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Imu, ok al rinvio dei pagamenti. Probabile nuova scadenza a giugno- Italia oggi

  • 05 Dic, 2014
Pubblicato in: Entrate e Riscossione
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La soluzione più tradizionale per il più tradizionale dei pasticci.

Alla fi ne, come era prevedibile (si veda ItaliaOggi di ieri), è arrivata la proroga a risolvere la grana dell'Imu sui terreni agricoli montani. Che quindi non andrà più pagata entro il 16 dicembre. «Il governo rinvierà il pagamento anche al fi ne di rivedere i criteri applicativi», ha annunciato il sottosegretario all'economia Pier Paolo Baretta con una risposta scritta consegnata in commissione fi nanze della camera. Di più, per il momento, non è dato sapere. Né sulle modalità dello slittamento («la soluzione tecnica sarà predisposta a breve e verrà adottata dal consiglio dei ministri con le modalità più opportune», ha detto Baretta) né sulla sua durata. Alcuni deputati del Pd hanno chiesto uffi cialmente un rinvio a giugno 2015. Un orizzonte temporale che Baretta non si sente di escludere anche se, come ha dichiarato a ItaliaOggi, «si dovrà valutarne la compatibilità con i problemi di bilancio e con la necessità di rivedere i parametri di determinazione dell'Imu agricola». La proroga evita gravi e immediate ripercussioni sui bilanci dei comuni e sui contribuenti. I sindaci evitano la decurtazione dei 350 milioni del Fondo di solidarietà e soprattutto non dovranno adoperarsi in una corsa contro il tempo per recuperare entro il 16 dicembre l'Imu sui terreni agricoli montani da chi fi no a questo momento non aveva pagato nulla. I contribuenti eviteranno l'ennesimo rompicapo di calcoli incerti, resi ancora più complicati dal fatto che molti comuni, non prevedendo di assoggettare a Imu i terreni agricoli, non avevano previsto un'aliquota ad hoc. Per l'Anci si tratta di «una scelta di buon senso», ma ora il governo dovrà provvedere «a una revisione complessiva dei criteri di applicazione delle esenzioni,a partire dalle stime di gettito e dalle modalità di identificazione dei comuni coinvolti». Secondo il ministro delle politiche agricole, Maurizio Martina, «il rinvio del pagamento è la soluzione giusta ai problemi attuativi emersi». Il ministro ha rassicurato che il governo è al lavoro per «garantire il migliore equilibrio nell'interesse dei territori coinvolti e delle imprese agricole, a partire dalla conferma delle esenzioni per imprenditori agricoli professionali e coltivatori diretti». Un impegno che è stato particolarmente apprezzato dal presidente di Coldiretti Roberto Moncalvo. Mentre Ncd, che con l'ex ministro alle politiche agricole Nunzia De Girolamo rivendica la paternità del rinvio, ha chiesto al governo di «chiudere una volta per tutte questo capitolo, attraverso una soluzione stabile e defi nitiva, in modo da evitare che migliaia di agricoltori e contribuenti siano ingiustamente penalizzati». Scongiurato il pericolo dei tagli In ogni caso, quale che sia la decisione futura del governo, i comuni evitano i tagli generalizzati che avrebbero messo a serio rischio i bilanci. Le cifre in ballo non sono irrilevanti. Il problema avrebbe riguardato 4.300 enti in cui risiedono 28 milioni di abitanti. Di questa platea di comuni, 700 avrebbero subito un taglio maggiore del 5% del totale delle entrate. Del resto, basta dare un'occhiata all'elenco allegato al decreto, dove sono riportate le riduzioni comune per comune, per rendersene conto: per Roma, per esempio, sarebbero stati in ballo più di 6 milioni, ma la tagliola sarebbe stata ancora più pesante per realtà medio-piccole come Noto e Ramacca. Molti anche i piccoli e piccolissimi comuni fortemente penalizzati. Il governo con la proroga del versamento ha trovato una soluzione in extremis, spinto dal coro di proteste che il provvedimento ha attirato. Come al solito, però, la politica si è svegliata tardi, visto che il problema era noto da tempo ( ItaliaOggi lo aveva posto già lo scorso 11 novembre). La proroga servirà a defi nire parametri più sensati per distinguere chi è obbligato e chi no. Il contestato decreto del Mef (non ancora pubblicato in Gazzetta Ufficiale) lega tutto all'altitudine del comune, per di più calcolata in base al centro, con conseguente penalizzazione per i tanti enti che hanno la casa comunale in alto ma i terreni in basso. Ma non sarebbe stato l'unico paradosso del provvedimento: sempre scorrendo l'allegato al decreto, infatti, si trovano anche comuni che dall'operazione ci avrebbero guadagnato. Sono quelli che non erano compresi nel vecchio elenco dei comuni montani e parzialmente montani (allegato alla circolare Finanze n. 9/1993) ma che si trovano al di sopra nella fascia fra 281 e 600 metri. In tal caso, mentre prima tutti i terreni pagavano l'Imu, con le nuove regole quelli posseduti da coltivatori diretti e Iap sarebbero diventati esenti. Tali comuni avrebbero avuto diritto a un rimborso per il mancato gettito (da girare in parte a coloro che hanno pagato l'acconto a giugno). In alcuni casi, i terreni esentati sono di grande valore commerciale, mentre molti di quelli attratti nel campo di applicazione dell'imposta spesso non valgono nulla. Come evidenziato da ItaliaOggi (si veda il numero del 3/12/2014), se il governo non avesse deciso per lo slittamento, il versamento del 16 dicembre sarebbe stato ulteriormente complicato dall'assenza di aliquote. Infatti, molte delle amministrazioni interessate dalla nuova geografia delle esenzioni non ne hanno prevista una ad hoc per i terreni, visto che al momento della delibera (spesso approvata prima del dl 66/2014) tali immobili erano considerati sempre fuori dal campo di applicazione dell'imposta. Il dubbio era se applicare le aliquote previste per gli «altri immobili», spesso superiori a quella base del 7,6 per mille. Fortunatamente è arrivata la proroga ad azzerare tutto.

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