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Tasse locali, si riapre il cantiere - Il Sole24 ore del 9 settembre del 2013

  • 09 Set, 2013
Pubblicato in: Entrate e Riscossione
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Dopo la proroga-record al 30 novembre della scadenza entro la quale i sindaci devono chiudere i bilanci "preventivi" 2013, il tempo delle certezze fiscali per i contribuenti italiani si allontana ancora.

Anche perché la finanza locale è immersa nella nebbia: a 14 mesi dalla loro approvazione è ancora da definire la distribuzione dei tagli da 2,25 miliardi previsti per quest'anno dalla spending review del Governo Monti, e di conseguenza resta da stabilire l'assegnazione dei fondi di perequazione. Deve ancora emergere l'elenco dei Comuni «virtuosi», esentati dal Patto di stabilità generale, ed è tutto da scrivere il destino dell'Imu sull'abitazione principale e delle compensazioni ai sindaci. In questo quadro, sempre più amministrazioni spingono sulla leva fiscale per evitare sorprese. Servizi u pagina 3 Fine novembre è tempo di bilanci: la pausa natalizia e la fine dell'anno si avvicinano, ed è necessario mettere sotto esame la situazione perché il tempo di eventuali contromisure è agli sgoccioli. Il prossimo novembre sarà tempo di bilanci anche per i sindaci, ma paradossalmente a inchiodare alle scrivanie sindaci, assessori e ragionieri saranno i "preventivi" (virgolette d'obbligo) dello stesso 2013 che si starà per chiudere. Già, perché il decreto «Imu-2», che ha cancellato per sempre la prima rata 2013 sulle abitazioni principali, ha anche polverizzato ogni record nella pur ricca storia delle proroghe del calendario dei preventivi di Comuni e Province. Da quando la legge fissa una regola di buon senso, in base alla quale i preventivi vanno chiusi entro la fine dell'anno prima, i termini non sono mai stati rispettati, ma a fine novembre non si era mai arrivati. Ma non è una questione da contabili, per una ragione semplice: fino a che i preventivi rimangono "aperti", le tasse locali si possono ritoccare, e lo stato confusionale della finanza pubblica locale aumenta decisamente i rischi. Morale della favola: solo a dicembre si saprà con certezza in tutte le città quanto si dovrà pagare di addizionale Irpef, Imu, Tares e così via, con tanti saluti allo Statuto del contribuente, alle esigenze di programmazione di spese e investimenti, e così via. Il primo motore del caos è naturalmente il faticoso compromesso raggiunto sull'Imu, che ha bisogno ancora di parecchio lavoro prima di arrivare a una definizione. Lo dimostra bene la vicenda di Milano: mentre tutta Italia discute dell'abolizione dell'imposta sull'abitazione principale, la Giunta guidata da Giuliano Pisapia ha appena presentato un preventivo che conta sull'aumento dell'aliquota da 4 al 5,5 per mille (si veda anche Il Sole 24 Ore di sabato), perché tecnicamente la seconda rata è ancora pienamente in vigore. Vero, ma se il Governo continuerà per la sua strada e anche il saldo sarà abolito, verranno a mancare decine di milioni che andranno trovati altrove. In condizioni simili si trovano altre città: Bologna e Verona hanno portato la richiesta al 5 per mille, Genova è arrivata al 5,8, ma le compensazioni statali per la prima rata sono misurate sul gettito del 2012, quando le aliquote erano più basse, e tutto lascia pensare che un meccanismo analogo sarà compensato per il saldo; anche per evitare il rischio di mettere a carico dello Stato manovre "opportunistiche" messe in atto da sindaci che conoscono perfettamente la prospettiva dell'abolizione dell'imposta (basta aprire un giornale), ma che sperano di gonfiare un po' la compensazione alzando l'aliquota in extremis. Quando la nebbia è fitta, del resto, si prova di tutto. Il decreto «Imu-2» ha cambiato anche le regole Tares, sollevando dubbi maggiori dei problemi che ha tentato di risolvere (si veda l'articolo in basso), e in tutto questo lavorio manca ancora la soluzione alle tante incognite ereditate dalle misure del Governo Monti. La principale riguarda la distribuzione dei tagli della spending review (una botta da 2,25 miliardi di euro) e il loro effetto sul Fondo di solidarietà comunale. Giovedì il Viminale ha distribuito la seconda tranche del Fondo (2,5 miliardi) "anticipando" gli effetti dei tagli, che però devono ancora essere definiti e ufficializzati. Nella lista degli importi assegnati a ogni Comune appaiono già molti «zeri», per esempio a Roma e Milano, ma la partita è ancora aperta e non è escluso che a conguaglio alcuni sindaci si trovino a dover restituire risorse "anticipate" ma non dovute in base ai calcoli definitivi. Soldi, anche questi, che andranno raccolti per altra via. Per i Comuni impegnati nel «pre-dissesto» c'è poi un problema in più, perché l'anticipazione statale offre quest'anno il 62% in meno del 2012, e i nuovi piani di rientro sono da rifare. Intanto novembre è più vicino di quanto si pensi.

 

 

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