La prima delle 20 aree prototipo della «Strategia nazionale aree interne» (da ora Snai) che abbia definito il proprio documento di strategia, ora a disposizione di tutti sul sito dell'Agenzia della coesione territoriale. Si stratta della strategia d'area dell'Alta Valtellina (Regione Lombardia), cinque Comuni coinvolti (Sondalo, Valdisotto, Bormio, Valfurva e Valdidentro), 18.500 abitanti che vivono su 664 Kmq di superficie territoriale, 69% della quale compresa nel perimetro del Parco nazionale dello Stelvio, con una densità abitativa media di 27,8 ab|Kmq.
Un «area interna» con tratti tipici per caratteristiche di popolazione, numero di Comuni coinvolti e tipologia di problemi (peraltro comuni a tante altre aree, soprattutto nell'arco alpino e appenninico), su cui è da ora possibile verificare – oggi sulla carta, nei prossimi mesi anche nei fatti - se e come può/deve funzionare il coordinamento fra il mix di azioni pubbliche progettate per il potenziamento dei servizi alla cittadinanza (per far star meglio i residenti e convincerli a restare) e i progetti di investimenti pensati per il rilancio dell'economia e dell'occupazione (per valorizzare i fattori di attrattività del sistema locale).
Un mix di interventi che mira a coniugare azioni per la "cittadinanza" (con risorse ordinarie) e azioni per lo "sviluppo" (con risorse aggiuntive) e che è alla base dell'approccio Snai, in discontinuità con le pregresse esperienze italiane in materia di sviluppo locale e\o programmazione negoziata, che mai hanno ragionato in termini di integrazione fra queste due essenziali dimensioni dell'azione pubblica.
Una questione di metodo
Ma perché è così importante questa segnalazione? Perché dall'esame del documento è finalmente possibile toccare con mano e apprezzare efficacia e risultati a cui è pervenuta l'applicazione del resto delle aree interne italiane integrata territoriale promosso a partire dal 2015 da Snai.
E perché, per le caratteristiche dell'area sopraddette, le soluzioni adottate hanno valore paradigmatico per il resto delle aree interne italiane. Nelle prossime settimane, altre "aree progetto", selezionate nelle diverse Regioni italiane, renderanno pubblici i loro documenti strategici e si potrà comprendere ancora meglio le potenzialità di questo innovativo approccio.
Su questo si è insistito molto con le linee guida offerte dal Comitato nazionale Snai e molto si è lavorato nella convinzione che fosse decisivo non limitare eccessivamente il tempo necessario a ricostruire una visione di sviluppo prima di qualsiasi selezione delle cose da fare, superando così la nota logica del "progettificio": fare in fretta e tante cose, anche se non mirate e fra di loro scollegate.
Il corposo kit messo a disposizione dal Comitato Snai per la co-progettazioned'area testimonia dell'attenzione per questa fase della strategia: nella successiva fase di attuazione nuovi problemi potranno proporsi sul come fare/realizzare non più sul cosa fare e sul perché!
I contenuti del documento
La lettura degli 8 capitoli del documento consente di cogliere a pieno e nella sua vividezza il percorso di crescita fatto dal territorio interessato.
Ad un puntuale esame delle condizioni di partenza (elementi di criticità e potenzialità riconosciute) si associa una riflessione approfondita sulle tendenze del sistema territoriale, precisando tutte le conseguenze a cui la popolazione andrebbe incontro se nessuno intervenisse a modificarne la curva evolutiva.
Subito dopo, l'attenzione è dedicata allo scenario desiderato: con il racconto delle «inversioni di tendenza che si vogliono provocare nell'amministrazione di una terra di montagna» e l'indicazione dei punti di innesco della strategia d'intervento: l'incremento dell'integrazione delle politiche comprensoriali vs una deriva isolazionista e campanilistica dei singoli comuni; il rinnovamento degli interventi sul capitale umano, più legati ai fattori produttivi locali, e la creazione di nuove opportunità per i giovani valligiani; la valorizzazione delle risorse locali, soprattutto nella logica della diversificazione dell'offerta turistica (ma non solo: interessante per esempio la valorizzazione della filiera del legno); il sostegno alla diffusione di una cultura digitale, anche per superare limiti obiettivi di accessibilità dell'area.
Il superamento del campanilismo "amministrativo" è decretato nel capitolo 3: i Comuni (con i loro sindaci) restano i protagonisti principali della strategia; con il loro lavoro ne determinano processi ed esiti; scelgono fra di loro un referente che li rappresenta e fanno della gestione associata di funzioni e servizi un «segno di una scelta permanente»: per la costruzione di un solido sistema intercomunale, più forte nella competizione territoriale, più credibile rispetto ai propri cittadini, più autorevole nel confronto con le altre istituzioni regionali e nazionali.
Il cuore del documento è il capitolo in cui viene declinata la strategia d'area e indicati gli attori coinvolti che dovranno dare le gambe alle scelte effettuate. Qui il lavoro sul territorio, ascoltando tutti i soggetti "rilevanti" interessati - in linea con il nuovo codice del partenariato emanato dall'Ue - ha identificato con scrupolo macro-azioni e risultati attesi. Ad ognuno dei nove risultati attesi sono collegate le schede progetto con l'indicazione puntuale delle cose da fare, i progetti da realizzare.
L'organizzazione programmatica e il montaggio finanziario (previsti interventi per circa 20 meuro) chiude il quadro delle informazioni; nelle singole schede progetto, che verranno allegate all'accordo quadro di attuazione, saranno evidentemente indicati anche i tempi. Ovviamente, il documento non poteva non considerare - in un capitolo a parte - le altre misure di contesto che comunque saranno realizzate nell'area con altre politiche e altre risorse; e infine, un motto per riassumere la strategia: «la vera scoperta non consiste nel trovare nuovi territori, ma nel vederli con occhi nuovi».
di Francesco Monaco -Responsabile Area politiche di coesione territoriale Anci