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Prima o seconda casa le cose da sapere - Corriere della Sera

  • 17 Ott, 2013
Pubblicato in: Entrate e Riscossione
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Approfondimenti Che cosa cambia per le tasse sugli immobili

 

L'Imu è stata abolita del tutto? Cosa sono la Trise, la Tasi e la Tari?No, l'imposta sparisce solo per l'abitazione principale e per le residenze assimilate all'abitazione principale. Per quest'anno il tributo non si pagherà del tutto (a condizione che il decreto venga approvato senza modifiche in materia) mentre per gli altri immobili l'Imu rimane in vigore con le regole attuali. La legge di stabilità invece ha istituito su tutti gli immobili, residenziali e non, una nuova tassa, il Trise, tributo sui servizi comunali, che si pagherà in quattro rate annuali. Il tributo è articolato in due parti. La prima è il Tari, nuova denominazione per la tassa rifiuti, la seconda è il Tasi, una nuova tassa sui servizi indivisibili che avrebbe la funzione di finanziare i costi (come l'illuminazione pubblica) che non vanno a vantaggio di un'unità immobiliare ma di tutta la cittadinanza, questo almeno in teoria. In pratica si tratta di un'Imu travestita che perlomeno ha il vantaggio, per i possessori di abitazione principale, di costare meno della vecchia tassa. Lo vediamo nella tabella che abbiamo elaborato partendo dall'ipotesi che i comuni applichino l'aliquota dell'1 per mille, calcolata sulla medesima base imponibile dell'Imu, e quindi rendita catastale originaria rivalutata del 5% e moltiplicata per 160.. C'è un deciso risparmio rispetto alla vecchia Imu, ma come è ovvio l'operazione è fortemente regressiva: più la casa vale, almeno per il Fisco, maggiore è il vantaggio del contribuente. Come si può vedere a Milano su una casa A/2 si risparmierebbero rispetto all'Imu pagata nel 2012 549 euro, a Roma 592. Il comune potrà scegliere come modulare l'aliquota, eliminando del tutto la tassa o esentando fasce di contribuenti a seconda del reddito. Con l'Imu prima casa le casse pubbliche avevano incamerato circa 4 miliardi di euro e si era calcolato che applicando un'imposta senza ulteriori detrazioni dello 0,2% l'introito sarebbe stato equivalente. Con un'aliquota applicata a tutti dello 0,1% nelle casse municipali confluiranno due miliardi di euro in meno.

Abitazione principale, l' imposta massima sarà davvero dello 0,1 per cento?L'aliquota Tasi sull'abitazione principale sarà obbligatoriamente dello 0,1% al massimo o si possono aspettare sorprese? Nelle prime bozze circolate della legge la risposta almeno per l'abitazione principale sembrava chiara: la somma tra Imu e Tasi non poteva superare l'aliquota massima dell'Imu prevista per il 31 dicembre 2013 aumentata di un punto. Nell'ultima versione - assolutamente provvisoria - della legge invece la possibilità di aumentare dello 0,1% rispetto all'aliquota Imu non compare ma si dice che la somma Tasi più Imu non può superare l'aliquota massima Imu. Così la questione si complica parecchio. Innanzitutto perché interpretando letteralmente la norma in quest'ultima versione emergerebbe che la Tasi non si applica all'abitazione principale, perché l'aliquota massima Imu è zero mentre l'intenzione palese del legislatore non è questa; la seconda è che le aliquote Imu e Tasi sono entrambe decise dal Comune, ma se non si può superare il tetto dell'Imu il nuovo tributo è in pratica superfluo, o al massimo ha una sua ratio solo per gli immobili locati; la terza è che un millesimo di differenza sembra un'inezia ma sulla platea nazionale significa almeno due miliardi di euro di entrate. Solo il testo pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale potrà rispondere a questo interrogativo. E a proposito di locazioni bisogna sottolineare che sulla Tasi è previsto un contributo dell'inquilino, dal 10 al 30% del tributo e qui le ipotesi possibili sono infinite. Ipotizziamo un immobile con rendita catastale di 1.000 euro a Milano dove l'aliquota per gli immobili locati a canone libero è dello 0,96%. Il comune potrebbe decidere ad esempio di chiedere un ulteriore 0,1% di Tasi e attribuire il 10% di questa seconda tassa all'inquilino che così dovrebbe pagare 17 euro all'anno, che diventerebbero 51 se invece dovesse contribuire per il 30%. Il Comune potrebbe fare anche un'altra operazione: ottenere il 10,6% complessivo ad esempio abbassando l'Imu .

