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Pagamenti, il 10% in burocrazia - Il Corriere della Sera del 7 maggio

  • 07 Mag, 2013
Pubblicato in: Pagamenti
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Il dubbio si insinua sempre più forte tra le imprese. Forse si è gridato troppo presto al miracolo dopo l'approvazione del decreto legge 35/2013 sul pagamento dei debiti della Pubblica amministrazione. Con l'aiuto del Centro Studi Cna, abbiamo provato a percorrere l'iter che dovranno svolgere le imprese che hanno crediti commerciali scaduti prima del 31 dicembre 2012 nei confronti delle pubbliche amministrazioni.

 

Le amministrazioni pubbliche lo scorso 29 aprile dovrebbero già aver provveduto a registrarsi su una piattaforma per comunicare l'elenco di tutti i debitori. Alle imprese non rimarrebbe altro da fare se non attendere, con pazienza, il 30 giugno, data entro la quale dovrebbero ricevere una comunicazione da parte dell'amministrazione debitrice contenente l'importo dovuto e la data entro la quale il debito sarà saldato. Per tutelarsi, l'azienda o il professionista creditore può segnalare (prima del 15 settembre) all'amministrazione pubblica debitrice l'importo e gli estremi identificativi del credito vantato nei confronti della stessa. Entro il 15 settembre le amministrazioni pubbliche dovranno pubblicare un elenco ufficiale di tutti i debiti certi ed esigibili. Chi starà nell'elenco avrà un attestato che abbia valore di certificazione. Ma che succede se l'elenco dei debitori è errato? In caso di omessa, incompleta o erronea comunicazione da parte dell'amministrazione pubblica, il creditore può richiedere all'amministrazione di correggere o integrare la comunicazione del debito. Passati 15 giorni dalla data di ricevimento della richiesta, se l'amministrazione non provvede, il creditore può presentare istanza di nomina di un Commissario ad acta. Tutto risolto? Non proprio. Perché i soldi non basteranno per tutti e perché si prevedono errori e inesattezze in serie. Come se non bastasse, quello che otterranno le aziende non sarà un documento utilizzabile al 100%. In effetti si tratta di una certificazione, però, non conterrà la data del pagamento e pertanto le imprese che non saranno pagate con le risorse rese disponibili dal decreto-legge non potranno sperare di riuscire a cedere il credito alle banche che vogliono essere rassicurate sulla scadenza ed avranno serie difficoltà anche a ottenere ulteriori anticipazioni.

Inoltre, tutto l'iter burocratico che porta alla richiesta del rimborso presenta ulteriori inghippi, per esempio quello segnalato dai Consulenti del lavoro in merito al Durc (documento unico di regolarità contributiva): le aziende che vogliono il rimborso, devono essere a posto con il pagamento dei tributo. Giusto. Ma alcune non lo sono proprio perché non sono riuscite a incassare i crediti da parte della stessa Pa. In mezzo a tante pastoie burocratiche le imprese perdono denaro. Quanto? Dipende dalla durata del ritardo rispetto alla data della fattura. Nel caso in cui l'impresa abbia portato le fatture in banca per ottenere una anticipazione non è azzardato valutare tassi prossimi al 10% annuo. Qualora poi vi fossero le condizioni per riuscire a cedere il credito, il prezzo di realizzo sarebbe strettamente legato alla data promessa di pagamento. La legge prevede che debbano essere riconosciuti gli interessi di mora per il ritardato pagamento ma nelle procedure pare non vi sia traccia di ciò. Insomma, l'impresa creditrice non possiede strumenti efficaci a garantire un rapido recupero delle somme. Questo, unito ai legacci burocratici, potrebbe portare a un danno economico. Oltre alla beffa.

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