Vai sul sito delle Finanze. Digiti il nome del tuo Comune, scegli l'anno che ti interessa dal menu a tendina e ti imbatti in questa frase: «Non ci sono delibere di approvazione delle aliquote relative all'anno selezionato». Nella sua chiarezza burocratica, il pasticcio della nuova imposta comunale sugli immobili è tutto lì. Venerdì scorso, lo stesso messaggio appariva per più di metà dei Comuni italiani.
Decisioni al ralenti
Finora solo 3.635 sindaci su 8mila hanno ottenuto la pubblicazione della delibera sul portale ufficiale delle Finanze. Il dato è oggettivamente basso, soprattutto se si pensa che 2.187 Comuni avevano già deciso entro la fine di maggio e che i consigli comunali mancanti sono chiamati ad approvare le aliquote entro mercoledì 10 settembre, per poi vederle online entro il 18 settembre.
Naturalmente, bisogna tenere conto del fatto che alcune delibere sono già state votate in via definitiva dai Comuni, ma non ancora messe su internet, per i tempi tecnici e i controlli di legittimità eseguiti dai funzionari delle Finanze. Il documento di Roma, per esempio, porta la data del 23 luglio, ma è stato pubblicato solo il 12 agosto. Inoltre, bisogna considerare che molti Comuni hanno già votato in giunta e sono ormai vicini al passaggio in consiglio comunale. D'altra parte, però, chi non si è ancora attivato difficilmente riuscirà a centrare la scadenza del 10 settembre, perché le delibere sulla Tasi vanno prima preparate dagli uffici finanziari comunali e poi votate dagli organi politici, che devono avere anche un tempo minimo per esaminarle. Senza dimenticare che nelle città più grandi va raccolto il parere obbligatorio dei municipi.
Lo scenario più verosimile, insomma, è che molti Comuni arrivino alla decisione finale sul filo di lana e che molti altri non facciano in tempo a deliberare. Il problema si pone soprattutto in Sicilia (dove ha deciso un comune su sette), in Puglia, Basilicata e Calabria (uno su cinque) e in Campania e Molise (uno su quattro).
Il rischio dell'1 per mille
Per gli amministratori locali che finiranno fuori tempo massimo la legge ha previsto un paracadute, stabilendo che la Tasi andrà pagata in un'unica soluzione entro il 16 dicembre, con l'aliquota base dell'1 per mille.Per i proprietari di immobili, però, tutto questo calendario finisce per essere a dir poco ingarbugliato. Se la delibera viene pubblicata entro il 18 settembre, si paga entro il 16 ottobre. Altrimenti, si paga tutto a saldo. A meno che la casa non sia situata in uno dei Comuni che avevano già deliberato le aliquote entro la fine di maggio e nei quali si è pagato l'acconto Tasi il 16 giugno (o in una delle diverse date stabilite a livello locale): in questa seconda ipotesi, infatti, si pagherà la seconda rata a dicembre, tenendo conto delle aliquote che il Comune ha tempo di modificare fino al 10 settembre. E che i ripensamenti non siano poi così rari lo dimostra il fatto che finora circa 200 Comuni hanno adottato più di una delibera Tasi.
Comunque, pagare la Tasi a dicembre ad aliquota base non è necessariamente un affare per i contribuenti. Anzi, per chi possiede case con una rendita catastale bassa - fino a 400 euro - la Tasi all'1 per mille senza detrazioni è più cara dell'Imu versata nel 2012 sull'abitazione principale, che aveva la detrazione fissa di 200 euro. Per esempio, una prima casa con una rendita di 350 euro due anni fa pagava 35 euro di Imu, che diventano 59 con la Tasi all'1 per mille. Raddoppiando la rendita, invece, il rapporto si inverte e si passa dai 270 euro di due anni fa ai 118 di quest'anno. D'altra parte, non tutti i Comuni che deliberano la Tasi hanno la forza finanziaria di introdurre le detrazioni e la legge permette di arrivare senza sconti fino al 2,5 per mille. Un livello che - per la stessa casa con la rendita di 350 euro - fa salire la Tasi fino quasi a 150 euro.
Le delibere su Imu e Tari
Rispetto alle decisioni sulla Tasi, quelle sull'Imu sono ancora meno numerose. Ma qui non c'è urgenza: l'acconto di giugno è stato versato con le aliquote 2013 e, se anche il Comune non dovesse pronunciarsi entro i termini (30 settembre, data per la chiusura del bilancio preventivo), i contribuenti avrebbero comunque un riferimento sicuro per i calcoli. Un po' come capitava con la vecchia Ici. E lo stesso accade con la Tari: anche qui la data per decidere è il 30 settembre, ma il fatto che quasi tutti i Comuni abbiano scelto di inviare i bollettini a casa dei cittadini semplifica (almeno un po') le cose.