L'annuncio dell'eliminazione della tassazione sull'abitazione principale è una buona notizia, se sarà sostenuta dalle relative coperture dei circa 3,4 miliardi di euro della Tasi sull'abitazione principale non di lusso e se rappresenterà una scelta di lungo periodo. La fiscalità locale ha vissuto, infatti, per circa venti anni su due modelli tributari consolidati come l'Ici e la Tarsu, che, con pregi e difetti, hanno introdotto il federalismo fiscale nel nostro paese con i decreti legislativi n. 504 del 1992 e il n. 507 del 1993. A partire dal 2012 questo sistema è stato riformato dal legislatore ogni anno, generando confusione negli adempimenti, incremento della pressione fiscale sui cittadini, minori risorse per i comuni con trasferimenti statali diminuiti in misura superiore alle maggiori entrate tributarie, crescita dell'evasione tributaria, riduzione delle riscossioni volontarie e coattive. Un sistema che in cinque anni è passato dall'Ici all'Imu e alla Tasi, dalla Tarsu alla Tares e alla Tari, cambiando aliquote, regole, scadenze, soggetti passivi, metodi di calcolo, agevolazioni, esenzioni, lasciando i comuni in perfetta solitudine a deliberare regolamenti tributari, spesso contraddetti dalla prima circolare ministeriale emanata dal ministero delle finanze. La speranza è che questa volta il governo sia capace di realizzare una riforma vera che sappia ascoltare le necessità reali e le criticità operative degli uffici tributi dei comuni italiani, che sia efficace e garantisca stabilità e programmazione nell'attività di gestione delle entrate locali, che sappia ridare slancio e credibilità a un federalismo fiscale più vicino e più amico dei cittadini contribuenti. Se questo vuole essere lo spirito costruttivo per superare gli errori dell'Imu e della Tasi, riteniamo doveroso partecipare al dibattito di riforma del fisco locale 2016, con proposte chiare e attuabili, finalizzate alla semplificazione della tassazione immobiliare e alla stabilità delle normative nel medio Un tributo unico sugli immobili La local tax non deve essere l'ennesima variante nominativa dell'Ici, dell'Imu o della Tasi, ma un progetto di riforma vero e sostanziale che dia avvio dal 1° gennaio 2016, a una imposta unica comunale sugli immobili che preveda l'eliminazione di tutte le imposte nazionali che gravitano sulla stessa base imponibile immobiliare e garantisca una semplificazione per i cittadini, evitando duplicazioni fiscali. La confusione tributaria sugli immobili può essere sintetizzata in pochi numeri (si veda la tabella in pagilungo periodo, per evitare il moltiplicarsi di aliquote, detrazioni e adempimenti a carico dei cittadini. Un testo unico dei tributi locali Sono maturi i tempi per l'emanazione di un testo unico dei tributi locali che sappia riorganizzare la materia generale e di dettaglio, evitando continui richiami a disposizioni erariali e il frazionamento delle novità legislative, nei più diversi riferimenti normativi o decreti legge o decreti mille proroghe che non hanno alcuna attinenza con gli enti locali. Le modi? che normative introdotte sulla ? scalità locale negli ultimi cinque anni, sono tali da rendere incerta la lettura di qualsiasi testo normativo di riferimento, tenuto conto della dilagante crescita di nuove modi? che o aggiornamenti (tassazione terreni agricoli, soggetti Aire, beni strumentali all'attività agricola, immobili storici, immobili forze dell'ordine, immobili assimilati, immobili fantasma, immobili di enti non commerciali o di istituti religiosi, solo per citarne alcuni) . Il nuovo testo unico sui tributi locali dovrebbe riepilogare tutte le normative di riferimento in materia di gestione, riscossione, accertamento e contenzioso della nuova local tax e dei tributi che continueranno ad essere applicati dai comuni nel progetto di riforma. na) che chiariscono quanto lo stato sia presente su una base imponibile che, soltanto nei principi, dovrebbe essere di esclusiva competenza locale: Legautonomie pensa che sia arrivato il momento di ridurre la presenza dello stato nella tassazione immobiliare, accorpando nella nuova local tax tutti i tributi che attengono alla fiscalità degli immobili, delegandone la gestione ai comuni che meglio conoscono i propri territori, semplificando inoltre i costi e gli adempimenti della proprietà edilizia. Riforma del catasto La riforma del catasto è determinante rispetto alla credibilità del progetto di avvio della Local Tax, è palese il fatto che le iniquità presenti nelle rendite catastali su cui vengono applicate le aliquote fiscali, generano una fiscalità più pesante sulle periferie rispetto ai centri storici e sulle fasce sociali più deboli rispetto agli immobili di lusso classificati come case popolari. Le numerose audizioni parlamentari, a