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Buona la regola: paghi i rifiuti che produci - L'Unita

  • 28 Ott, 2013
Pubblicato in: Entrate e Riscossione
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L'intervento
?-lLA LEGGE DI STABILITÀ APPROVATA DAL GOVERNO ENTRA NELLA FASE DELLA DISCUSSIONE PARLAMENTARE, E CON ESSA IL NUOVO SISTEMA DI TASSAZIONE DEI RIFIUTI URBANI, CHE PRESENTA PER LE IMPRESE DEL SETTORE COME PER I COMUNI MOLTE OMBRE E QUALCHE LUCE. L'inserimento della nuova tassa rifiuti (Tari) all'interno del titolo «tassazione immobiliare» (Trisi) e il suo sostanziale abbinamento alla tassa sui servizi indivisibili (Tasi) fa fare al settore un gigantesco passo indietro non solo rispetto all'esperienza della tariffa (Tia) ma anche delle precedenti tasse comunali (Tarsu e Tares). Il ministero dell'Economia ha infatti imposto una logica sbagliata, «tributaria», mescolando tasse immobiliari con una tassa di scopo finalizzata a coprire i costi del servizio, in un ibrido complicato e perverso, destinato a generare problemi applicativi enormi. Il motivo di questo «pasticcio» è tutto riconducibile alla scelta politica di abolire l'Imu a favore della cosiddetta servicetax, riconducendo la tassa sui rifiuti ad una logica di tassazione immobiliare che non gli è propria e cancellando così l'esperienza positiva della tariffa. L'unica nota positiva è l'affermazione che la nuova tassa deve «coprire integralmente i costi del servizio di gestione dei rifiuti urbani» nel rispetto del principio chi inquina paga. I Comuni così disporranno delle risorse per pagare i servizi. Il comma prevede poi che i Comuni potranno continuare ad usare le aziende che erogano il servizio per gestire il nuovo tributo (anche se incomprensibilmente solo fino al 31 dicembre 2014). In questo quadro di arretramento del modello di finanziamento di un settore che fattura 10 miliardi di euro, il ministro dell'Ambiente è riuscito ad inserire l'importante affermazione che il meccanismo di finanziamento dei servizi deve essere la «tariffa puntuale» come corrispettivo, con il compito di elaborare un regolamento teso a normare questa modalità di tariffazione, ambientalmente preferibile alla logica della tassa immobiliare. La Tari cosi è una modalità transitoria verso modelli ispirati al principio «paghi per i rifiuti che produci», usando una tariffa riscossa dal gestore. Una strategia preferibile anche in termini industriali, che recupera l'esperienza fatta in questi anni della tariffa parametrica riscossa dai gestori. Rimangono altre zone d'ombra in un testo che presenta visibili problemi di coordinamento: il ruolo delle Ato, la possibilità per i gestori di riscuotere la stessa Tari, i complicati meccanismi di pagamento della Tari (ma anche della tariffa puntuale) insieme alla Tasi. Tutti aspetti che ci auguriamo possano essere migliorati nel lavoro parlamentare. Resta il rammarico di una ennesima soluzione pasticciata, in un Paese che sembra non riesca più a scrivere norme chiare e di facile applicazione. La speranza è che si recuperi una logica ambientale ma anche industriale con la definizione della tariffa puntuale, abbandonando cosi definitivamente ogni logica «tributaria» e di finanza derivata del settore. Certo, aver cambiato in 15 anni 6 volte il meccanismo di finanziamento del settore (Tarsu, Tia1, Tia2, Tares, Tari, tariffa puntuale) non aiuta la crescita economica ed industriale di un settore che deve fare investimenti e potrebbe generare crescita e nuova occupazione, un aspetto che i decisori politici sembrano non voler considerare.

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