“La fragilità e il sistema duale della finanza comunale sono inserite in un contesto più ampio legato alle debolezze determinate da una serie di riforme ordinamentali succedutesi negli anni. I dati ci dicono che le amministrazioni più fragili si trovano soprattutto nel centro sud e in alcune medie grandi città del centro nord, ma per risolvere la problematica a livello generale serve un ripensamento complessivo del sistema della finanza pubblica. Bisogna partire dall’attuazione effettiva del federalismo fiscale, con la perequazione verticale prevista dalla legge delega 42 del 2009 parzialmente attuata solo quest’anno coi primi trasferimenti statali sui servizi sociali”. Lo ha sottolineato Alessandro Canelli, delegato alla Finanza locale, presidente Ifel e sindaco di Novara, intervenuto davanti la Commissione parlamentare sulle questioni regionali sulla situazione finanziaria dei Comuni nell’emergenza sanitaria.
Canelli, pur riconoscendo che l’intervento statale in fase pandemica “con circa 7 miliardi arrivati al comparto comunale ha consentito di reggere dal punto di vista dei bilanci”, ha ricordato che attualmente sono “1120 i Comuni con un risultato negativo di amministrazione, a fronte dei 6680 che ne hanno avuto uno positivo. Quelli con un risultato negativo – ha spiegato – sono concentrati al centro sud (circa il 22% dei comuni del centro e il 33% dei comuni del sud e delle isole). A risultati analoghi si arriva considerando il rapporto tra fondo crediti di dubbia esigibilità e le entrate correnti: quelli che hanno un rapporto superiore all’8%, con un accantonamento consistente e quindi difficoltà nel sistema riscossione, sono per la maggior parte al centrosud”.
Secondo il delegato Anci “ci sono amministrazioni comunali che non hanno una struttura fiscale e di riscossione tale da poter soddisfare le funzioni fondamentali al servizio dei cittadini e questo – ha sottolineato citando la sentenza 115/2020 della Consulta – non sempre e necessariamente per situazioni di cattiva gestione ma molto spesso per oggettive condizioni socioeconomiche e territoriali”. Per questo a suo parere è “necessario che entri in gioco il meccanismo della perequazione verticale con le risorse statali, visto che i meccanismi orizzontali del Fondo di solidarietà comunale da soli non bastano e creano situazioni di iniquità”.
Canelli si è poi soffermato sugli effetti della sentenza 2021 (n.80) della Corte Costituzionale che ha ridotto i tempi di ripiano da 30 anni a 3-5 anni, mettendo in crisi tutta una serie di enti locali. “In questi anni sono stati 1400 i Comuni che hanno fatto ricorso al fondo di anticipazione di liquidità e di questi 950 risultano in disavanzo al 31/12/2019”, ha ricordato. “Come Associazione stiamo lavorando ad una norma ponte ed abbiamo già inviato ai ministri Franco e Lamorgese una proposta firmata dal presidente Decaro che punta a reinquadrare la gestione delle anticipazioni nei principi dell’armonizzazione contabile. Vogliamo consentire ai Comuni in difficoltà di poter chiudere i bilanci, senza aggravare ulteriormente lo stato di disavanzo”. Anche se “per integrare gli effetti della revisione delle regole dopo sentenza, serve un contributo statale diretto con un intervento urgente dello Stato”.
In ogni caso il delegato Anci ha ribadito che “in prospettiva bisogna ampliare la riflessione sui temi della riqualificazione del sistema della finanza locale. Partendo “dal perfezionamento di alcuni principi contabili vigenti adeguandoli alla tenuta finanziaria della ripresa degli investimenti, come l’attenuazione dei vincoli dei crediti di dubbia esigibilità, attraverso un intervento sui crediti tributari incagliati”; ed ancora “una revisione della disciplina restrittiva sull’uso degli avanzi vincolati per gli enti in complessivo disavanzo”. Per finire con il “proseguimento della ristrutturazione del debito locale avviato ma che non ha avuto compiuta attuazione”, ha concluso.