L'ultimo bilancio sui pagamenti arretrati della Pubblica amministrazione conferma che il piano di smaltimento va avanti a passo lento, anche se per il governo l'obiettivo di chiudere la partita del "debito patologico" è ormai a portata di mano, raggiungibile nell'arco di poche settimane.
I nuovi importi
Le risorse erogate agli enti debitori al 30 ottobre risultano pari complessivamente a 40,1 miliardi. Di questi, circa 32,5 miliardi sono stati effettivamente pagati alle imprese creditrici. In particolare, 18,8 miliardi si riferiscono a debiti di Regioni e province autonomi (per oltre due terzi nel settore sanitario), 8 miliardi a Province e Comuni e 5,7 miliardi allo Stato. Quest'ultima fetta, tuttavia, è quasi totalmente (5,2 miliardi) costituita da rimborsi fiscali (e quindi non crediti commerciali) che non sono classificabili secondo il tipo di ente debitore. Circa 550 milioni sono invece relativi a pagamenti effettuati dai ministeri. Nel complesso, rispetto alla precedente rilevazione che risaliva al 23 settembre, le erogazioni agli enti debitori sono aumentate del 4,43% e i pagamenti effettivi ai creditori del 3,83%.
I tasselli mancanti
Tra risorse stanziate e pagate mancano dunque ancora poco meno 24 miliardi: un'enormità. Secondo il ministero dell'Economia, il fenomeno sarebbe però molto meno rilevante rispetto alle prime formulazioni del problema, anzi i 56 miliardi stanziati sarebbero addirittura «risorse in eccesso». Il debito commerciale "patologico", cioè rimasto insoluto ben oltre i termini di scadenza, sarebbe infatti di circa 45 miliardi, notevolmente al di sotto di precedenti stime di Banca d'Italia che consideravano categorie dei debiti ben più ampie. «Ci si aspetta dunque - sottolinea il Mef - che l'erogazione di ulteriori 5 miliardi, in aggiunta ai 40 già erogati agli enti debitori, possa esaurire il fabbisogno straordinario delle Pa». Tutto questo, unito al meccanismo di cessione dei crediti alle banche con garanzia dello Stato, «dovrebbe consentire di esaurire definitivamente il problema nelle prossime settimane».
I ritardi degli enti
Il passo lento con cui progredisce la tabella dei pagamenti viene ricondotto quasi interamente alle Pa locali. La quarta e quinta tranche di finanziamento sono state assorbite dai Comuni solo parzialmente (1,8 su 3,8 miliardi disponibili) e le Regioni - spiega il Mef - rallentano l'assorbimento di risorse in alcuni casi perché hanno raggiunto le soglie previste dal patto di stabilità interno, oppure per problemi di contabilizzazione dei finanziamenti nei bilanci e, in altri casi, perché non riescono a predisporre piani di pagamento dettagliati (con cui rimborsare gli anticipi concessi dallo Stato).
La cessione dei crediti
In alternativa al pagamento diretto (con tempi incerti), le imprese possono tentare un'altra strada: recarsi in banca per ottenere liquidità, cedendo il credito con modalità pro-soluto secondo le disposizioni del decreto 66. Per farlo, però, devono aver richiesto entro il 31 ottobre scorso la certificazione del proprio credito attraverso il sito certificazionecrediti.mef.gov.it. Lo hanno fatto, entro i termini, 20.018 imprese presentando istanze per un controvalore di circa 9 miliardi di euro. Il problema in questo caso, però, è che solo il 40% delle domande ha già ottenuto una risposta positiva dalla Pa. E pochissimi dei crediti certificati sono stati accolti dalle banche, poco interessate ad acquisire i crediti con tasso di sconto calmierato o frenate da alcuni ostacoli normativi, come le incertezze sugli oneri contributivi che pendono sulle imprese.