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Quei 400 milioni dirottati in extremis - Il Sole24 ore del 5 giugno del 2013

  • 05 Giu, 2013
Pubblicato in: Pagamenti
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Il «dirottamento» dei 400 milioni che prima erano destinati ai pagamenti delle imprese e ora si trasformano in rimborsi ai Comuni rimane nella legge di conversione del decreto sblocca-debiti senza ripensamenti dell'ultima ora. Secondo il Governo la novità «non determina ricadute sulle finalità originarie di finanziamento». Nella relazione tecnica si legge che «dalle richieste di anticipazioni avanzate dagli enti locali è verosimile ritenere che per i Comuni si registrerà una più che adeguata liquidità per il pagamento dei debiti», senza bisogno della tranche aggiuntiva da 400 milioni (200 per quest'anno e altrettanti per il prossimo) che rischierebbe anzi «di rimanere inutilizzata».


In realtà, però, gli enti locali avevano inondato di richieste di anticipazioni la Cassa depositi e prestiti, al punto che nell'assegnazione delle risorse Via Goito non aveva potuto superare il 60% delle somme sollecitate dalle amministrazioni locali. Per capire il problema occorre fare un passo indietro alla serata di lunedì, quando fra gli ultimi emendamenti firmati dai relatori è comparsa una notizia buona per i sindaci ma non per le imprese in attesa dei pagamenti pubblici. In pratica (si veda Il Sole 24 Ore di ieri), il correttivo ha trovato 600 milioni per rimborsare i Comuni dell'Imu che in base alle vecchie regole avrebbero dovuto in teoria pagare a se stessi sui propri immobili e che si è trasformata in un taglio aggiuntivo ai fondi locali. Dove li ha trovati? In tempi di finanza pubblica senza "tesoretti", una quota rilevante delle risorse (400 milioni su 600) è stata appunto presa dalla «quota ulteriore» dei fondi Cdp.
Ciò che sembra «verosimile» alla relazione tecnica deve, però, fare i conti con i numeri: le istanze avanzate dagli enti avevano in realtà superato i 6 miliardi di euro, cioè oltre 2,4 miliardi in più rispetto ai 3,6 attualmente a disposizione. Ora si è passati alla fase della sottoscrizione dei contratti che porta all'erogazione effettiva delle somme.
Il rimborso dei 600 milioni di taglio-Imu, che corregge un infortunio nella disciplina originaria dell'imposta con cui si finiva per calcolare i tagli ai fondi locali sulla base di un gettito irreale, interessa invece tutte le amministrazioni locali. In questo modo si offrono risorse aggiuntive a una platea ampia di sindaci, che potrebbero impiegarle per i pagamenti. C'è però un problema importante: queste entrate non vengono conteggiate nel Patto di stabilità (perché in teoria le risorse erano già dei Comuni, quindi farle rientrare nel Patto avrebbe imposto un ritocco agli obiettivi di finanza pubblica), per cui non allentano i vincoli generali di spesa. Per evitare la replica del problema, poi, è stata abrogata la «quota erariale» sugli immobili di categoria D di proprietà dei Comuni.
Anche per questa ragione l'Anci, per bocca del presidente facente funzioni Alessandro Cattaneo, esprime «cauto apprezzamento» per le novità aggiunte nell'ultimo tratto dell'iter parlamentare del decreto sblocca-debiti (ora manca solo l'approvazione finale alla Camera, entro venerdì). I sindaci storcono il naso per «la mancata esclusione dei rimborsi dal Patto di stabilità», e tirando le somme parlano di «parziale soluzione dei problemi». Sempre in tema Imu, anche dopo che nei giorni scorsi il dipartimento Finanze ha concluso i calcoli sulle assegnazioni delle risorse ente per ente, le amministrazioni locali continuano a lamentare un "taglio-ombra" aggiuntivo da 500 milioni, legato ai mancati pagamenti e alla sospensione dei versamenti nelle zone terremotate che hanno ridotto il gettito dell'imposta senza modificare i tagli ai fondi. Su quest'ultimo punto, il nodo rimane la sforbiciata aggiuntiva da 2,25 miliardi prevista per il 2013. Anche su questo terreno, lo sblocca-debiti non ha potuto trovare risorse aggiuntive per cui si è concentrato sulla modalità di distribuzione: i tagli saranno calcolati sulle "spese di funzionamento" (che in realtà contemplano anche servizi) medie 2009-2011, e una clausola di salvaguardia impedirà che un Comune possa subire una stretta superiore del 250% alla media della propria fascia demografica.

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