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Lo spauracchio dell'Imu fa moltiplicare i «ruderi»- Sole 24ore

  • 05 Ott, 2015
Pubblicato in: Entrate e Riscossione
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Il catasto non è sempre immutabile.

Anzi, c'è una categoria che negli ultimi anni ha visto un vero e proprio boom: è quella in cui finiscono i ruderi, che tra il 2011 e il 2014 è cresciuta del 56%, con un balzo da 278milaa 434mila fabbricati iscritti. Per avere un'idea delle proporzioni, nello stesso periodo le unità "ordinarie", come case, box auto, negozi e capannoni sono aumentate solo del 3,3 per cento. Da dove sbucano tutti questi immobili diroccati? A pensar male, basta ricordare che i fabbricati «collabenti» - questa la denominazione tecnica della categoria F/2 - non hanno rendita catastale, e quindi non pagano Imu e Tasi, tranne che nei Comuni che hanno scelto di tassare l'area edificabile su cui sorge l'edificio. Di certo, la stangata arrivata nel 2012 con l'Imu - prelievo +142% rispetto all'Ici - ha introdotto un potentissi­ mo incentivo ad aggiornare l'inquadramento catastale dei tanti edifici abbandonati di cui i proprietari si erano disinteressati per anni. Con l'Ici, una casa in un paesino di montagna poteva cavarsela con 200 euro all'anno. Con l'Imu, il contoè salitoa più di 500,e si capisce bene che se l'abitazione è poco più di un rudere le cifre in gioco consentono di ammortizzare in fretta la parcella del professionista per il cambio di categoria catastale. «Sicuramente la pressione fiscale ha spinto molti proprietari ad accatastare immobili degradati come collabenti ­ con­ ferma Serafino Frisullo, componente del Consiglio nazionale geometri con delega al catasto ­ ma le istruzioni delle Entrate parlano chiaro e impongono requisiti stringenti». Certo questi aggiornamenti non possono giustificare, da soli, tutto l'aumento delle unità «collabenti». Un'altra spiegazione possibile è che molti dei ruderi accatastati siano "case fantasma" che non erano mai state dichiarate in catastoe che il Territorio ha identificato con le immagini aeree. Facendo poi partire le verifiche. È andata così ad esempio a Foggia (+190% di incremento). «Dopo le verifiche dell'agenzia del Territorio, molti proprietari di casali abbandonati hanno rimosso le tettoie», racconta Leonardo Pietrocola, presidente del locale collegio geometri. « Così ­ conclude ­ i l proprietario ha ottenuto l'esenzione fiscale, ma non ha perso la volumetria». Un altro elemento che spiega l'aumento dei fabbricati iscritti come «collabenti» è il terremoto in Emilia Romagna del 2012, che ha interessato anche le province di Mantova e Rovigo (si veda l'articolo in basso). In altri casi la stangata fiscale si è intrecciata con le prassi locali. Dietro il boom di Agrigento (+114%), ad esempio, ci sarebbe proprio la pressione fiscale. Ne è convinto Vincenzo Bellavia, alla guida del collegio geometri siciliano: «Qui in passato era diffusa la prassi delle iscrizioni precoci al catasto». E spiega: «Si costruivano palazzine a più piani, lasciandone alcuni incompleti, ma per fare una sola pratica il fabbricato veniva subito dichiarato come finito e agibile al catasto». «Ora con Imu e crisi economica in tanti hanno fatto marcia indietro­ conclude­e con perizie e foto hanno dimostrato ad esempio la mancanza del tetto e chiesto l'iscrizione in F/2». Insomma, al di là delle situazioni in cui tutto è in regola, resta la possibilità che una parte degli accatastamenti tra i «collabenti» non siano del tutto corretti. Anche le cronache hanno già raccontato il caso­limite dei contribuenti che rimuovono la copertura da un capannone invocando un cedimento, per evitare le imposte su immobili che con la crisi non riescono più ad affittare, né a vendere (si veda Il Sole 24 Ore del 24 novembre 2014). E d'altra parte già nell'estate del 2013 la Direzione centrale Catastoe cartografia delle Entrate ha scrittoa tutti gli Ordini professionali che curano gli aggiornamenti catastali per ricordare quali siano i requisiti corretti. Incrementi anomalia parte, comunque, la diffusione territoriale di questi fabbricati riserva più di una sorpresa. Che a Roma e Milano i ruderi siano poco numerosi è prevedibile, perché tendono a collocarsi nelle zone rurali e di montagna, ma può apparire senz'altro sorprendente che a Frosinone ce ne siano 69 ogni 1.000 edificiea Viterbo solo nove, oppurea Benevento 40 e ad Avellino sette.446,9

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