Il nome della delibera tipo è tutto un programma: si chiamerà «oggi pago» e porterà i comuni a sforare inevitabilmente il patto di stabilità. Nel frattempo l'Associazione guidata da Graziano Delrio cercherà di raccogliere il maggior consenso possibile dalle associazioni imprenditoriali e dalle parti sociali. E a questo scopo ha organizzato per giovedì prossimo a Roma una manifestazione di sensibilizzazione sul tema dello sblocco dei pagamenti. Nella speranza di coinvolgere anche le forze politiche che siederanno nei due rami del parlamento al lavoro da oggi. «Abbiamo chiesto e ottenuto l'adesione di numerose forze politiche e sociali, che hanno in questi giorni pienamente sposato il nostro appello a sbloccare i pagamenti per salvare l'economia dal completo dissesto», ha spiegato Delrio. L'obiettivo numero uno è evitare il fallimento delle imprese e far ripartire gli investimenti comunali che dal 2007 al 2011 sono crollati di quasi il 23% anche a causa dei tagli subiti: 6 miliardi e 450 milioni in tre anni. Gli emendamenti a questo tanto auspicato decreto legge correttivo in materia di enti locali sono già pronti. E numerosi. Vanno dalla riforma del Patto (si chiede un miglioramento degli obiettivi in proporzione al fondo di cassa e ai residui passivi in conto capitale in modo da rendere possibile l'utilizzo delle risorse disponibili) all'Imu (gli enti vorrebbero conservare il gettito degli immobili di categoria D dal 2013 devoluto allo Stato) passando per la Tares e i contratti a termine delle scuole.Sul nuovo tributo ambientale, l'Anci chiede che venga abolito il termine di luglio 2013 per il pagamento della prima rata. Si tratta infatti, si legge nel dossier di emendamenti messi a punto dall'associazione, di una proroga che rischia di mettere in ginocchio i gestori del servizio di igiene urbana i quali praticamente non incasserebbero nulla per il primo semestre dell'anno. Mentre per quanto riguarda la scuola, i sindaci chiedono che venga chiarito in modo definitivo che i contratti a termine per assumere i supplenti nelle scuole gestite dai comuni siano esclusi dai limiti previsti dal dlgs n. 368/2001 in modo da garantire la continuità didattica. L'allarme lanciato dai ragionieri degli entiMa non c'è solo il Patto a complicare la vita dei comuni. A denunciare una generale ed insostenibile situazione di incertezza e difficoltà sono i responsabili dei servizi finanziari di dieci grossi municipi piemontesi (Alpignano, Caselle, Collegno, Cuneo, Grugliasco, Moncalieri, Pinerolo, Rivalta di Torino, Rivoli, Venaria Reale), che, in una lettera indirizzata al ministero dell'interno, hanno messo in fila le principali criticità che, allo stato attuale, rendono impossibile non solo l'approvazione dei preventivi 2013, ma financo la chiusura dei consuntivi 2012. Gli stessi ragionieri capo avevano già preso carta e penna un anno fa per lanciare un allarme analogo, ma da allora la situazione è ulteriormente peggiorata, anche a causa di una normativa contabile resa ancora più cogente e restrittiva dal dl 174/2012, che ha accresciuto enormemente le loro responsabilità, senza offrire alcuna tutela a chi ricopre tale ruolo. Come si legge nella missiva, molti sono i dati che i comuni ancora attendono per poter redigere bilanci su cui si possa apporre quel parere di regolarità contabile che dovrebbe attestare la «veridicità delle previsioni di entrata e di compatibilità delle previsioni di spesa».Il primo nodo è legato all'Imu 2012: gli incassi effettivi risultano spesso inferiori alle stime ministeriali, ma sono queste ultime a condizionare le assegnazioni del fondo sperimentale di riequilibrio, il cui esatto ammontare, pertanto, non è ancora noto. I conti, in base all'accordo raggiunto nella Conferenza stato-città il 1° marzo 2012, avrebbero dovuto essere chiudersi entro lo scorso mese di febbraio, ma ad oggi ai comuni non è pervenuta alcuna comunicazione ufficiale. Tali incognite si ripercuotono anche sul 2013, giacché il dato del fsr 2012 costituisce la base di partenza per stimare il nuovo fondo di solidarietà comunale, istituito dalla l 228/2012. Quest'ultima definisce solo i criteri di massima con i quali avverrà la relativa ripartizione, ma nella sostanza ad oggi nessun comune è in grado di sapere se e in quale misura dovrà concorrere ad alimentare il fondo (versando una quota del gettito Imu), o se viceversa ne sarà beneficiario. Incerto è anche l'impatto dei tagli previsti dal dl 95/2012, che per quest'anno valgono 2.250 milioni e che dovranno essere ripartiti sulla base dei consumi Siope 2011. C'è poi il capitolo Tares. Contabilmente, il principale punto interrogativo riguarda la maggiorazione per i servizi indivisibili. Al riguardo, l'unica certezza è che lo Stato tratterrà 0,30 euro a mq, tagliando di un ulteriore miliardo le spettanze comunali, ma non si sa quali saranno le basi di calcolo e la banca dati a cui attingerà per operare le trattenute sui singoli comuni. Tuttavia, la grana più grossa è legata alla proroga a luglio del termine di pagamento della prima rata, che sta mettendo in ginocchio, oltre che i gestori, anche i comuni, costretti ad erogare anticipazioni per evitare interruzioni del servizio e ricadute occupazionali. A passarsela peggio sono gli enti che, in regime Tia, avevano esternalizzato tutto il ciclo dei rifiuti, compresa la riscossione della tariffa, e che ora si trovano impossibilitati ad intervenire, poiché il bilancio assestato 2012, su cui si basa l'esercizio provvisorio 2013, non contempla i necessari stanziamenti. Tale problema, peraltro, è generalizzato: il regime dei dodicesimi, a cui sono costretti i tantissimi comuni ancora in attesa di approvare il nuovo bilancio, si basa, infatti, su cifre (quelle delle scorso anno) che non sono più attendibili, dal momento che le risorse disponibili per l'esercizio in corso saranno sicuramente inferiori. In una tale situazione, quindi, ad essere a rischio sono gli equilibri complessivi dei conti comunali.