Vecchie e nuove delibere
Nella maggior parte dei casi, i Comuni non hanno ancora preso decisioni per l'Imu nel 2013. Anche dove l'hanno fatto, però, è quasi sempre più conveniente calcolare l'acconto con le vecchie regole. Complici le difficoltà dei bilanci comunali, infatti, le riduzioni d'imposta sono state pochissime, e generalmente concentrate sull'abitazione principale, per la quale però il versamento dell'acconto è stato congelato. Vedi per tutti il caso di Brescia, che addirittura aveva votato già lo scorso autunno la riduzione per quest'anno sulla prima casa. Al contrario, per gli altri immobili le aliquote del 2013 sono spesso identiche o più care di quelle del 2012.
Su un trilocale affittato a canone libero, ad esempio, le vecchie regole ad Asti consentono di pagare, anziché 414 euro, solo 351 euro di acconto (che sono comunque molti di più dei 297 versati a giugno dell'anno scorso, quando vennero usate le aliquote base). L'importo varia da una città all'altra in base al livello del prelievo, ma anche alla rendita catastale di partenza, di cui si è tenuto conto nelle elaborazioni in pagina. Senza dimenticare, comunque, che il risparmio di giugno è solo temporaneo, e andrà "restituito" con il saldo di dicembre. A meno che il Comune non corregga la delibera con l'assestamento di bilancio entro il prossimo 30 settembre.
Un discorso a parte va fatto per i fabbricati produttivi, per i quali quest'anno scatta l'aumento da 60 a 65 del moltiplicatore, con un rincaro implicito dell'8,3% che spesso assottiglia o azzera il vantaggio di scegliere le vecchie aliquote.
Resta comunque un minimo di margine per un calcolo di convenienza in quei Comuni che l'anno scorso avevano dettato agevolazioni speciali per le imprese, come quelle per le società di nuova costituzione o insediate in capannoni recuperati da fallimenti o crisi aziendali. Quest'anno, infatti, gli immobili del gruppo catastale D pagano l'Imu con lo 0,76% di base fissato dallo Stato - senza possibilità di sconto - cui si può aggiungere un'addizionale comunale fino allo 0,3 per cento.
In questo scenario, versare l'acconto con le vecchie regole può risultare molto vantaggioso. A Pavia, ad esempio, si può pagare lo 0,46% anziché lo 0,76% per una nuova attività iniziata nel 2012. Anche se poi resta l'ipoteca del saldo di dicembre, perché se non cambieranno le regole nazionali non ci sarà spazio per nessuna agevolazione locale.
Sanzioni da non applicare
In qualche caso potrebbe essere meglio seguire le regole più recenti, soprattutto se il Comune ha assimilato all'abitazione principale le case degli anziani ricoverati o ha previsto sconti particolari. Come a Pisa, dove l'aliquota sui fabbricati D/1, cioè i capannoni, è passata da 1,06 a 0,76 per cento.
A stretto rigore, la circolare 2/DF/2013 consente di usare le delibere approvate nel 2013 solo finché non sarà convertito l'emendamento al decreto sui debiti della Pa, che scade il 7 giugno: quando il testo sarà legge, si dovranno usare solo le aliquote 2012.
Peraltro, un'impostazione così restrittiva è probabilmente in contrasto con lo statuto del contribuente, che vieta l'applicazione di sanzioni nei casi di oggettiva incertezza normativa. Chi si sentirebbe di sanzionare un pensionato che va alla cassa il 14 giugno con un modello F24 compilato dal Caf la scorsa settimana sulla base delle aliquote 2013? O il proprietario di una casa affittata che segue la delibera appena adottata dal proprio Comune?
Il rebus dell'acconto, in ogni caso, non finisce con l'individuazione dell'aliquota. Dal conteggio delle pertinenze all'inquadramento dei fabbricati rurali, all'esame delle delibere comunali deve aggiungersi quello di visure e planimetrie catastali.