 | 3,1% | 36,8% |
Basilicata | 256 | 275 | 531 | 1,3% | 51,8% |
Calabria | 2.306 | 1.707 | 4.013 | 9,9% | 42,5% |
Sicilia | 4.769 | 8.488 | 13.257 | 32,7% | 64,0% |
Sardegna | 782 | 594 | 1.376 | 3,4% | 43,2% |
Totale | 17.490 | 23.029 | 40.519 | 100,0% | 56,8% |
Fonte: IFEL – elaborazione Dipartimento Economia Locale su dati Ministero dell'Economia e delle Finanze (2013)
Analizzando la distribuzione del personale con rapporto di lavoro flessibile per classi di ampiezza demografica comunale (Tabella 3), si rileva che il numero maggiore di unità annue si trova nei comuni con popolazione compresa tra 2.000 e 4.999 abitanti, il 18,2% del totale, ed in quelli con un numero di residenti tra 20.000 e 59.999, il 16,3%.
Nei comuni di dimensioni demografiche più grandi, a partire da quelli con oltre 60.000 cittadini, invece, sembra che la flessibilità sia meno diffusa. Solo il 10,1% delle unità annue complessive rilevate nei comuni tra 60.000 e 249.999 abitanti ed il 13,2% nelle città più popolose d’Italia. Nonostante ciò, in questi comuni più grandi si rileva la più alta incidenza percentuale di unità di personale flessibile di genere femminile: il 64,2% tra i primi e il 76,8% tra i secondi.
Le donne, in generale, per qualsiasi taglia demografica, ad eccezione dei comuni più piccoli, fino a 1.999 residenti, sono sempre la maggioranza.
Tabella 3 Il personale con rapporto di lavoro flessibile, per genere e classe demografica, 2012 | |||||
Classe di ampiezza demografica | Valore assoluto | Valore percentuale | Incidenza % donne | ||
Uomini | Donne | Totale | |||
0 - 1.999 | 2.656 | 2.352 | 5.008 | 12,4% | 47,0% |
2.000 - 4.999 | 3.429 | 3.926 | 7.355 | 18,2% | 53,4% |
5.000 - 9.999 | 2.815 | 3.359 | 6.174 | 15,2% | 54,4% |
10.000 - 19.999 | 2.808 | 3.104 | 5.912 | 14,6% | 52,5% |
20.000 - 59.999 | 3.065 | 3.537 | 6.602 | 16,3% | 53,6% |
60.000 - 249.999 | 1.474 | 2.639 | 4.113 | 10,1% | 64,2% |
>= 250.000 | 1.244 | 4.113 | 5.357 | 13,2% | 76,8% |
Totale | 17.490 | 23.029 | 40.519 | 100,0% | 56,8% |
Fonte: IFEL – elaborazione Dipartimento Economia Locale su dati Ministero dell'Economia e delle Finanze (2013)
[1]A differenza del personale a tempo indeterminato, l’ammontare di questa tipologia di personale viene quantificata in termini di “unità annue”. Tale valore si ottiene sommando i mesi lavorati, distintamente per ciascuna delle tipologie, per categoria di personale e per genere, e dividendo tale valore per i 12 mesi dell’anno.