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Sblocca-debiti a largo raggio - Sole24ore del 16 aprile 2013

  • 16 Apr, 2013
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Nello sblocca-debiti allestito con il decreto 35/2013 non entrano solo le fatture ma, per i lavori pubblici, anche gli stati di avanzamento, il «conto finale dei lavori», gli accordi bonari e gli espropri approvati entro fine 2012; allo stesso modo, possono trovare una spinta anche i conferimenti e gli aumenti di capitale alle partecipate, attestati da provvedimenti assunti entro il 31 dicembre, e sulle altre spese occorre fare riferimento a «un documento che ne attesti l'esigibilità».


Con le prime istruzioni agli amministratori dei Comuni, che si devono divincolare nelle nuove regole per avviare i "loro" 5 miliardi senza inciampare nelle sanzioni, l'Anci offre un'interpretazione che amplia il più possibile il raggio d'azione del decreto che libera le risorse dai limiti del Patto. La lettura dei tecnici Anci-Ifel si fonda sulla sperimentazione della nuova contabilità locale, che nel Dpcm del 28 dicembre 2011 definisce «esigibile» la «somma per la quale non esistono ostacoli al pagamento». 
Con lo stesso spirito, la nota di lettura spiega che il tenore letterale della norma (articolo 1, comma 1 del Dl 35) permette di far rientrare anche i pagamenti esigibili al 31 dicembre 2012 ma «sostenuti nei primi mesi del 2013». In questa direzione, timidamente, va la "gerarchia" dei pagamenti prevista dalla Ragioneria generale nei prospetti che gli enti devono inviare per chiedere di sbloccare le somme, e che oltre ai debiti per appalti o altre voci di conto capitale ancora non pagati comprendono anche le stesse voci esigibili a fine 2012 e pagate nei primi mesi del 2013 (si veda Il Sole 24 Ore del 13 aprile). Sul punto la nota Anci, che nasce per orientare l'attività delle amministrazioni, si limita a prendere atto della scansione fissata dalla Ragioneria, che consente di collegare il «bonus» ai pagamenti già effettuati solo se le richieste per quelli non ancora pagati non esauriranno il plafond disponibile. Rimane il fatto, comunque, che questo meccanismo rischia di non offrire alcun aiuto a chi ha pagato, anche perché la Ragioneria specifica che gli enti privi di arretrati non pagati non potranno partecipare alla ripartizione successiva degli eventuali spazi non assorbiti dalle richieste sui debiti incagliati. L'attenzione prioritaria agli arretrati non ancora liquidati è dovuta alla natura del provvedimento ma all'atto pratico, oltre ad escludere dall'allentamento dei vincoli proprio i Comuni «virtuosi» nella gestione dei pagamenti, può avere effetti collaterali sulle prospettive delle imprese che lavorano con loro: mentre il Patto continua ad aumentare le proprie richieste, chi ha pagato di più nei primi mesi del 2013 corre rischi maggiori di vedersi esaurire presto gli spazi finanziari concessi dalle regole di finanza pubblica, e quindi di vedersi formare una mole di nuovi arretrati bloccati nelle casse invece di poter essere liquidati ai fornitori.
Tornando alla nota di lettura, i tecnici Anci sottolineano gli effetti indiretti del meccanismo riservato alle Regioni, che in prima battuta dovranno utilizzare le risorse liberate dal decreto per pagare i loro debiti nei confronti dei Comuni: questo sistema, spiegano le istruzioni, «oltre a generare liquidità libererebbe spazi finanziari equivalenti» all'interno del dare-avere del Patto, e i Comuni potrebbero utilizzarli «prioritariamente, e quindi non esclusivamente» per il pagamento dei vecchi debiti. Per questa via si potrebbe in parte attenuare dunque l'esclusione dei Comuni «virtuosi» dagli aiuti, ma tutto dipende ovviamente dalle singole variabili regionali.

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