Per quanto riguarda il numero dei cancellati per l’estero, il valore nazionale del 2012 è pari a 106.216, mentre nel 2002 erano 41.756. La crescita è diffusa indistintamente nei comuni di tutte le regioni del Paese, tuttavia risulta concentrata prevalentemente in quelle del centro-nord. Nelle amministrazioni della Valle d’Aosta, del Veneto, dell’Emilia-Romagna e della Toscana il dato è più che quadruplicato rispetto al 2002, mentre, nelle realtà umbre e marchigiane, il valore del 2012 è superiore di oltre cinque volte. Nel sud del Paese, i comuni che presentano l’incremento più significativo sono ubicati in Abruzzo, Molise, Campania e in Sardegna, dove il valore, nel periodo considerato, è più che raddoppiato.
Nel complesso, poiché il numero degli iscritti dall’estero nelle anagrafi dei comuni italiani è superiore a quello dei cancellati per l’estero, il saldo di mobilità esterna, registra, mediamente, su tutto il territorio nazionale un incremento. Nel confronto tra i due anni di riferimento, le uniche regioni a subire una contrazione del saldo sono il Trentino-Alto Adige, il Veneto, il Friuli-Venezia Giulia, l’Umbria, le Marche e il Molise. Ad eccezione di quest’ultima, la crescita maggiore si registra nei comuni del Mezzogiorno, in particolare in quelli campani, calabresi e siciliani, dove il valore del 2012 è più che triplicato rispetto al 2002.
Analogamente il tasso di mobilità esterna nel periodo 2002-2012, calcolato in media per tutti i comuni italiani, registra una significativa crescita: l’indice medio nazionale, infatti, passa da +2,99 a +4,10 ogni 1.000 abitanti. I territori che sembrano essere particolarmente attrattivi tra gli stranieri, che hanno scelto il nostro Paese quale luogo di residenza, sono quelli del Lazio (+8,07), della Toscana (+5,70) e dell’Emilia-Romagna (+5,42).
Tabella 1 La mobilità esterna nei comuni italiani, per regione, 2002/2012 | ||||||||
Regione | Iscritti dall'estero | Cancellati per l'estero | Saldo di mobilità esterna | Tasso di mobilità esterna* | ||||
2002 | 2012 | 2002 | 2012 | 2002 | 2012 | 2002 | 2012 | |
Piemonte | 17.213 | 27.015 | 2.342 | 8.116 | 14.871 | 18.899 | 3,51 | 4,32 |
Valle d'Aosta | 389 | 703 | 60 | 249 | 329 | 454 | 2,72 | 3,55 |
Lombardia | 45.910 | 70.164 | 5.846 | 22.585 | 40.064 | 47.579 | 4,40 | 4,86 |
Trentino-Alto Adige | 5.249 | 6.412 | 1.012 | 3.519 | 4.237 | 2.893 | 4,46 | 2,78 |
Veneto | 25.151 | 28.270 | 2.683 | 12.371 | 22.468 | 15.899 | 4,91 | 3,26 |
Friuli-Venezia Giulia | 6.947 | 6.645 | 1.559 | 3.469 | 5.388 | 3.176 | 4,52 | 2,60 |
Liguria | 6.242 | 10.062 | 1.170 | 3.165 | 5.072 | 6.897 | 3,23 | 4,41 |
Emilia-Romagna | 20.859 | 32.245 | 1.978 | 8.526 | 18.881 | 23.719 | 4,66 | 5,42 |
Toscana | 15.512 | 27.890 | 1.668 | 6.859 | 13.844 | 21.031 | 3,94 | 5,70 |
Umbria | 4.501 | 5.657 | 357 | 1.860 | 4.144 | 3.797 | 4,97 | 4,28 |
Marche | 7.812 | 9.516 | 622 | 3.158 | 7.190 | 6.358 | 4,90 | 4,11 |
Lazio | 21.775 | 52.492 | 5.743 | 7.657 | 16.032 | 44.835 | 3,12 | 8,07 |
Abruzzo | 4.465 | 6.577 | 572 | 2.169 | 3.893 | 4.408 | 3,06 | 3,36 |
Molise | 904 | 1.110 | 264 | 543 | 640 | 567 | 1,99 | 1,81 |
Campania | 7.334 | 21.417 | 2.149 | 4.830 | 5.185 | 16.587 | 0,91 | 2,87 |
Puglia | 6.537 | 12.448 | 3.394 | 4.326 | 3.143 | 8.122 | 0,78 | 2,01 |
Basilicata | 1.139 | 1.988 | 550 | 795 | 589 | 1.193 | 0,99 | 2,07 |
Calabria | 4.450 | 9.090 | 2.714 | 3.030 | 1.736 | 6.060 | 0,86 | 3,09 |
Sicilia | 8.826 | 16.162 | 5.991 | 6.786 | 2.835 | 9.376 | 0,57 | 1,88 |
Sardegna | 1.987 | 4.909 | 1.082 | 2.203 | 905 | 2.706 | 0,55 | 1,65 |
ITALIA | 213.202 | 350.772 | 41.756 | 106.216 | 171.446 | 244.556 | 2,99 | 4,10 |
*Valori ogni 1.000 abitanti |
Fonte: elaborazione IFEL-Dipartimento Economia Locale su dati Istat, anni vari
L’analisi dei dati in relazione alle classi di ampiezza dei comuni evidenzia come, in generale, il numero degli iscritti, sia nel 2002 che nel 2012, aumenti con la taglia demografica, con l’unica eccezione delle realtà con popolazione compresa tra 60mila e 249.999 abitanti, per le quali si registra una contrazione per poi riprendere a crescere nei centri di maggiori dimensioni. La situazione è pressoché analoga per il dato sul numero dei cancellati per l’estero. L’unica differenza si nota nei comuni con una popolazione compresa tra 10mila e 19.999 abitanti, dove nel 2002 si osserva un valore inferiore rispetto alla classe precedente, mentre si conferma il calo, in entrambi gli anni, per la classe di ampiezza 60mila-249.999.