L'appartamento dato in comodato ai figli sarà esentato? I poteri del Comune?Anche qui dovrà decidere il Comune e tra l'altro il principio varrà anche sull'Imu di quest'anno perché così ha deciso il parlamento convertendo il decreto legge 102 che ha abolito la prima rata dell'Imu. Attenzione però, non c'è nessun automatismo. La delibera municipale potrà scegliere se esentare le abitazioni date in comodato (ricordiamo che per questo serve un contratto scritto e registrato) nel limite di una per ogni contribuente, per i primi 500 euro di rendita oppure se il congiunto ha un reddito Isee inferiore a 15mila euro. Bisognerà vedere nel concreto quante amministrazioni si dimostreranno disposte a dare quest'agevolazione che comporta inevitabilmente minori introiti per le casse municipali e che si presta, inutile nasconderlo, a comportamenti elusivi. Restano confermate anche le due altre possibilità discrezionali date ai comuni: quella di assimilare all'abitazione principale l'alloggio di una persona ricoverata in casa di cura, a condizione che non sia locata; questo per la verità lo hanno fatto praticamente tutti i comuni italiani, che si sono mostrati assai meno disposti a concedere uguale possibilità alle persone residenti all'estero e iscritte ai registri dall'Aire. Vi sono però altre abitazioni che sono per legge equiparate all'abitazione principale:si tratta delle unità immobiliari appartenenti alle cooperative edilizie a proprietà indivisa, adibite ad abitazione principale dagli assegnatari; gli alloggi sociali, la casa coniugale assegnata al coniuge a seguito di sentenza di separazione e le case degli appartenenti alle Forze armate, alle forze dell'ordine, ai vigili del fuoco e dei funzionari della Prefettura trasferiti per motivi di lavoro. Invece hanno uno status particolare le abitazioni di lusso delle categorie A/1, A/8 e A/9 (70mila immobili in tutto) che pagheranno ancora l'Imu anche se sono abitazioni principali. L'aliquota potrà arrivare allo 0,6% con una detrazione di 200 euro.

Quanto costerà il prelievo comunale sui rifiuti? Si pagherà a metro quadrato?Si può rispondere con un dato medio: il 20% in più. E' una cifra che però dice ben poco perché ogni singola realtà (comune o consorzio di comuni) è una storia a sé. Indichiamo il 20% perché secondo le stime è la differenza a livello nazionale tra il costo del servizio rifiuti e le somme effettivamente percepite dalle amministrazioni. La legge di stabilità ribadisce l'obbligo per i Comuni di coprire con gli introiti Tari il costo del servizio e quindi dove le amministrazioni sono più virtuose l'aumento medio sarà minore. Il problema vero però sarà la modalità di redistribuzione dei costi tra i contribuenti, perché le amministrazioni potranno anche ricorrere a un sistema tariffario, previsto sin dal 1989 dalla legge Ronchi, che con un complicatissimo sistema di coefficienti in dipendenza della superficie, del numero degli occupanti (per le abitazioni) e dell'attività svolta (per le imprese) può portare a lievi riduzioni di costo per alcune categorie e incrementi fortissimi per le famiglie numerose o categorie commerciali come i ristoranti. Per passare a questo sistema già nel 2014 il tempo però è poco: in teoria la prima rata della Trise andrebbe chiesta entro metà gennaio.

Il alternativa ai coefficienti del decreto Ronchi il Comune può decidere di ripartire il tributo sulla base delle statistiche locali sulla produzione di rifiuti da parte delle varie categorie di contribuenti. Il concetto, già presente nel decreto legge di fine agosto, è formulato in maniera non molto chiara ma in pratica dovrebbe significare che si potranno ancora seguire almeno provvisoriamente i criteri adottati sinora coprendo però i costi del servizio.

Il Comune può prevedere alcune riduzioni della tassa per le abitazioni con un unico occupante, per le case tenute a disposizione solo per qualche mese all'anno, per chi risiede all'estero e per le abitazioni rurali. I comuni possono prevedere anche altre facilitazioni purché non superino il 7% dell'introito.

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