È il magro bilancio del sistema che, attraverso la piattaforma elettronica del ministero dell'Economia, consente di far valere i crediti con la Pubblica amministrazione sia per la compensazione con i debiti fiscali sia per la cessione pro-soluto o l'anticipazione pro-solvendo nei confronti di banche e intermediari finanziari. Si tratta di un canale alternativo alle disposizioni di pagamento previste dal decreto 35 "sblocca debiti" e alle opportunità aperte dall'emendamento appena approvato sulla garanzia statale (si veda Il Sole 24 Ore di ieri). Il Dl 35, infatti, prevede che la semplice comunicazione da parte della Pa sulla piattaforma del Tesoro equivalga a una certificazione. Le procedure per la compensazione dei crediti con i debiti iscritti a ruolo e la cessione/anticipazione, utilizzando il plafond di 10 miliardi frutto di un accordo Abi-imprese, prevedono invece che la certificazione avvenga su istanza del creditori. Ma alle banche, collegate alla piattaforma del Tesoro tramite i servizi del Consorzio Cbi promosso dall'Abi, arrivano richieste con il contagocce. Su 8mila domande, 4mila hanno generato certificazioni mentre il resto è suddiviso tra richieste scartate poiché prive di requisiti; ancora in corso perché non sono decorsi i termini per la certificazione; concluse con la nomina di un commissario ad acta; inevase perché nel frattempo la Pa aveva già saldato. C'è un dato preciso relativo alle anticipazioni - richieste per soli 3 milioni - ma anche cessioni e compensazioni viaggerebbero a ritmi molto bassi. A questi dati, relativi alla procedura telematica, vanno aggiunti quelli della modalità cartacea, consentita solo in via temporanea fino al 31 dicembre 2013, e stimati comunque in quantità modesta. Le imprese non sembrano spingere su questo fronte in attesa di capire se potranno rientrare nel canale diretto dei pagamenti previsto dal decreto 35. Ma è anche vero che la piattaforma sconta una lunga scia di ritardi tecnici e solo negli ultimi mesi le Pa hanno preso con lena a registrarsi. Liliana Fratini Passi, direttore generale del Consorzio Cbi (customer to business interaction), prova a fare chiarezza dopo diverse polemiche incrociate che hanno coinvolto anche Ragioneria dello Stato e Consip, incaricata di predisporre la piattaforma. «Da novembre scorso la piattaforma è in esercizio, poi abbiamo dovuto attendere che ci fossero fornite le specifiche tecniche, le abbiamo testate e pubblicate mettendo le banche in grado di visualizzare i crediti sulla piattaforma e avviare eventuali operazioni». La macchina, ad ogni modo, è finalmente andata a regime dal punto di vista tecnico, sintetizza Fratini Passi, e si è pronti a gestire eventuali picchi di domanda. La realtà è che al momento, come detto, gli sforzi e le attese di Pa e imprese appaiono concentrati sulle procedure del Dl 35, ma sarà estremamente importante assicurare che la piattaforma viaggi al massimo quando le imprese che non rientrano in quel meccanismo dovessero spostarsi in grandi numeri sulle altre opzioni. Il Cbi, al quale sono consorziati 615 istituti finanziari, lavorerà su questo fronte insieme ad altri progetti che coinvolgono la Pa, ad esempio il Mef per il monitoraggio dei pagamenti effettuati nell'ambito delle grandi opere pubbliche ed Equitalia per la gestione del Fondo unico giustizia. «Da febbraio - aggiunge Fratini Passi - abbiamo avviato anche un servizio che consentirà ai clienti dei soggetti consorziati di visualizzare e pagare online le bollette. Entro l'anno sarà offerto da tutti i maggiori gruppi bancari ed entro il 30 giugno 2014 da tutti i consorziati. Dal 6 dicembre, invece, in linea con gli obblighi sulla fatturazione elettronica per i fornitori della Pubblica amministrazione, renderemo disponibile anche la trasmissione delle fatture della Pa tramite il canale bancario». Via libera anche a un accordo con l'Agenzia per l'Italia Digitale: oltre a Mef, Equitalia e agenzia delle Entrate, tutte le amministrazioni centrali potranno accedere alla rete del corporate banking interbancario.