Nei comuni di tutte le fasce demografiche, comunque, si registra un saldo positivo: ciò significa che, indipendentemente dalla taglia demografica, il numero di coloro che hanno deciso di trasferire la propria residenza dall’estero verso un comune italiano è superiore rispetto a quanti hanno eletto come propria residenza una località all’estero.
Il tasso di mobilità esterna, registrato nel 2012, tende a crescere all’aumentare della classe di ampiezza demografica con una sola eccezione nei comuni con popolazione compresa tra 2mila e 4.999, dove si registra una leggera contrazione rispetto alla fascia immediatamente precedente. In sintesi chi si trasferisce nel nostro Paese sembra privilegiare i centri maggiori, più serviti e dove si incontrano maggiori possibilità lavorative e di studio. Le 12 grandi città italiane si confermano nel 2012 le mete preferite, registrando il più alto tasso di mobilità esterna pari a +8,21 ogni 1.000 abitanti.
Tabella 2 La mobilità esterna nei comuni italiani, per classe demografica, 2002/2012 | ||||||||
Classe di ampiezza demografica | Iscritti dall'estero | Cancellati per l'estero | Saldo di mobilità esterna | Tasso di mobilità esterna* | ||||
2002 | 2012 | 2002 | 2012 | 2002 | 2012 | 2002 | 2012 | |
0 - 1.999 | 11.954 | 14.825 | 2.574 | 6.469 | 9.380 | 8.356 | 2,80 | 2,50 |
2.000 - 4.999 | 24.223 | 30.623 | 3.867 | 13.856 | 20.356 | 16.767 | 3,08 | 2,47 |
5.000 - 9.999 | 28.276 | 39.763 | 5.053 | 16.053 | 23.223 | 23.710 | 2,99 | 2,86 |
10.000 - 19.999 | 30.872 | 50.203 | 4.900 | 17.436 | 25.972 | 32.767 | 2,90 | 3,38 |
20.000 - 59.999 | 38.095 | 66.787 | 7.904 | 20.636 | 30.191 | 46.151 | 2,35 | 3,44 |
60.000 - 249.999 | 34.754 | 59.738 | 6.652 | 15.421 | 28.102 | 44.317 | 3,12 | 4,77 |
>= 250.000 | 45.028 | 88.833 | 10.806 | 16.345 | 34.222 | 72.488 | 3,88 | 8,21 |
ITALIA | 213.202 | 350.772 | 41.756 | 106.216 | 171.446 | 244.556 | 2,99 | 4,10 |
*Valori ogni 1.000 abitanti |
Fonte: elaborazione IFEL-Dipartimento Economia Locale su dati Istat, anni vari
Se si osservano le variazioni annue del tasso di mobilità esterna, per classe di ampiezza, emerge come per tutte le taglie demografiche si rilevi tendenzialmente lo stesso andamento, in linea con il trend nazionale. L’unica eccezione è costituita dalle realtà di maggiori dimensioni, con oltre 250mila abitanti, per le quali si registrano andamenti più incisivi.
Tra il 2002 e il 2003 si rileva in generale un incremento del tasso di mobilità esterna, che poi inizia a decrescere progressivamente fino al 2006. Da tale anno fino al 2007 l’indice registra una significativa crescita, presentando il tasso di mobilità esterna di periodo più elevato. Dal 2007, fatta eccezione per le 12 grandi città, si assiste ad una frenata di tale andamento e ad una nuova inversione di tendenza fino al 2009, quando l’indice accenna, seppur lievemente, ancora una volta un trend di crescita. Dal 2010 si assiste ad un calo della mobilità esterna che caratterizza, anche se con diverse intensità, tutte le classi di ampiezza.
Nei comuni con oltre 250mila abitanti, invece, il tasso di mobilità esterna registra, dal 2002 al 2004 un significativo incremento, per poi, come nelle altre classi di ampiezza, arrestarsi ed iniziare a decrescere fino al 2006. Da questo momento l’indice ricomincia a crescere, per poi calare, come visto, dal 2010.
Grafico 1 La mobilità esterna nei comuni italiani, per classe demografica, 2002-2012
Dal punto di vista geografico, si evidenzia un tasso di mobilità esterna, in media superiore al valore nazionale, 4,10 ogni 1.000 abitanti, nei comuni localizzati nelle regioni del centro-nord, in particolare nel sud della Lombardia e del Piemonte, in Liguria, Emilia-Romagna, Toscana, Marche, Umbria e Lazio. Nelle aree comunali del sud il tasso di mobilità esterna assume generalmente valori più contenuti, con le sole eccezioni che riguardano alcune zone costiere della Calabria e del nord della Sardegna. Le amministrazioni in cui il tasso assume valori nulli o negativi sono prevalentemente localizzate all’estremo nord del Paese, lungo le aree di confine e nelle zone interne delle regioni meridionali, incluse le isole maggiori.