Negli ultimi 8 anni il personale comunale in servizio ha subito una progressiva e sensibile riduzione (Figura 1). Se, infatti, nel 2007 ammontava a 479.233 unità, nel 2014 il valore si riduce a 416.964, con una variazione percentuale di periodo che si attesta al -13,0%.
La riduzione percentuale più significativa, pari al -3,2%, è quella rilevata nel passaggio tra il 2011 ed il 2012: in tale intervallo, infatti, il personale comunale in servizio è diminuito, in valore assoluto, di oltre 14 mila unità.
Figura 1 Il personale in servizio delle amministrazioni comunali italiane, 2007 – 2014
Negli 8 anni considerati, la riduzione del numero complessivo di unità di personale comunale in servizio ha colpito in misura maggiore la componente di genere maschile (Figura 2), che si è contratta di quasi il doppio (-39.000 unità) rispetto alla riduzione avvenuta a carico della componente femminile (-23.269).
Figura 2 Il personale in servizio delle amministrazioni comunali italiane, per genere, 2007 – 2014
L’analisi dell’incidenza percentuale del personale in servizio di genere femminile sul totale conferma quanto sopra esposto. Infatti, il valore dell’indicatore è sempre cresciuto, anche se in misura minore dal 2011, in tutte e 8 le annualità considerate (Figura 3). Nel 2007 il personale in servizio di genere femminile rappresentava poco più della metà dell’universo complessivo, il 51,0%; nel 2014 l’incidenza delle donne sul totale raggiunge il 53,0%.
Figura 3 L’incidenza percentuale di personale di genere femminile, in servizio nelle amministrazioni comunali, 2007 – 2014
Nel corso degli 8 anni osservati, il numero di unità di personale comunale in servizio ogni 1.000 abitanti è passato da 8,04, rilevato nel 2007, a 6,89 nel 2014 (Figura 4). Una riduzione di periodo dunque pari al -14,3%
Figura 4 Il personale in servizio delle amministrazioni comunali italiane, per 1.000 abitanti, 2007 – 2014
Il tasso di natalità nelle amministrazioni italiane registra un indice negativo nelle regioni del sud con livelli inferiori a quelli rilevati mediamente a livello nazionale. Rappresentano un’eccezione i comuni campani e siciliani rispettivamente con 8,72 e 8,53 nati per 1.000 abitanti. Nei territori comunali delle regioni settentrionali si rilevano invece indici superiori alla media nazionale per il 50% delle realtà considerate.
Nei comuni del Trentino-Alto Adige si registra il tasso di natalità più elevato del Paese (9,61 nati per 1.000 abitanti), seguiti da quelli della Lombardia (8,41 nati per 1.000 abitanti), ed Emilia-Romagna (8,05 nati per 1.000 abitanti). Tuttavia, il valore più contenuto del Paese (6,90 nati per 1.000 abitanti), si riscontra nelle realtà amministrative della Liguria.
Tra i comuni localizzati nelle regioni centrali si osservano tassi inferiori alla media nazionale, fatta eccezione per il Lazio, dove il tasso di natalità è pari a 8,19 nati ogni 1.000 abitanti (Tabella 1).
Lo scarto registrato tra il tasso di natalità e quello di mortalità nelle realtà amministrative, evidenzia come nelle regioni del sud si trovino le variazioni negative più evidenti, ad eccezione di quelle campane (-0,99 nati per 1.000 abitanti).
Anche i territori comunali del nord presentano uno scarto di periodo negativo che, tuttavia risulta sempre inferiore rispetto a quello nazionale, con la sola eccezione dei comuni localizzati in Trentino Alto Adige (-0,72 per ogni1.000 abitanti).
I comuni del centro Italia presentano anch’essi uno scarto di periodo negativo, ma non superiore a quello nazionale.
Analizzando invece il tasso di mortalità nazionale i comuni liguri registrano il valore assoluto più elevato, pari a 13,62 decessi ogni 1.000 abitanti. A differenza del tasso di natalità, per il valore del tasso di mortalità non si nota una chiara correlazione con l’area geografica di appartenenza del comune. Infatti, la presenza di tassi di mortalità superiori alla media nazionale si registra al nord, nelle amministrazioni piemontesi (12,28), friulane (12,12); al centro, nei comuni umbri (12,13), toscani (12,11) e marchigiani (11,79); al sud, nelle realtà molisane (12,45), abruzzesi (11,58) e lucane (11,18).
Lo stesso discorso può essere fatto per le realtà territoriali che presentano tassi di mortalità più contenuti. Il primato spetta ai comuni del Trentino-Alto Adige con 8,88 decessi ogni 1.000 abitanti, seguiti dalle realtà pugliesi e campane che presentano, rispettivamente, tassi pari a 9,69 e 9,71.