cui anche Legautonomie ha partecipato fornendo il proprio contributo, lasciando testi e dati oggettivi di denuncia dell'iniquità e dei ritardi degli aggiornamenti delle banche dati catastali, non hanno ancora prodotto alcuna novità e il rinvio ulteriore di questa riforma determinerebbe una falsa partenza della nuova imposta perché colpirebbe comunque più pesantemente le fasce sociali più deboli e i quartieri più popolari e periferici delle nostre città. Un solo dato per tutti, aiuta a capire quanto sia distante il catasto dalla realtà dei territori: in Italia su circa 33 milioni di abitazioni, le case di lusso risultano essere meno dello 0,3% e in particolare le ville registrate sono circa 35 mila, una media di meno di 5 ville per comune. Questi dati dimostrano che moltissime ville, sono registrate in catasto con categorie modeste e popolari che garantirà loro esenzioni e benefici fiscali rientrando formalmente nelle abitazioni non di lusso. Il legislatore deve comprendere che se il catasto non ha la capacità di rimettere ordine a un'equa attribuzione del valore patrimoniale degli immobili e della loro base imponibile, il fisco locale continuerà a generare iniquità e contraddizioni tributarie e sociali. Riforma della riscossione coattiva La riscossione coattiva dei comuni è ai minimi storici e la criticità dei residui attivi iscritti a bilancio, non si supera solo con il riaccertamento straordinario dei residui e con il rientro trentennale dei disavanzi impliciti. La riduzione delle percentuali di riscossione coattiva è certamente influenzata dallo stato di recessione economica generale degli ultimi sette anni, ma liquidare l'argomento con questa sola analisi sarebbe troppo semplicistico. È infatti necessario intervenire con un riforma seria e moderna sulla riscossione coattiva tramite atto d'ingiunzione che è ormai obsoleta e palesemente condizionata da una normativa che ha superato i cento anni, il regio decreto n. 639 è infatti del 1910. Non è serio e non è credibile che i comuni che non sono interessati a gestire il coattivo tramite il ruolo di Equitalia, debbano operare, direttamente o con società iscritte all'albo art. 53, con strumenti parziali e non sempre efficaci. Le posizioni che i comuni devono gestire in fase coattiva sono numerose e di valore medio molto modesto, e potrebbero essere oggetto di condivisione e di rateizzazione più rapida e funzionale, con strumenti che garantissero maggiore rapidità e accesso a informazioni patrimoniali da parte dell'ente locale. Una riscossione più avanzata tecnologicamente e più amica del contribuente che utilizzi al massimo lo strumento della rateazione, in un rapporto proporzionale tra debito accumulato e numero di rate di scadenza attribuite. La riforma di Equitalia tributi locali La principale attività di Equitalia, in questa fase, attiene alla gestione delle dilazioni richieste dai contribuenti a seguito delle normative intervenute fino a tempistiche di rateazione a 120 rate. Secondo recenti dati forniti alla Commissione finanze del senato, la forma di pagamento rateale rappresenta il 46% degli importi annualmente riscossi da Equitalia, di cui oltre un terzo deriva da dilazioni richieste solo a seguito di procedure cautelari o esecutive. Il fenomeno è in crescita e la congiuntura economica non migliora, ma è necessario domandarsi se sia economico e efficace gestire in modo unitario la riscossione coattiva dei tributi erariali e dei tributi locali. Legautonomie ritiene che il rapporto con Equitalia sia importante e vada mantenuto per tutti quei comuni che non hanno interesse a gestire la riscossione in proprio, con società in house o con azienda privata, ma debba essere prevista una riforma del sistema che preveda la nascita di una società Equitalia tributi locali, specializzata nel recupero coattivo dei crediti dei comuni che gestisca e notifichi cartelle con le sole entrate locali. È infatti evidente che se il credito medio iscritto a ruolo da Equitalia per gli enti locali non supera i 500 euro, non è economicamente sostenibile in termini di costi di gestione e di rendicontazione, che tale valore, sommato ad altri crediti erariali o previdenziali molto superiori, possa essere rateizzato in 72 o in 120 rate. L'annuncio dell'eliminazione della tassazione sull'abitazione principale è una buona notizia, a condizione che sia garantita la copertura ? nanziaria per gli enti locali, ma se le cinque riforme sopra indicate dovessero essere ulteriormente rinviate, i costi sociali delle iniquità fiscali che ne deriverebbero, sarebbero superiori a qualsiasi bene? cio ? scale, soprattutto se i vantaggi favoriscono il 10% degli italiani che possiede oltre il 50% della ricchezza nazionale. *esperto nazionale di ? nanza locale di Legautonomie