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Il tasso di natalità nei comuni italiani - Scheda n.21

  • 29 Ott, 2014
Pubblicato in: Numeri e Territori
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Nonostante ormai da anni l'Italia presenti il tasso di natalità medio più basso d'Europa, nel corso del decennio 2002-2012 registra un incremento del dato passando da 7,72 a 8,99 nati per 1.000 abitanti (+1,27).

Il trend di crescita è riscontrabile nel periodo analizzato nei comuni di tutte le regioni italiane anche se risulta importante sottolineare il mutamento che subiscono negli anni le dinamiche demografiche nel nostro paese: se, infatti, fino a pochi anni fa, il tasso di natalità era determinato soprattutto dalle nascite di bambini in famiglie residenti nei comuni dell'Italia centro-meridionale, oggi, all'opposto, sembrano essere i nuclei familiari che vivono nei comuni delle regioni settentrionali a contribuire nel sostenere e trainare tale indice.


Nelle amministrazioni localizzate nelle regioni meridionali, infatti, si registrano, in generale nel 2011, tassi di natalità inferiori a quello rilevato mediamente a livello nazionale. Rappresentano un'eccezione i comuni campani e siciliani rispettivamente con 9,69 e 9,34 nati per 1.000 abitanti. Nei territori comunali delle regioni settentrionali, all'opposto, si rilevano indici generalmente superiori alla media nazionale con le uniche eccezioni delle realtà amministrative della Liguria, che presentano il valore più contenuto del paese (7,11 nati per 1.000 abitanti), del Friuli-Venezia Giulia (8,04 nati per 1.000 abitanti) e del Piemonte (8,46 nati per 1.000 abitanti). E' invece nei comuni localizzati nel Trentino–Alto Adige che si registra il tasso di natalità più elevato del paese: ogni 1.000 abitanti si contano 10,11 nascite.
Lo scarto registrato tra il tasso di natalità del 2002 e quello del 2011 conferma l'inversione di rotta avvenuta nelle dinamiche demografiche precedentemente illustrata. Nelle realtà amministrative del sud si trovano, infatti, le variazioni positive più contenute, generalmente inferiori alla media nazionale (+1,27 nati per 1.000 abitanti), con la sola eccezione di quelle abruzzesi che passano da 7,05 a 8,44 nati per mille abitanti, con uno scarto pari a +1,39. I comuni campani che, come visto, registrano un elevato tasso di natalità, sono tuttavia quelli per i quali si rileva la crescita più contenuta pari appena a +0,11 nati per 1.000 abitanti, seguiti da quelli lucani che registrano uno scarto di +0,22 nati ogni 1000 abitanti.
I territori comunali del nord, all'opposto presentano, in generale, lo scarto di periodo più elevato, superiore a quello rilevato mediamente nel paese ad eccezione dei comuni localizzati in Trentino-Alto Adige e in Friuli-Venezia Giulia per i quali si rileva una crescita rispettivamente pari a +0,81 e +1,14. Sono le realtà delle Marche e dell'Emilia-Romagna a registrare lo scarto maggiore nel decennio: nel 2012 ogni 1.000 abitanti si contano due nascite in più rispetto al 2002. Sono infine 204 i comuni italiani in cui non si sono registrate nascite nel corso del 2011.

Gli indici del tasso di natalità presentano, in entrambe le annualità, valori simili tra loro, indipendentemente dalla classe di ampiezza demografica. L'unica eccezione è costituita dai comuni appartenenti alla taglia inferiore (0-2mila abitanti), che presenta il dato più contenuto (6,70 nati per 1.000 abitanti nel 2002 e 7,62 nel 2012).
Se nel 2002 i comuni con il maggior tasso di natalità erano quelli con 20mila-60mila abitanti, al 1° gennaio 2012 sono quelli appartenenti alla fascia dimensionale 10mila-20mila abitanti ad avere il primato, con 9,40 nati ogni mille abitanti.
Il tasso di natalità cresce all'aumentare della taglia demografica: ciò avviene fino alla classe di ampiezza intermedia (20mila-60mila abitanti). Nelle due fasce demografiche successive l'indice diminuisce per poi riprendere a salire nelle maggiori città (con oltre 250mila residenti), dove si registrano 8,89 nati ogni 1000 abitanti.
Infine, in generale, si osserva per i comuni appartenenti alle varie fasce di dimensione demografica un incremento del tasso di natalità nel 2012 rispetto al 2002. Lo scarto maggiore tra inizio e fine periodo si registra nei comuni di medie-piccole dimensioni, con popolazione compresa tra 2mila e 20mila abitanti, mentre nelle restanti classi di ampiezza la crescita è inferiore alla media nazionale.

I comuni con elevato tasso di natalità, con valori superiori alla media nazionale, sono concentrati, al nord, in Trentino-Alto Adige, Valle d'Aosta, Lombardia, in alcune aree del Piemonte, nel Veneto e nella parte centrale dell'Emilia-Romagna, al centro in quelli dell'Umbria, di alcune aree della Toscana e del Lazio, in particolare nel capoluogo e lungo la costa. Al sud tassi superiori a quello medio del paese si rilevano nelle realtà della Campania, in particolare del napoletano, della Puglia nelle province di Foggia, Bari e Taranto, della Sicilia, nel palermitano e nei comuni siracusani, ragusani e nisseni e della Sardegna, sulla costa nord orientale.
Tassi di natalità particolarmente elevati, pari o superiori a 12 nati ogni 1.000 abitanti, si individuano prevalentemente al nord in alcuni comuni valdostani, del Trentino-Alto Adige e del Piemonte. Si aggiungono alcune realtà della costa laziale e campana e della provincia reggina, in Calabria.

 

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