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Gli appalti e le transizioni

  • 01 Set, 2022
Pubblicato in: Notizie
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Dialogo con Gelsomina Macchitella, Dirigente del Settore Sviluppo Economico del Comune di Brindisi e Daniela Luisi, Responsabile dell’Ufficio InformAmbiente del Comune di Padova

La spesa pubblica diventa la leva per le transizioni, traducendo le strategie in atti amministrativi per l’affidamento e la realizzazione degli interventi desiderati. Per questo la scelta dei fornitori di beni e servizi pubblici richiede di pensare, fin dall’inizio, agli impatti desiderati.

Affinché un investimento pubblico produca valore condiviso è certamente necessario impostare una strategia volta ad ottenere obiettivi precisi, così come è importante tradurre la strategia in una progettualità adeguata. Dopo di ché, c’è un terzo passaggio che ha un ruolo-chiave ed è l’affidamento della realizzazione del progetto (o di alcune sue parti) agli attori “giusti”. L’attuazione di ogni progettualità passa da una fase critica: la scelta del modello di procurement che, sempre di più, richiede al committente pubblico di condividere con i propri fornitori e partner, una serie di azioni volte a garantire la sostenibilità (ambientale, sociale ed economica) delle azioni messe in campo e volte altresì a garantire la realizzazione degli impatti desiderati. Scegliere i fornitori di beni e servizi pubblici richiede di pensare, fin dall’inizio, agli impatti che si vogliono ottenere attraverso l’investimento.

La spesa pubblica diventa, dunque, la leva per i cambiamenti e le transizioni, traducendo le strategie in atti amministrativi per l’affidamento e la realizzazione degli interventi: per questo è cruciale come ciò che è stato inizialmente progettato si trasferisca negli atti di affidamento.

E’ quanto emerso nel corso dell’intervista con Gelsomina Macchitella e Daniela Luisi che hanno presentato, in particolare, due progetti: Appia 2030 – che ha come capofila il Comune di Brindisi-  e Veneto ADAPT -con capofila il Comune di Padova. Entrambi sono centrati sui temi del green e della sostenibilità ambientale. In particolare Appia 2030 intende fare di Brindisi la capitale del turismo lento ed esperienziale, a partire da una strategia che valorizzi l’itinerario turistico collegato alla via Appia. Il progetto Veneto ADAPT (che da poco si è concluso) si è concentrato, invece, sul cambiamento climatico e ha coinvolto alcune città del Veneto centrale con problemi determinati dall’assetto idrogeologico e dalle isole di calore.

In tutti e due i casi il metodo di lavoro è stato aperto e partecipato, con il coinvolgimento delle comunità e di diversi portatori di interesse. I fornitori esterni coinvolti sono stati scelti sulla base delle necessità specifiche: nel caso di Brindisi, parlando di mobilità lenta, sono state individuate due società che hanno un focus specifico sui temi ambientali e sul rispetto della natura, cammino lento e mobilità sostenibile. Nel caso di Veneto ADAPT, invece, l’azione di coinvolgimento realizzata dal Comune di Padova è stata ampia, anche grazie alle modalità ormai tradizionali di confronto con il territorio che il Comune ha già da anni, dove tutti sono coinvolti: dalla società civile, ai professionisti, alle imprese, alle associazioni di categoria.

Negli ultimi anni c’è stata una forte spinta (che arriva anche dall’Europa) verso l’applicazione di novità che possono aiutare le amministrazioni comunali a scegliere i partner e i fornitori più adeguati per realizzare progetti innovativi con impatti ambientali, sociali ed economici positivi. Per esempio, il codice degli appalti ha inserito i CAM (Criteri Ambientali Minimi)[1], una novità che richiede di valutare l’offerta economicamente più vantaggiosa e, a differenza del ribasso, pone attenzione alla qualità. In questo modo il pubblico condiziona l’offerta esterna di beni e servizi: se cambia la domanda dovrà infatti cambiare anche l’offerta, permettendo al mercato di adattarsi ai criteri della PA. Dato che le verifiche delle dichiarazioni che le aziende presentano nelle gare non sono semplici, i Comuni, per scegliere i loro fornitori si orientano, come per esempio suggerisce Brindisi, su soggetti certificati: le certificazioni, infatti, sono uno dei criteri che garantiscono la presenza di certe condizioni e caratteristiche di qualità tecnica e di qualità. Il Comune di Padova, invece, da qualche anno si è dotato di un piano triennale degli acquisti verdi e sperimenta obiettivi che vadano oltre i CAM con interventi specifici come per esempio la riduzione dell’impatto degli eventi organizzati in città.

Dall’Europa è arrivato di recente un ulteriore impulso verso l’attenzione agli impatti sostenibili. Con il PNRR è stato inserito un altro parametro che deve essere rispettato per accedere alle risorse del Recovery and Resilience Facility: il principio del Do Not Significant Harm (DNSH) che prevede che gli interventi previsti dai PNRR nazionali non arrechino nessun danno significativo all’ambiente. Inoltre, i piani devono includere interventi che concorrono alla transizione ecologica.

Queste novità mettono in difficoltà coloro che, all’interno dei Comuni, si occupano dei lavori pubblici e che devono gestire le nuove indicazioni relative agli impatti traducendole in procedure per gli acquisti verdi e nella gestione di gare che tengano conto dell’obbligo di aggiudicare l’offerta non al prezzo più basso ma all’offerta economicamente più vantaggiosa. Gli operatori comunali sono spesso timorosi nell’applicazione di queste novità e richiedono a gran voce di essere supportati e formati (oltre che tranquillizzati) per poter rendere concrete queste nuove opzioni. La PA ha bisogno di orientamenti coerenti e di tanta formazione per adeguarsi alle nuove normative e per imparare a far fronte alla complessità.

Sono diverse, dunque, le questioni che si aprono rispetto alla gestione degli appalti come snodo per gli investimenti che accompagnano le transizioni:

  • le novità sul fronte degli appalti richiedono maggiore attenzione alla qualità sia da parte della domanda (PA) sia da parte dell’offerta (i fornitori che rispondono alla PA);
  • per realizzare un’opera servono tanti tipi diversi di competenze sia tecnico-amministrative sia competenze legate ad un sapere relazionare, a maggior ragione dovendo negoziare visioni e lavorando su aree vaste (come nel caso dei due progetti presentati nell’intervista);
  • sicuramente il PNRR sarà un elemento di svolta non solo per la quantità di finanziamenti ma perché obbligherà i progettisti e i funzionari dei Comuni a ragionare non solo su come spendono i soldi, quanto sugli impatti che l’opera può generare lungo tutto il suo ciclo di vita;
  • servono al più presto strumenti e azioni formative di supporto per gli operatori dei Comuni.

[1] Sono i requisiti ambientali definiti per le varie fasi del processo di acquisto, volti a individuare la soluzione progettuale, il prodotto o il servizio migliore sotto il profilo ambientale lungo il ciclo di vita, tenuto conto della disponibilità di mercato.

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