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Tares, giro di vite dei Comuni contro gli evasori - Il Messaggero del 10 giugno del 2013

  • 31 Lug, 2013
Pubblicato in: Entrate e Riscossione
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Grazie all'incrocio con i dati catastali via ai controlli dei Comuni sulle superfici dichiarate dai contribuenti ai fini della Tares. Proprio mentre in tutta Italia stanno arrivando gli avvisi relativi alla prima rata del nuovo tributo, e in attesa che il governo decida l'assetto definitivo della tassazione sulla casa, le amministrazioni hanno ora la possibilità di dare la caccia agli evasori.

Cifoni e Corrao a pag. 7 R O M A Da mercoledì scorso i Comuni possono accedere alle banche dati catastali per controllare se i cittadini hanno dichiarato correttamente la superficie della propria abitazione, o di altre unità immobiliari, ai fini del pagamento della Tares. Proprio mentre in tutta Italia stanno arrivando gli avvisi relativi alla prima rata del nuovo tributo, e in attesa che il governo decida l'assetto definitivo della tassazione sulla casa, le amministrazioni hanno ora la possibilità di dare la caccia a chi a suo tempo ha barato sugli effettivi metri quadrati o comunque ha fornito dati non reali, e poi eventualmente recapitare a questi contribuenti una comunicazione sulle nuove superfici che saranno usate come base imponibile della tassa. È entrata così nel vivo la procedura prevista dalla legge istitutiva della Tares (il decreto salva-Italia del dicembre 2011) e concretamente avviata nel marzo scorso, con il provvedimento del direttore dell'Agenzia delle Entrate che fissava i parametri tecnici per lo scambio di informazioni tra l'ex Agenzia del Territorio (ora incorporata nelle Entrate) ed enti locali. La novità riguarda le unità immobiliari a destinazione ordinaria: quindi oltre alle abitazioni (gruppo catastale A), scuole uffici pubblici ospedali e altri immobili del gruppo B e ancora negozi botteghe e laboratori artigiani (gruppo C).

Non sono inclusi invece gli immobili a destinazione speciale o particolare come quelli produttivi . Si tratta in sostanza di un passo avanti verso il nuovo assetto del catasto, così come delineato nel disegno di legge delega giunto a un passo dall'approvazione nella scorsa legislatura, che ora il governo riprenderà in mano in tempi rapidi. Tra le linee guida di quel provvedimento c'è anche il passaggio dall'attuale sistema di misurazione basato sui vani a quello che si esprime in metri quadri. Per la maggior parte delle unità immobiliari i dati sulle superfici sono già disponibili presso l'Agenzia del Territorio e dunque possono essere consultati dai Comuni anche per gli accertamenti: ai fini della Tares verrà calcolato l'80 per cento del valore ricavato. Ci sono però quattro milioni di unità per le quali queste informazioni mancano, essenzialmente perché in passato non era obbligatorio presentare le planimetrie in catasto. L'Agenzia ha predisposto una procedura informatica che calcola una superficie convenzionale, sulla base di informazioni statistiche già presenti negli archivi: ma perché sia effettivamente utilizzabile dalle amministrazioni comunali servirà una nuova legge. Resta da vedere in che misura i sindaci vorranno sfruttare i dati disponibili. Come ha recentemente ricordato Attilio Befera, direttore dell'Agenzia delle Entrate, già dal 2005 è possibile per le amministrazioni rimediare almeno in parte all'inadeguatezza delle classificazioni catastali provvedendo in collaborazione con l'Agenzia al riclassamento di intere microzone dei territori comunali in base ai valori medi di mercato, oppure di singole unità immobiliari nel caso in cui siano state verificate variazioni o ristrutturazioni rilevanti, tali da far aumentare il loro valore catastale. Ma solo 17 Comuni in tutta Italia hanno utilizzato la prima opportunità, e circa un migliaio la seconda.

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