I comuni lombardi registrano, per entrambe le annualità, in valori assoluti il numero più consistente di stranieri residenti (rispettivamente 326.292 e 1.064.447, poco meno di un quarto del valore totale), così come le amministrazioni comunali di Molise e Valle d'Aosta registrano il dato più contenuto. Poco meno dei 3/4 degli stranieri regolari vivono nei comuni di sei regioni italiane, tutte localizzate nel centro-nord: si tratta delle realtà locali lombarde (23,3%), laziali (11,9%), emiliano-romagnole e venete (11%), piemontesi (8,7%) e toscane (8%). Tuttavia, nei comuni localizzati nelle regioni centro-settentrionali si registra un tasso di incremento mediamente inferiore al valore medio nazionale, con la sola eccezione di quelli piemontesi, liguri, emiliano-romagnoli, umbri e laziali.
All'opposto, le realtà amministrative comunali dell'Italia meridionale registrano un tasso di crescita tendenzialmente superiore alla media, ad esclusione di quelle pugliesi e siciliane.
I dati relativi alla popolazione straniera residente per classe di ampiezza demografica mettono in luce due aspetti principali. Il primo, più evidente, è che la presenza di cittadini non italiani cresce con l'aumentare della dimensione del comune. Se infatti nelle realtà amministrative con meno di 2mila abitanti vivono, complessivamente, 191.255 stranieri (il 4,2% del totale), nei comuni con oltre 5mila cittadini tale percentuale supera il 13% e sale ulteriormente ad oltre il 20% nelle 12 maggiori città, dove risiedono 922.238 cittadini stranieri. La seconda considerazione è legata invece ai tassi di crescita della popolazione straniera. In questo caso, infatti, nelle realtà con oltre 250mila abitanti si osservano valori non solo inferiori alla media nazionale, ma anche a quelli rilevabili in tutte le altre classi di ampiezza demografica. È nelle città medie (con popolazione compresa tra 10mila e 60mila unità) che si rilevano le percentuali di crescita maggiori (superiori al 260%), le uniche con una variazione superiore al dato medio nazionale.
Queste due osservazioni sembrano dunque confermare come gli stranieri scelgano inizialmente di stabilirsi nelle realtà territoriali più ampie dove hanno a disposizione reti di solidarietà comunali più organizzate, mentre in una fase successiva, una volta che il processo di stabilizzazione è maturo, scelgono sempre più di trasferirsi nei centri minori, più vivibili e dove maggiori sono le possibilità di integrazione.