Il lavoro dei tecnici non è semplice, e le decisioni finali saranno prese solo oggi, soprattutto sul versante dei conti regionali. Il problema è quello esploso in particolare in Pie monte, dove dopo la sentenza costituzionale che ha bocciato il consuntivo 2013è emerso un buco da coprire di oltre 5 miliardi (si veda «Il Sole 24 Ore» del 16 settembre). Quasi metà di questo disavanzo nasce dalla gestione dei fondi ricevuti per pagarei fornitori ma, secondo la ricostruzione della Corte dei conti accolta dalla Consulta, sono stati dirottati a migliorare i ri sultati di amministrazione, di fatto liberando spazi per nuova spesa corrente. Per evitare il ripetersi di problemi analoghi, soprattutto alla luce del fatto che i magistrati contabili hanno sollevato obiezioni anche in altre Regioni, l'idea è quella di imporre ai governi territoriali la costituzione di un fondo ad hoc in cui convogliare le anticipazioni ricevute dal ministero dell'Economia, creando così una garanzia più certa e verificabile che i soldi siano spesi solo per saldare le vecchie fatture. Per essere completo, però, l'intervento deve guardare anche al passato, su un crinale stretto che provi a regolarizzare le situazioni criti che senza colpirei saldi di finanza pubblica e senza andare in senso contrario a quello indicato dalla Corte costituzionale. Nel decreto potrebbe poi finire la sanatoria per le delibere ritardatarie sui tributi locali, sul modello di quello che giàè accaduto più volte: nel 2014 il salvagente aveva raccolto le delibere Tari, ma oggi il problema è più articolato perché dopo un lungo tirae molla l'ennesima proroga dei bilanci locali al 30 settembre è stata decisa solo per i Comuni della Sicilia, per cui gli altri enti in ritardo non hanno più potuto ritoccare le aliquote. La nuova sanatoria, se confermata, resusciterebbe le scelte fiscali assunte in ritardo, che altrimenti non avrebbero nessuna chance di reggere in contenzioso.