Presentato il quinto dossier del Servizio studi – Dipartimento Ambiente della Camera dei Deputati in collaborazione con il Cresme dal titolo: “Il recupero e la riqualificazione energetica del patrimonio edilizio: una stima dell’impatto delle misure di incentivazione”.
Il dossier mette in risalto la qualità delle incentivazioni attuate dal Governo; recentemente anche il Ministro Graziano Delrio, in audizione in Commissione Ambiente alla Camera, ha rilevato la qualità di tali politiche, sottolineando come Ecobonus, Sismabonus e detrazioni per gli interventi di ristrutturazioni potrebbero essere prorogati per cinque anni nei condomìni, mentre si pensa anche alla proroga del Bonus Mobili.
La qualità del lavoro profuso relativamente alle incentivazioni edilizie ha evidenziato che gli incentivi fiscali per tali interventi hanno attratto, dal 1998 all’anno corrente, circa 16 milioni di operazioni. Questi numeri tradotti stanno a significare che ci si riferisce al 62% di famiglie italiane stimato dall’Istat pari a 25,9 milioni. Nello stesso periodo le misure di incentivazione fiscale hanno attivato investimenti pari a 264 miliardi di euro, di cui 229,4 miliardi hanno riguardato il recupero edilizio e 34,6 miliardi la riqualificazione energetica.
Il dossier creato assieme al Cresme è un aggiornamento del precedente che è datato novembre del 2013, con dei successivi aggiornamenti avvenuti nel 2014 e nel 2015. I cambiamenti si intendono relativamente al dato a consuntivo relativo all’annata 2016, mentre i dati riguardanti il 2017 si basano su rilevazioni riguardanti i primi sette mesi dell’anno. Il lavoro presenta una prima analisi riguardante l’articolazione regionale del ricorso agli incentivi per l’attività di recupero edilizio e di riqualificazione energetica, che è basata sui dati relativi agli importi in detrazione nelle dichiarazioni dei redditi dal 2010 al 2016.
Il dato a consuntivo per il 2016 indica una serie di investimenti pari a 28.243 milioni di euro veicolati dagli incentivi riconducibili a 3.309 milioni di euro per la riqualificazione energetica e a 24.934 milioni di euro per il recupero edilizio. Per il 2017 le previsioni ci indicano un volume di investimenti complessivo sui livelli del 2016, con 28.030 milioni di euro, imputabili per 3.249 milioni di euro alla riqualificazione energetica e per 24.781 milioni al recupero edilizio.
Nel dossier emerge significativamente che il meridione d’Italia è ricorso in maniera rilevante agli incentivi statali in corrispondenza della maggiorazione delle aliquote. Peraltro, una prima analisi del ricorso agli incentivi su base regionale, confrontando i dati degli importi dei lavori in detrazione relativi al biennio 2015-2016 con quelli del biennio 2010-2011, mostra un aumento degli importi dei lavori portati in detrazione del 68%, che rappresenta un indicatore dell’incremento delle attività. Da questi dati le Regioni meridionali segnano un incremento all’incentivazione con tassi di crescita del 92% al Sud e del 99% nelle Isole, anche se rappresentano il 13,5% del totale nel biennio 2015-2016 (in tali due aree risiede il 34,3% della popolazione).
Ovviamente gli investimenti veicolati dalle misure di incentivazione fiscale hanno generato un rilevante impatto sull’occupazione, i cui effetti risulterebbero maggiori alla luce dei nuovi dati, considerato che nel periodo 2011-2017 i predetti investimenti avrebbero attivato 1.729.248 occupati diretti, mentre si stimano in 864.625 quelli attivati nell’indotto. Nel 2017 le stime riguardano 418.431 occupati, comprensivi anche dell’indotto, di cui 278.954 impiegati nell’attività edilizia diretta e 139.477 nell’indotto industriale e di servizio. Tali stime hanno caratterizzato gli incentivi come una misura anticiclica in un settore in grave crisi economica ed occupazionale.
Una stima dell’impatto sulla finanza pubblica delle misure di incentivazione fiscale attivate nel periodo 1998-2017, elaborata dal CRESME, evidenzia, a fronte di minori introiti conseguenti alla defiscalizzazione stimati in 122,7 miliardi di euro, un gettito fiscale e contributivo in base alla legislazione vigente, per i lavori svolti, pari a 100,0 miliardi di euro con un saldo totale negativo di 22,7 miliardi di euro, pari a 1,1 miliardi di euro medi annui dal 1998 al 2017.
Considerando, però, che lo Stato incassa i proventi spettanti nell’anno di esecuzione dei lavori e “spalma” le detrazioni fiscali (il mancato gettito) nell’arco dei successivi dieci anni, l’introduzione di ulteriori elementi di natura finanziaria basati sull’attualizzazione dei valori precedentemente esposti modificherebbe il saldo generando un risultato di -1,1 miliardi di euro.
Un ulteriore affinamento dell’analisi, da un lato, basata sulla considerazione dei minori introiti legati agli interventi di miglioramento dell’efficienza energetica (minori imposte sui consumi di energia) e, dall’altro, della quota di gettito per lo Stato derivante dai consumi e dagli investimenti mobilitati dai redditi aggiuntivi dei nuovi occupati (quota ricavata dalla matrice di contabilità sociale) determinerebbe un risultato differente, che si tradurrebbe in un saldo positivo per lo Stato di 8,8 miliardi di euro.
Infine, le analisi del Cresme ci dicono che per il belpaese, relativamente al periodo 1998-2017, il sistema delle agevolazioni è capace di generare un saldo di oltre 21 miliardi di euro.