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Debiti Pa, 400 milioni «scippati» alle imprese - Il Sole24 ore del 4 giugno 2013

  • 04 Giu, 2013
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Nel suo ultimo passaggio utile in Senato la legge di conversione al decreto dei debiti sulla Pa imbarca una serie di risposte cruciali agli interrogativi che angosciano i Comuni, e che vengono tradotti in tre emendamenti firmati ieri pomeriggio dai relatori Giorgio Santini (Pd) e Antonio D'Alì (Pdl). Per pagare queste misure, però, si pescano 400 milioni dai fondi con cui la Cassa depositi e prestiti avrebbe dovuto distribuire la seconda tranche di anticipazioni di liquidità per il pagamento dei debiti alle imprese: si tratta del 10% dei 4 miliardi totali messi sul piatto all'inizio per le anticipazioni Cdp, in un programma in due tranche che vede ora sparire la seconda.

 

Sui testi si esprimerà in mattinata la commissione Bilancio, poi nel pomeriggio il testo andrà in Aula per l'approvazione e l'invio alla Camera per il via libera definitivo. Nei correttivi, che rinviano al 30 settembre l'approvazione dei preventivi 2013 e al 31 dicembre l'addio di Equitalia (con un'evoluzione del correttivo sulla Tares presentato venerdì), trovano spazio 600 milioni di euro, di cui 370 sul 2013 e il resto sul 2014, per rimborsare i sindaci dal pasticcio creato nel 2012 dall'Imu calcolata sugli immobili di proprietà comunale. Nel 2012 il gettito calcolato dall'Economia per ogni Comune comprendeva anche l'Imu che teoricamente l'ente avrebbe dovuto pagare a se stesso: all'apparenza si trattava di una partita di giro, ma in realtà queste risorse andavano ad alimentare le entrate teoriche, e di conseguenza i tagli compensativi ai fondi di riequilibrio. Proprio questi 600 milioni vengono presi in gran parte dai fondi residui per le anticipazioni di liquidità legate al meccanismo originario dello sblocca-debiti e per il fondo rotativo destinato agli enti che chiedono il «predissesto». Per evitare che il pasticcio viva una sorta di replica nel 2013, gli emendamenti cancellano la «riserva erariale» sugli immobili di categoria D di proprietà dei Comuni, che non dovranno quindi pagare allo Stato l'Imu al 7,6 per mille sui loro impianti sportivi, teatri, capannoni e così via. «Questi emendamenti - spiega il ministro agli Affari regionali e Autonomie Graziano Delrio - sono il frutto di un lavoro coordinato fra noi, il Viminale e l'Economia: si utilizzano le uniche risorse possibili, ma così si garantisce equilibrio a una platea più ampia di Comuni e quindi anche maggiori chance ai pagamenti diffusi. Le proposte intervengono anche sulla spending review, che sarebbe stato impossibile alleggerire ma che almeno prova a diventare più equa e a evitare le situazioni più drammatiche».
Su quest'altro capitolo dolente, cioè i 2,25 miliardi chiesti quest'anno ai Comuni dal Dl 95/2012, gli emendamenti intervengono infatti sui criteri di distribuzione dei tagli: la proposta è di non basare i tagli in base ai soli «consumi intermedi» registrati da ogni Comune nel 2011, ma di misurarli sulla media 2009/2011 evitando in ogni caso che un sindaco si trovi a dover affrontare tagli superiori del 250% alla media della propria classe demografica. Per questa via si prova ad attenuare gli effetti dell'ancoraggio ai «consumi intermedi» registrati dal ministero dell'Economia (sistema Siope), che nelle intenzioni del Governo Monti dovevano indicare i livelli di spreco di ogni amministrazione ma in realtà comprendono anche voci per servizi essenziali come il trasporto e l'igiene urbana. «Da questo punto di vista - rimarca Delrio - è fondamentale superare il meccanismo dei tagli lineari, e arrivare all'applicazione dei fabbisogni standard su cui il lavoro continua e deve arrivare al traguardo entro l'anno. Gli emendamenti danno una prima risposta, ora occorre lavorare in fretta perché il Paese non si può permettere che i Comuni vivano nell'incertezza». Per il sottosegretario all'Economia Pier Paolo Baretta le misure rappresentano «un primo passo verso la riforma del Patto di stabilità».
Anche perché il 2012 ha dimostrato che le incognite di finanza locale costano, e per diradarle bisogna mettere mano subito alla riforma del Fisco immobiliare: l'Economia è al lavoro per elaborare le diverse stime di scenario, all'interno di un gettito che nel complesso vale 50 miliardi.

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