È la missione che la Cassa depositi e prestiti si è data ieri approvando le linee guida del Piano 2013-2015, il cui dettaglio sarà varato a settembre. Le risorse messe in campo sono quelle private, raccolte prima di tutto col risparmio postale.
Nel giorno in cui si registra un fabbisogno del settore statale del mese di luglio 2013 pari, in via provvisoria, a circa 8,8 miliardi, rispetto all'avanzo di due miliardi del luglio 2012 (un peggioramento che riflette cambiamenti nei tempi di versamento delle imposte e il pagamento dei debiti pregressi delle Pa), il presidente della Cdp, Franco Bassanini, argomenta: «I nuovi e stringenti limiti posti all'indebitamento pubblico ci spingono a intraprendere un'attività nuova: aiutare gli enti pubblici a trovare spazi finanziari che altrimenti non avrebbero, ad esempio valorizzando le partecipazioni e il patrimonio pubblico». A questa attività saranno destinati nel triennio 23 miliardi di euro. Due gli strumenti: il Fondo strategico italiano per le partecipazioni e il fondo Fiv-Plus per il patrimonio immobiliare. «Molti Comuni hanno dovuto finora fronteggiare aste immobiliari andate deserte per una sorta di cartello messo in campo dai possibili acquirenti per deprezzare gli immobili - spiega Bassanini -. Ora le gare avranno una base d'asta e un compratore possibile: noi. In assenza di acquirenti, Cdp acquista, valorizza l'immobile e, se lo vende (e lo può fare senza fretta, al momento opportuno), spartisce la plusvalenza con il Comune».
Cosa ne pensa il presidente di Cdp del piano governativo di dismissioni immobiliari? «Non è compito nostro. Trovo fantasiose le ipotesi di realizzare 3-400 miliardi: dove si trovano compratori anche per soli 150 miliardi? In questo momento le operazioni di dismissioni in Europa non superano la decina di miliardi l'anno...».
Nel piano triennale di Cdp ci sono 48 miliardi dedicati al supporto e alla crescita delle imprese: «Diamo provvista finanziaria per fare credito a medio termine alle Pmi, sosteniamo le esportazioni, forniamo capitale di rischio alle aziende ma solo quelle sane».
L'ultimo pilastro del piano sono le infrastrutture cui vanno 9 miliardi, 0,5 miliardi come capitale di rischio. Sarà rafforzato il ruolo di Cdp per la bancabilità delle grandi opere. Per le piccole è allo studio la creazione di un fondo ad hoc . Come azionista di riferimento delle principali reti energetiche del Paese (Snam e Terna, oltre al gasdotto Tag) Cdp intende promuovere il potenziamento delle infrastrutture di rete, la parità di accesso degli operatori del settore e l'implementazione della Strategia Energetica Nazionale. «Se si creeranno le condizioni, vedremo se mettere le partecipazioni nelle grandi reti in una società delle reti: ma nel piano non è previsto» precisa Bassanini. Quanto a Telecom: «Noi non possiamo apportare capitali per coprire il debito. Possiamo farlo se c'è la garanzia che si acceleri sulla fibra ottica, come abbiamo fatto per Metroweb a Milano».
Il piano ipotizza una disponibilità di ulteriori 15 miliardi della Cdp, soprattutto a valere sui pagamenti dei debiti della Pa. Cifra che è recuperabile attraverso un aumento di capitale, dismissioni oppure l'apposizione di una garanzia dal parte dello Stato.