Come emerso fin da subito, i 40 miliardi messi in campo da qui al prossimo anno, infatti, rappresentano solo una quota della massa di crediti non riscossi nei confronti soggetti pubblici, sulle cui dimensioni effettive continuano a mancare informazioni precise. Da questo punto di vista le incertezze sono ancora tante e gli emendamenti presentati in parlamento, lungi dal risolverle, ne creano di nuove. Il rischio che si profila, quindi, è quello di fare fi gli e fi gliastri, discriminando alcuni creditori a scapito di altri che hanno lo stesso diritto (e la medesima necessità) di essere pagati. I passi già compiuti... La prima fase di attuazione del dl 35 è stata di fatto completata. Il che lascia ben sperare circa la possibilità di vedere presto ripartire i pagamenti. Finora, in effetti, le p.a. hanno mantenuto un atteggiamento prudente, in attesa di vedere gli sviluppi del percorso tracciato ad aprile dal governo Monti. Nell'ultima settimana, tuttavia, si è registrata un'importante accelerazione, con l'adozione dei decreti fi nalizzati a distribuire le risorse stanziate dal provvedimento. Oltre ai 500 milioni destinati ad accelerare i pagamenti delle amministrazioni statali, sono giunti al capolinea quelli indirizzati agli enti locali e alle regioni. A province e comuni, in particolare, sono arrivati 4,5 miliardi di bonus per derogare agli stringenti vincoli del Patto di stabilità interno (che rappresentano la principale causa dei ritardi) e altri 3,6 miliardi cash erogati dalla Cassa depositi e prestiti. Ora non ci sono più scuse: sindaci e presidenti degli enti di area vasta sono fi nalmente nella condizione di allargare i cordoni della borsa.
Meno immediato l'effetto delle misure dirette alle regioni, che pure hanno ottenuto corpose iniezioni di liquidità per pagare i propri debiti (sia sanitari sia riferiti ad altri ambiti). Per poter utilizzare queste risorse, infatti, i governatori dovranno individuare convincenti forme di copertura finanziaria degli oneri per i futuri rimborsi dei prestiti concessi loro dallo stato. Inoltre, prima di fi nire sui conti correnti dei fornitori, i soldi dovranno passare dalle casse regionali in quelle delle asl e degli stessi enti locali, con inevitabile allungamento dei tempi. ...e quelli ancora da compiere. Il problema principale riguarda quella che è stata definita la «fase 2», ovvero l'individuazione di ulteriori disponibilità per far fronte ai debiti che resteranno insoddisfatti. Al momento, non si hanno ancora certezze sull'effettiva consistenza di queste passività, ma le cifre in gioco paiono decisamente superiori rispetto a quanto messo a disposizione dal dl 35. Al riguardo, la nebbia è ancora molto fitta e non è stata diradata neppure dopo il passaggio del provvedimento alla camera. Gli emendamenti approvati, infatti, non entrano nel merito, rinviando a una futura relazione da allegare documento di economia e fi nanza pubblica 2013 l'individuazione delle ulteriori iniziative, da assumere anche con la legge di stabilità 2014, al fine di completare il pagamento dei debiti pregressi. Nel frattempo, i creditori dovranno affi darsi alle procedure esistenti, ovvero ai meccanismi di cessione/anticipazione, ovvero alla compensazione con gli eventuali debiti fi scali. Anche da questo punto di vista, le novità normative portano luci e ombre. Sicuramente positivo è il rafforzamento della piattaforma telematica predisposta dal Mef per ottenere dalle p.a. debitrici la necessaria certificazione dei propri crediti, che è ormai divenuta l'unico canale al tal fi ne utilizzabile. Grazie alle sanzioni previste dal dl 35, si sta fi nalmente completando l'accreditamento delle p.a., che dal prossimo 1° giugno ed entro il 15 settembre dovranno comunicare l'elenco completo dei loro debiti certi, liquidi ed esigibili che risulteranno ancora da estinguere. Lo screening, inoltre, è divenuto annuale, poiché a decorrere dal 1° gennaio 2014, la comunicazione dovrà essere effettuata entro il 30 aprile di ogni anno con riferimento ai debiti in essere alla fine di quello precedente. Ciò dovrebbe contribuire a rendere più chiara e a tenere sotto controllo la situazione debitoria complessiva. Il problema è che per i creditori l'utilità di tali procedure è limitata. È vero che la comunicazione equivale a una certifi cazione del credito, il che semplifi ca la vita delle imprese, che non dovranno più passare attraverso le forche caudine delle richieste alle p.a. debitrici (con annessi ritardi nelle risposte). Ma nella maggior parte dei casi la certifi cazione verrà rilasciata senza indicazione della data di pagamento, il che la rende poco spendibile nei confronti delle banche e degli altri intermediari per ottenere un anticipo o lo sconto. A complicare ulteriormente il quadro, un correttivo introdotto nel corso dell'iter parlamentare ha reso l'indicazione della data di pagamento un requisito indispensabile per procedere alla compensazione dei crediti con i debiti fi scali, rendendo molto più remota questa possibilità e vanificando l'allargamento della misura a tutte le pendenze in essere al 31 dicembre 2012.