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Imu agricola all'esame «finale»- Sole 24ore

  • 19 Mar, 2015
Pubblicato in: Entrate e Riscossione
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Arriva oggi al traguardo, con il voto finale alla Camera, il decreto sull'Imu agricola, ma non sarà questo l'ultimo capitolo di una vicenda che sta appassionando la politica e i giudici amministrativi (non i contribuenti...).

A far prevedere sviluppi ulteriori non sono tanto gli ordini del giorno approvati ieri a Montecitorio, che per esempio impegnano il Governo a costituire una commissione tecnica per rivedere i parametri, ma soprattutto le incognite pendenti anche sulla nuova disciplina davanti al Tar: i giudici del Lazio, gli stessi che hanno fatto tramontare sul nascere il criterio «altimetrico», hanno infatti storto il naso anche sui nuovi parametri, basati sulla classificazione Istat dei Comuni, e nell'ordinanza 3770/2015 (si veda Il Sole 24 Ore del 10 marzo) hanno chiesto all'Istituto di statistica una «dettagliata relazione» per capire su che basi sono stati individuati i Comuni «montani», «parzialmente montani» e «non montani».

In ogni caso, come previsto ieri la Camera ha bocciato tutti gli emendamenti al Dl 4/2015, portando al voto finale di oggi un testo identico a quello approvato dal Senato. I numeri della Camera hanno anche permesso alla maggioranza di dividersi, e al gruppo di Area Popolare (Udc ed Ncd) guidato dall'ex ministro dell'Agricoltura Nunzia De Girolamo di presentare senza conseguenze un emendamento soppressivo dell'imposta sui terreni ex esenti.

Tutto, insomma, resta com'era. Nei Comuni classificati come «montani» l'Imu non mette piede, in quelli «parzialmente montani» esclude solo i terreni posseduti da coltivatori diretti e imprenditori agricoli professionali mentre nei «non montani» ha un'applicazione generalizzata. Rispetto alle vecchie regole, scritte nella circolare ministeriale del 1993, sono 1.601 i Comuni in cui si è persa l'esenzione, con un gettito aggiuntivo di 268,7 milioni di euro. Grazie a due correttivi approvati al Senato, per i pagamenti relativi al 2014 c'è tempo fino al 31 marzo senza interessi né sanzioni, mentre una norma-manifesto conferma il diritto al rimborso (su richiesta) per i contribuenti che hanno pagato per errore, confusi dai continui cambi di regole.

A rendere tutta politica l'ultima partita sugli emendamenti, più dei problemi di calendario di un decreto in scadenza la settimana prossima, è stato il fatto che il provvedimento ha un occhio rivolto al passato, disciplinando ex post le scadenze del 2014 dopo i pasticci combinati l'anno scorso. Cambiare ancora le regole avrebbe imposto un cervellotico sistema di rimborsi, e la revisione di tutte i tagli "compensativi" per i Comuni, scritti negli allegati al decreto: entro settembre, poi, si verificherà che i sindaci siano effettivamente riusciti in questo caos a recuperare il gettito stimato dall'Economia.

Per il 2015, il decreto mette in campo l'esenzione per le «piccole isole» (Pantelleria, Ischia, Eolie e così via) e una detrazione da 200 euro per coltivatori diretti e imprenditori agricoli professionali proprietari di terreni che in base alla circolare del 1993 non pagavano. Proprio questi incroci continui fra vecchie e nuove regole, però, confermano che il decreto al voto oggi alla Camera non potrà scrivere la parola «fine» su un tema che ha bisogno di una revisione complessiva. Sarebbe utile affrontare il tema prima delle nuove decisioni del Tar, che ha messo in agenda la decisione nel merito per il 17 giugno: giusto il giorno dopo la scadenza degli acconti 2015, con il rischio che una nuova bocciatura riaprirebbe il caos dei rimborsi ai contribuenti e delle compensazioni ai Comuni.

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