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Le unioni di comuni - Scheda n.1

  • 28 Ott, 2014
Pubblicato in: Numeri e Territori
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Alla luce delle ultime disposizioni introdotte dalla legge n. 135/2012 (c.d. SpendingReview 2) relative all'associazionismo intercomunale obbligatorio per i comuni fino a 5.000 abitanti, risulta evidente come il fenomeno delle unioni di comuni assuma sempre un rilievo maggiore per il riordino territoriale dei piccoli comuni.

A settembre 2012 le unioni in Italia sono 371, alle quali partecipano 1.868 comuni, ossia il 23,1% delle amministrazioni comunali italiane (Tabella 1 e Figura 1). Esse sono distribuite eterogeneamente nel paese: si va dalle oltre 50 unioni in Lombardia (59) e Piemonte (52), fino ad un minimo di una sola unione in Trentino-Alto Adige, Liguria, Umbria e Basilicata. Si noti che in Valle d’Aosta non risulta attivata alcuna unione.Anche il tasso di adesione alle unioni è fortemente variabile: i comuni sardi sono quelli più coinvolti in unioni (il 73,5% di questi ne fa parte), seguono i comuni toscani, emiliano-romagnoli e siciliani (con tassi di partecipazione tra il 44% ed il 46%). I livelli di adesione più contenuti si registrano in Trentino-Alto Adige, Liguria, Basilicata, Friuli-Venezia Giulia ed Umbria, regioni in cui meno del 10% dei comuni è membro di un’unione. Mediamente per ciascuna unione si contano 5 comuni, tuttavia esistono 62 unioni composte soltanto da due comuni, inoltre si contano 18 unioni alle quali aderiscono più di 10 amministrazioni comunali. Le due unioni con il maggior numero di comuni membri si trovano in Sardegna: si tratta dell’unione “Alta Marmilla”, con 20 comuni partecipanti (dei quali nessuno supera la soglia dei 5.000 abitanti) e l’unione “Della Marmilla”, con 18 comuni. Il comune più popoloso in un’unione è Brindisi, con oltre 89mila abitanti al 1° gennaio 2012. La città pugliese fa parte dell’unione “Valesio”.

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